COW-T #10 - week 6, missione 4 (doppio finale + post-apocalyptic dystopia)
Prompt di scorta: D1) “Stare con un’altra persona è complesso, perché non sarà mai noi.” (Diodato)
Wordcount: 3002
Stare con un’altra persona è complesso, Susannah se lo ripete stringendo i denti. Stare con un’altra persona è complesso perché non sarà mai noi.
Ma questa è una stronzata perché l’altra persona - le altre persone - sono lei. Odetta e Detta e Mia.
No, d’accordo, Mia non è lei, Mia è il demone che la possiede, nascosto nelle pieghe della sua anima per fare da babysitter ad un bambino quasi del tutto umano.
In ogni caso, Susannah non si può esattamente allontanare da lei, da nessuna di loro, perché se è vero che Susannah e Odetta e Detta e Mia sono tutte persone diverse, è anche vero che sono tutte nello stesso corpo.
Stare con un’altra persona sarà pure complesso, ma almeno se dovessi litigare con Eddie potrei allontanarmi, pensa Susannah.
Detta le urla un’oscenità all’orecchio, qualcosa su brutti cazzi bianchi a cui dovrebbe proprio smettere di pesare.
Odetta è nascosta chissà dove, non si fa più sentire ultimamente, ma d’altro canto lei è la parte predominante di Susannah, lo stampo base per la nuova personalità, e non avrebbe comunque molto altro da aggiungere.
Mia invece si abbraccia le gambe pallide - la stronza le ha ancora e non ha più intenzione di prestargliele - e si dondola sul posto, madre mancata.
Il bambino piange nella culla, mentre le infermiere infernali si accalcano intorno a lui.
Zoccole maledette, urla Detta, e Susannah non può certo darle torto.
Vede la pelle dei loro visi, maschere tese dai bordi scollati e il pelo rossiccio di quelle pantegane malaticce che spunta in ciuffi attraverso le pieghe.
“Devi nutrirlo,” le si avvicina una di quelle carogne, tenendo quel… quel coso in mano e Susannah prova contemporaneamente ribrezzo e istinto materno.
Lascialo crepare, uggiola Detta, lascia crepare quello spruzzo di cazzo bianco che ci hanno piantato in pancia.
Non ti azzardare, quello di Mia è un poco più di un sussurro. Non ti azzardare a provarci.
Mia non può fare proprio un accidenti, non debole com’è, non adesso che il bambino è nato e nulla se non la sua flebile volontà la lega al corpo che sta possedendo.
Susannah pondera se ascoltare Detta. Se quel bambino dovesse morire prematuramente poi non potrebbe uccidere Roland.
Ma è comunque suo figlio e lei ha sofferto per metterlo al mondo.
Susannah lo prende tra le braccia e se lo attacca al seno e il bambino sugge, disperato, con foga, fino a farle male e romperle la pelle. Mordred si nutre di latte e sangue fino ad esserne pieno e Susannah vorrebbe vomitare.
Cosa ha messo al mondo?
L’infermiera murina fa per prenderle il bambino di mano e questa è la sua opportunità, l’unica che le capiterà mai prima che la ammazzino e la gettino in un fossato o in un burrone o la diano in pasto a quegli esseri mangia uomini di cui il Re Rosso si circonda.
Susannah afferra il colletto dell’uniforme dell’infermiera, una cosa biancastra che sembra raccattata tra i costumi di scena di una compagnia teatrale di quart’ordine, e la usa come leva per sollevarsi abbastanza da afferrare un bisturi alle sue spalle, che altrimenti sarebbe stato troppo lontano..
La pantegana lancia uno squittio, sorpresa, ma Susannah le pianta la lama nel collo, proprio nel punto in cui la sua maschera di pelle umana lascia scoperta la striscia di pelo sottostante, e quella crolla a terra come un burattino a cui abbiano tagliato i fili.
Il mio bambino! strilla Mia, ma Susannah ha già teso il braccio per afferrarlo, ringraziando i riflessi da pistolero.
Le due infermiere tentennano. Da un lato dovrebbero prenderle il bambino, dall’altro la loro compagna è appena morta e Susannah ha ancora in mano il bisturi sanguinolento.
“Ci ucciderà,” dice una.
“Lei o il Re Rosso se le permetteremo di fare del male al bambino?” chiede l’altra.
Finisce ancora più in fretta di quanto tutte avrebbero pensato.
Susannah sarà pure una pistolera dalla mira provetta, ma anche con una lama non se la cava male e le due si ritrovano morte sgozzate sul pavimento. In ogni caso è più clemente dell’ira del loro padrone.
Susannah posa Mordred sul letto e si puntella sulle mani per lasciarsi cadere a terra.
Afferra il bisturi dal collo dell’ultima morta, cercando di scalzarlo dalla clavicola in cui si è andato a incuneare, ma è inutile. O beh, tanto da terra non avrebbe potuto fare molto danno.
Mia però la costringe a fermarsi prima ancora che possa iniziare a strisciare.
Prendi il bambino, le dice. Prendi il bambino e avrai le mie gambe per fuggire.