Fandom: Originale Rating: NSFW
Challenge: COW-T, w4, m3
Prompt: Non commettere adulterio o atti impuri
Wordcount: 2900 parole
Note: BDSM, fem!dom, light whipping, aftercare
Quando la porta si apre Francesco sussulta.
"Sono a casa!" urla Lucia, e il ragazzo sente la porta d'ingresso sbattere
Ok, ok, può farcela. Non ha mai preso lui l'iniziativa e sta violando qualsiasi principio in cui abbia mai creduto, ma… può farcela.
Non commettere atti impuri, gli ricorda la voce di sua madre nella sua testa, e no, questo non é proprio il momento adatto per ricordarsi della volta in cui sua madre l'aveva beccato con le mani nelle mutande e di tutti gli Ave Maria che aveva dovuto recitare per penitenza.
"Francesco?" chiama Lucia non avendo avuto risposta.
"In camera da letto!" Risponde con voce strozzata.
È solo la seconda volta che lo fanno e la prima… beh, diciamo che non era certo stato lui a prendere l’iniziativa. Piuttosto, Lucia lo aveva colto con le mani nel sacco e le cose avevano preso una piega inaspettata.
Una meravigliosa piega in aspettata, ed è vero, Lucia gli ha detto che la cosa le piace e che lui deve assolutamente sentirsi libero di presentarsi in lingerie quando gli pare, che ci penserà lei a farlo sentire davvero bene, ma… il fatto di essere lui a fare la prima mossa questa volta gli fa battere il cuore a mille nel petto.
Lucia si affaccia alla porta della camera e si inchioda sui suoi passi, sgranando gli occhi.
"Francesco?"
Francesco, sdraiato sul letto, completamente nudo se non per le mutande di pizzo e le calze a rete nere agganciate alla giarrettiera, la fissa, cercando sul suo volto il minimo segno di retromarcia.
"Sí?" risponde lui esitante.
Lucia si lecca le labbra "Cosa ho fatto di bello per meritarmi questo premio?"
Il cuore quasi gli fa un balzo in gola. "Ti - ti piace?"
Lucia, senza staccargli gli occhi di dosso, comincia a sbottonarsi la camicia.
"Oh tesoro, ma devi anche chiederlo? Sei un pasticcino. Mi fai venire l'acquolina in bocca."
Lucia calcia via le scarpe e si avvicina al letto, con uno sguardo famelico che sembra davvero volerselo mangiare vivo.
Francesco non si é mai sentito così esposto come ora e non sa se la cosa gli piaccia, gli sembra un po’ troppo, un po’ eccessivo e dunque abbassa lo sguardo, ma Lucia gli afferra il mento con una mano e gli solleva il volto perché lui possa guardarla in faccia.
“Posso fare una richiesta?”
“S - sì?”
"Un po' di trucco. Ti starebbe così bene."
Francesco deglutisce a vuoto. “Di - dici?”
Lucia traccia il contorno delle sue labbra con il pollice, prima di ficcarglielo in bocca.
Francesco quasi senza pensarci succhia.
“Sì, Dio, vorrei vederti con il rossetto sbavato come una puttana.”
Francesco freme sotto le sue dita.
“Perché è questo che sei, vero? La mia puttana.”
Lucia sfila il pollice, grondante saliva, e gli spinge via la testa.
“Alzati in piedi,” ordina e Francesco si affretta ad obbedire, mentre il sollievo per l’apprezzamento di Lucia si trasforma in eccitazione e aspettativa.
“Ti ricordi la nostra parola di sicurezza?”
Francesco annuisce, ma non pensa di riuscire a parlare, la gola troppo secca.
“Ho bisogno che tu me la dica, tesoro. Qual è la nostra parola di sicurezza?”
“Koala.”
“Molto bene,” Lucia gli sorride. “Adesso in ginocchio.”
Francesco quasi cade come un sacco di patate e forse domani avrà due lividi neri, ma al momento non gli importa.
