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Mar. 31st, 2020 08:51 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
COW-T #10 - week7, m5 (immagine 3 - panorama Roma)
WC: 1000 parole
- programma fic registrato parzialmente scritta e pensata prima del DPCM sul coronavirus - si ride per non piangere, suvvia -
Era una notte buia e tempestosa e Caterina aveva preparato le provviste.
La stufa a pellet ardeva lucente, riscaldando la soffitta che altrimenti sarebbe stato fredda, nonostante quell’inverno fosse stato particolarmente clemente, anche più del solito per essere un’inverno romano.
Caterina si allontanò dalla finestra e dall’aria fredda che passava comunque attraverso l’infisso, lasciandosi alle spalle la veduta dello skyline della città Eterna.
Era tempo di controllare che andasse tutto bene, prima che arrivassero le casiniste.
Connessione wi-fi? Check.
Patatine? Check.
Sottomarca di birra dell’Eurospin? Check.
Plaid? Doppio check.
Pizza da asporto rigorosamente consegnata da un fattorino con mascherina? Triplo check!
Ora mancavano solamente le ragazze e poi la festa avrebbe potuto avere inizio, probabilmente l’ultima a cui avrebbe partecipato se le voci che volevano che quella sera Conte avrebbe diramato un decreto anche per il resto d’Italia erano vere.
Caterina scacciò il gatto dal divano mezzo rotto che aveva recuperato in un robivecchi e pregò che Francesca e Margherita si ricordassero di mandarle un messaggio invece che suonare il campanello, perché altrimenti il cane dei vicini avrebbe cominciato ad abbaiare all’impazzata e non avrebbe smesso per le successive quindici ore.
Se questa piccola grazia le fosse stata concessa, Caterina sarebbe riuscita a passare sopra a tutto il resto, il fatto che fosse una notte buia e tempestosa, che le università fossero chiuse, che ci fossero ancora dei dementi che sparavano Achille Lauro durante le lezioni online, come se dopo cinque giorni lo scherzo non fosse già durato abbastanza, il fatto che la mail del magnifico rettore per quella sera non fosse ancora arrivata (come le mancava Bologna e cosa le era saltato in mente di rimanere a casa fin da Natale a studiare, che tanto l’ultimo esame che le mancava era a fine febbraio e adesso l’Unibo era chiusa e lei era bloccata a Roma) e, ahimè, che Eleonora fosse stata colta dall’ipocondria e al primo starnuto - 'Dio santissimo, sei allergica al polline, ci sono le margherite in fiore da due settimane, non hai il coronavirus!’ - avesse boicottato la serata.
Margherita suonò il campanello e Caterina maledisse tutti i santi perché lo stronzissimo pastore tedesco dei vicini aveva appena smesso di abbaiare per la scampanellata del fattorino della pizza.
Quasi quasi le veniva da piangere, e quando poi vide tra le mani di Francesca un gioco da tavolo dovette proprio trattenersi.
“Hai portato Pandemic?”
“Mi sembrava il gioco appropriato!”
Uh, sì, effettivamente cercare di salvare il mondo dalle malattie sarebbe stato anche appropriato - se solo quel gioco non fosse impossibile da battere e Francesca non avesse la sfiga immonda di riuscire a pescare la carta epidemia, tre volte di fila in cinque turni.
Se solo Caterina al momento non avesse avuto un amore per l’umanità pari a Plague, invece.
Alle spalle di Francesca, Margherita fece un gesto con la testa e sorrise, e Caterina aggrottò la fronte perché non era mai stata brava a comunicare senza parole.
Saltò fuori che la sorella di Francesca, Maria, aveva fatto un favore se non all’umanità almeno a Caterina e Margherita, e aveva fatto sparire metà delle carte città, così che il gioco fosse infattibile.
Se però Caterina doveva ringraziare la sua buona stella - per una volta - era un fatto risaputo che le sfighe non venivano mai sole e con un rombo di tuono e uno scroscio d’acqua, il wi-fi cedette le armi e si dichiarò sconfitto.
“E ora che facciamo se non possiamo guardare Netflix?” chiese Francesca.
“Da telefono?”
“Perché, tu hai abbastanza dati?”
Caterina scosse la testa.
“Sto partecipando al COW-T,” disse Margherita guardandosi le mani.
“Che fai tu con le mucche?”
“Ma che mucche, Cate, non ti ricordi? È quella sfida a squadre dove deve scrivere fanfiction a randella per vincere. Io mi ricordo, Marghe, vai avanti!”
“Beh, niente, pensavo che potremmo scrivere un po’. Il wi-fi non va, ma il computer sì, giusto? Io il tablet sempre in borsa. Possiamo fare a turni.”
“Io potrei usare carta e penna, sono alla vecchia.”
“Perfetto!”
“E poi te la rivendi per il COW-T?”
“Ovviamente!” Il sorriso di Margherita si aprì in un ghigno malefico.
Caterina - che al contrario delle altre due, accanite fanwriter, scriveva una volta all’anno quando le veniva l’ispirazione - ridacchiò. “Io ci sto, però dobbiamo scegliere un fandom comune. Non esiste che mi veniate fuori con roba strana tipo quelle robe superpsichedeliche che scrivi su Devilman Crybaby, che poi mi tocca di stare ad ascoltare mezz’ora di roba che non capisco.”
“D’accordo, cosa vuoi? Harry Potter?” chiese Margherita
“Boooring!”
“Dio, non scrivo su Harry Potter da mezzo secolo, una cosa più attuale no?” chiese Francesca, inarcando un sopracciglio.
“Stavo per proporre Sherlock! Fai tu!”
“E subito dopo, cosa? Merlin?”
“Cos’hai contro Merlin!”
“Game of thrones?”
“No,” intervenne Caterina, “tu hai letto i libri e ci infili dentro cose che non sappiamo e poi France non ha ancora finito la serie.”
“E allora proponi tu, qualcosa, ma che non sia uno di quegli anime che conoscete tu, l’autore e sua madre, eh!” alzò le mani Margherita.
“Quindi non c’è speranza che si voti per Ajin?”
“Dei del cielo, no! Ma una cosa più easy e cheesy tipo One Piece?”
“Ma dove lo vedi easy e cheesy One Piece?” Francesca era a un passo dall’offendersi.
“Solo perché tu sei bloccata a Marineford e non riesci a superare la morte di Ace, non significa che non si possano scrivere cose allegre e divertenti!”
“Ce l’ho!” Quasi urlò Caterina.
“Cosa?”
“Le originali, ragazze! Le originali! Come abbiamo fatto a non pensarci?”
“Ma le originali sono difficili!”
“E allora scrivi di quello che ti pare, ma cambia i nomi. Ma ricordati che deve essere comprensibile anche per noi se non conosciamo il fandom. Pensala come se stessi scrivendo la versione decente delle cinquanta sfumature.”
“Ci sta.” accondiscese Francesca, mentre Margherita annuiva. “Kudos se riconosci il fandom alla base, però!”
“Andata!”
“Bene allora, fuori gli strumenti di scrittura. Tra mezz’ora minuti si passa alla lettura.”