Lucia si sfila la cintura di cuoio lentamente - consapevole che il ragazzo si sta bevendo ogni suo minimo movimento senza mai staccarle gli occhi di dosso - poi la piega in due e afferra i due capi con una mano, facendola schioccare sul palmo aperto dell’altra.
Il respiro di Francesco accelera, mentre Lucia gli si avvicina con passo ferale, girandogli attorno. Schiocca ancora la cintura contro il suo palmo e il ragazzo, teso come una corda, un fascio di muscoli contratti dall’adrenalina, sobbalza al rumore.
Ciak.
Un sussulto.
Ciak.
Un altro sussulto.
Lucia gli si posiziona davanti, gli posa la cintura sulla fronte e lentamente la fa scendere lungo il suo viso, lungo gli addominali fino alle mutande di pizzo quasi trasparenti, tese dalla sua erezione, poi risale, la sensazione del cuoio tiepido e duro contro la pelle calda del suo addome, del suo petto, del suo collo.
Lucia usa la rigidità della cintura piegata per costringerlo ad alzare la testa. “Ne vuoi?”
“S- sì” balbetta lui, troppo poco sangue al cervello per articolare una risposta coerente.
“Sì, cosa?”
“Sì, domina.”
Lucia si ritira, tre passi indietro.
“Carponi.”
Francesco si lascia cadere sui palmi delle mani e Lucia fa scorrere ancora una volta la cintura sul suo corpo, sulla sua schiena, seguendo il solco della colonna vertebrale fino ai suoi glutei.
Può vederlo fremere sotto quel tocco, la paura e il desiderio di provare dolore.
Lucia afferra la fibbia della cintura e se la avvolge attorno alla mano fino a che non ne rimane che la porzione terminale, non troppo lunga da causare vero dolore, ma abbastanza perché a Francesco non sembri una passeggiata.
Il sibilo della cintura nell’aria é l'unico avvertimento che riceve prima che il cuoio si abbatta sulla sua pelle, lasciandogli un'impronta rossastra su un gluteo.
Francesco sobbalza con un “ahi”.
“No, no,” gli nega Lucia, “niente ‘ahi’ oppure smetto. Vuoi che smetta?”
“No.”
“No, cosa?”
“No, domina.”
“Allora chiedimelo gentilmente.”
“Cosa?”
“Chiedimelo gentilmente. Dì: ‘domina, ti prego, frustami’. Coraggio.”
“Domina, ti prego, frustami.”
Lucia gli accarezza la schiena, ma non lo colpisce.
“Ancora.”
“Domina, ti prego, frustami.”
“E non piagnucolerai come una mammoletta quando ti colpirò?”
“No, domina.”
La frusta improvvisata schiocca nell’aria ancora una volta, prima di calare sulla sua schiena e Francesco geme, ma non si lascia sfuggire una parola.
“Ancora?”
“Sì - sì domina.”
Ma Lucia non si muove.
“Ti prego, domina, ancora.”
“Molto meglio.”
Lucia ripete il gesto, attenta a non fare cadere la cinghia più di un paio di volte su un punto già colpito.
“Di più, domina, ti prego.”
Lucia colpisce un gluteo, poi l’altro, il retro delle gambe e la sua schiena, le sue spalle.
Quando si ferma, il dorso di Francesco è una maschera arrossata su cui spiccano vermigli i segni delle frustate.
“Basta, così, non vorrai farti male davvero, no?”
Francesco ansima, cerca di riprendere fiato, troppo stordito ed eccitato.
“Rimettiti in ginocchio.”
Il ragazzo ci mette un po’ ad obbedire, e non le risponde nemmeno il ‘sì, domina’ di rito, ma Lucia al momento può perdonarlo.
“Mani dietro la schiena,” ordina lei di nuovo e questa volta lui è un po’ più veloce nel reagire. Incrocia i polsi dietro la schiena, ondeggiando un po’ nel sistemarsi, messo in difficolta dai talloni velati dal nylon affondano nei suoi glutei, arrossando ancora di più la pelle già irritata.
Lucia si inginocchia alle sue spalle e, svolgendo la cinta e facendola passare intorno ai suoi polsi, gli blocca le mani, congratulandosi mentalmente con sé stessa per aver punzonato più buchi in modo da poter usare la fibbia e rendere più stabile la legatura.
“Sei proprio una puttanella, non è vero?” Gli lecca il collo, risalendo per sussurrargli all’orecchio, poi strattona la cintura per essere certa che non ceda, e Francesco vibra contro i suo petto, mentre le parole gli vanno direttamente all’inguine e la sua sue erezione pulsa
“Sì, cazzo!” sospira, quasi disperato.
“No, no, niente parolacce, tesoro. Fai il bravo, altrimenti mi toccherà punirti.”
Lucia si prende un istante per osservare il suo ragazzo, inginocchio ai suoi piedi, i capelli scarmigliati e il volto madido di sudore. Scendendo con lo sguardo un po’ si pente di avergli risparmiato il petto, ma non voleva nemmeno esagerare, questa era la loro seconda volta dopo tutto e non vuole certo che Francesco scappi via dandole della pazza malata.
No, starà attenta e farà in modo che a lui non venga nemmeno in mente di dirle la parola Koala.
Lucia si sfila i pantaloni, poi le mutande e getta tutto in un angolo. Avrebbe voluto farsi spogliare da Francesco, gli avrebbe fatto usare solo la bocca, ma lui non ha ancora la destrezza per una cosa del genere e lei è troppo eccitata per sottoporsi ai suoi infruttuosi tentativi, perciò per questa volta ha fatto da sola.
Francesco si lecca le labbra, in attesa, ma non dice una parola.
È un sottomesso naturale, ha già imparato che può ottenere di più se non chiede - a meno che non voglia essere punito per la sua impertinenza, ma anche questo fa parte del gioco.
Lucia si avvicina al letto e posa un piede sul materasso, lasciando l’altro a terra, in modo da divaricare le gambe senza smettere di incombere su di lui, poi lo chiama.
“Vieni, qui, tra le mie gambe.”
Francesco fa per alzarsi, ma Lucia lo blocca.
“No, no, sulle ginocchia.”
Così il ragazzo quasi striscia verso di lei e quando la raggiunge la guarda da sotto quelle lunghe ciglia su cui Lucia darebbe qualsiasi cosa per vedere un po’ di mascara.
“Sai cosa devi fare, non è vero?”
“Sì, domina.”
“Allora lecca.”
La lingua di Francesco è prima esitante e incerta mentre lecca le sue grandi labbra risalendo verso l’alto, ancora e ancora. Sfiora il suo clitoride appena con la punta della lingua prima di tornare a scendere e ripetere il gesto.
Lucia lo lascia fare, non ha bisogno di tutto e subito, si lascia andare al foreplay, permettendo all’eccitazione montare dentro di lei.
Francesco continua, guardandola dal basso con aspettativa, come se implorasse un segno di apprezzamento.
Lucia mugula, “Oh, dovrai impegnarti molto più di così” e gli occhi di Francesco si induriscono di determinazione.
La sua lingua si fa strada dentro di lei, saettando dentro e fuori come se a simulare un rapporto, veloce e rude, quasi a volerle dimostrare che ‘sì, si può impegnare molto più di così, deve solo stare a guardare’.
Poi Francesco lappa il suo clitoride e, prima che la scossa di piacere abbia il tempo di arrivare al cervello di Lucia, chiude la bocca intorno a quel piccolo bottoncino e succhia.
“Ah!” Lucia si lascia scappare sorpresa, mentre si scioglie e tutto si focalizza su quella sensazione, la suzione alternata alle brevi leccate.
Gli afferra i capelli, arricciandosi le ciocche tra le dita, spingendolo verso di sé come se potesse premerselo contro ancora di più e Francesco quasi non riesce a respirare affondato com’è nelle pieghe della sua carne.
Lucia muove i fianchi, in scosse e singulti disperati, e Francesco non smette di leccare e succhiare dove può, dove arriva, senza nemmeno tentare di mantenere un ritmo.
Lucia viene, sorprendendo persino sé stessa, perché non si aspettava un risultato così… appagante.
Nell’afterglow dell’orgasmo, Lucia sente i muscoli dell’addome e delle gambe rilassarsi per impulso autonomo e si costringe ad aprire i pugni serrati sui capelli di Francesco.
Quello coglie il segnale e si allontana, saliva e umori che gli colano sul mento e Lucia pensa di non aver mai visto una scena tanto erotica e che la ecciti così tanto, nonostante si appena venuta.
“In piedi” Lucia ordina, ma le ginocchia di Francesco gli si sono anchilosate a stare così a lungo sul pavimento e i suoi muscoli sono a molto vicini a essere bloccati da un crampo, così lei gli slega i polsi, massaggiandogli la pelle arrossata e lo aiuta a tirarsi su e sedersi sul letto.
“Tutto bene? Koala?”
Francesco scuote la testa, “No, no, sto bene.”
Lucia annuisce e con un gesto fluido si inginocchia tra le sue gambe.
“Ma -” Francesco cerca di protestare, “non ho detto Koala!”
La ragazza sorride, ghigna, “Divarica le gambe e sta zitto, devo prendermi cura del mio schiavetto. Altrimenti come farai ad essere abbastanza duro per scoparmi?”
Francesco sgrana gli occhi, sorpreso, ma non si sogna di protestare oltre o disobbedire.
“Mani dietro la schiena e resta fermo immobile. Se ti muovi, mi toccherà legarti di nuovo. O forse è proprio ciò che vuoi?” Chiede, facendo scorrere un dito sull’erezione intrappolata dal pizzo ormai fradicio di liquido pre-eiaculatorio.
Lui scuote la testa e Lucia continua ad accarezzarlo, a stuzzicarlo senza mai dargli soddisfazione.
Francesco spinge in avanti le anche, cercando di aumentare il contatto, ma Lucia ritira la mano e gliela pianta sulla coscia, spingendolo giù.
“Fermo,” gli ordina e lui geme di frustrazione, ma si costringe all’immobilità.
Gli accarezza lentamente le cosce, risalendo dal ginocchio verso l’inguine, le unghie che grattano contro il nylon delle calze, poi gli sposta lo slip, senza sfilarglielo e l’erezione di Francesco è già sotto i suoi occhi, dritto e lucido e grondante.
Lucia lo lecca, un unica lappata dalla base alla punta, portandosi via il sale del sudore e del seme. Gli posa un bacio sulla cappella, poi le sue labbra si schiudono lentamente per prenderlo in bocca.
Francesco trema e pulsa, e urla quando sbatte contro il fondo della sua gola.
Lucia inclina la testa e lo lascia scivolare fuori quasi del tutto prima di riprenderlo dentro, ancora e ancora, e succhia, stringendolo tra le pareti umide della sua bocca.
Lo sente diventare duro, di marmo, più di quanto riteneva possibile e questo è il segnale per smettere prima che lui venga, quindi si sfila con un oscenamente bagnato “pop” e un filo di saliva ancora ad unirli.
Francesco protesta, o per lo meno ci prova, dalla sua bocca escono solamente parole incoerenti, e poi Lucia è già in piedi e in un attimo gli è a cavalcioni.
È talmente bagnata che lui le scivola dentro immediatamente, affondando dentro di lei come in burro fuso, e Lucia muove le anche avanti e indietro, freneticamente.
Da qualche parte lungo la strada, Francesco deve aver dimenticato del Koala - e anche Lucia - perché le sue mani le artigliano i fianchi, le afferrano le natiche e lui la sbatte già con foga, impalandola sulla sua erezione ancora e ancora e ancora.
Lucia freme contro la sua pelle, singhiozza e si abbandona, senza nemmeno rendersi conto che se non fosse completamente persa dovrebbe ordinargli qualcosa e non lasciarsi trasportare da lui.
Francesco geme, singhiozza, contro la sua spalla, le morde il collo e lei si contrae intorno a lui ed improvvisamente è troppo, troppo il calore di Lucia che lo avvolge e lo inghiotte e lo intrappola completamente, troppo il calore dell’attrito delle coperte sulla sua pelle già arrossata dalla cinta. Troppo tutto.
Francesco urla e si riversa dentro di lei e il suo tepore le riempie il ventre e lei continua a muoversi aggrappandosi a quel poco che rimane dei suoi singulti.
“Sei… stato… fantastico…” ansima, lasciandogli un bacio sulla fronte madida.
Rimangono abbracciati e incastrati insieme, con Lucia che gli accarezza i capelli fradici, a cercare di riprendere fiato.
“Proprio fantastico,” ripete, in una litania.
Non è nemmeno del tutto certa che lui la senta al momento, ma non è importante. Continuerà a ripeterglielo finché non sarà abbastanza presente a sé stesso per rendersi conto delle sue parole.
Lucia si alza, sfilandosi da lui, e la sua testa scatta a cercarla, gli occhi un po’ persi.
“Va tutto bene,” Lucia gli accarezza i capelli dolcemente, “sono qui.”
Poi si inginocchia tra le sue gambe e sgancia le calze dalla giarrettiera.
“Lascia che ci pensi io a prendermi cura di te, vuoi? Sei stato bravissimo,” gli dice e gli sfila una calza.
“Guarda quanto sei bello,” continua, togliendogli anche l’altra.
“Proprio un bijoux, o un bisou,” ridacchia dello stupido gioco di parole, lasciandogli un bacio sulla coscia, mentre gli slaccia la giarrettiera.
“Bravissimo.” Lentamente gli sfila anche gli slip di pizzo, stando attenta a non toccare parti eccessivamente sensibili per non fargli male.
“Lo sai, quanto sei stato bravo?” Gli chiede rialzandosi e sedendosi accanto a lui. “Dimmi che sai quanto sei stato bravo.”
“Sono stato bravo?”
“Oh, di più, molto più che bravo. Stupendo. Ma voglio che me lo dici tu. E voglio che me lo dici credendoci, perché, davvero, Francesco sei stato meraviglioso.”
“Sono stato bravo.”
“Meraviglioso,” insiste Lucia, afferrando una coperta e coprendolo.
“Sono stato meraviglioso.”
“Sì, esatto. Posso venire sotto la coperta con te?”
Francesco la guarda un po’ spaesato. “Sì, certo.”
Il perché non dovresti? rimane sospeso nell’aria tra loro e Lucia sorride e si accoccola contro di lui.
* * *
“C’è altro che mi sto perdendo?” chiede Francesco mentre Lucia gli applica un velo di rossetto rosso sulle labbra carnose.
“Un intero mondo, tesoro mio, un intero mondo.”
Francesco deglutisce abbastanza rumorosamente da essere tenero. “E mi insegnerai?”
“Tutto quello che vuoi.”
Il ragazzo rimane in silenzio per un istante ponderando la risposta.
“Cosa… cosa mi insegnerai adesso?”
“Potrei... Potremmo usare questo?”
Francesco osserva l’ovulo, rosa e piccolo, e il telecomandino nelle mani di Lucia.
“Quel… coso va su per -?”
Lucia annuisce e arrossisce, perché l’imbarazzo di Francesco è contagioso e questo forse è un po’ troppo? Lei vuole ancora poterlo guardare in faccia il suo fidanzato al di fuori della camera da letto. Forse sta sperimentando un po’ di top-drop - la paura di essere troppo intensa, di essere troppo e di romperlo, Francesco e tutto quello che hanno.
“Oh,” Francesco non sembra particolarmente contento, ma neanche rifiuta e Lucia si permette di sperare.
E in effetti il ragazzo è titubante ad aggiungere anche la sodomia all’elenco di atti impuri che non avrebbe dovuto compiere, ma… beh, è un po’ tardi per questo no?
In fondo, se deve andare all'inferno, tanto vale farlo con stile.
Francesco annuisce. “Sì, va bene.”