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13. SUPERNATURAL 

riunione del liceo con fantasmi
100 parole 

Sam non si ricorda nemmeno che cognome avesse detto di avere in quel liceo, ma Dean ha il quaderno di papà e straordinariamente i nomi che avevano usato all'epoca sono appuntati nella rubrica, proprio accanto all'indirizzo e le date. 

(Sam non pensava che suo padre fosse così sentimentale). 

Dean rovista nel cruscotto dell'Impala e tira fuori una serie di documenti falsi, come se una riunione di vecchi compagni del liceo avesse davvero bisogno dell'identificativo. 

"È solo perché c'è un fantasma, rilassati, non devi davvero rivivere i tuoi sweet sixteen." 

Sam vorrebbe tanto mandarlo a fanculo. "Jerk." 

"Bitch." 


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SUPERNATURAL 

Dean/Sam 

CW: incest

COW-T 11 (Sagra): 007. You already know the answer to the questions lingering inside your head.


Sam è cresciuto così tanto che l’orlo dei pantaloni gli arriva sopra le caviglie e Dean ha dovuto prestargli un paio di jeans. 

Il problema è che Sam, quindici anni e venti centimetri di altezza guadagnati in un anno, quei jeans non se li toglie mai. 

“Sono solo in prestito, hai capito?” Dean stringe le labbra, scuote la testa e mentre guarda Sam annuire, ‘sì, certo, certo’ sa già che non li rivedrà mai più. 

“Pensi di tenerli anche per dormire?” Chiede John e Sam arrossisce fino alla punta delle orecchie perché odia essere preso in giro. Poi la sua faccia si contrae in un’espressione di determinata ribellione. 

“Perché no, tanto la metà delle volte dormiamo in macchina.” 

Dean vorrebbe poter dire di empatizzare con suo fratello, ma la realtà è che la fase della ribellione adolescenziale lui non l’ha mai passata. Ogni tanto vorrebbe solamente che Sammy la smettesse di essere così ostile, per quieto vivere.

John però non risponde e potrebbe non essere stato merito di Sam - o forse sì, ma tanto suo padre non lo ammetterebbe mai - ma quella notte si fermano a dormire in un motel. 

Stanze triple non ce ne sono, neanche doppie con un divano sul quale Sam potrebbe dormire - ma ormai Sam è comunque troppo alto per non passare la notte a rigirarsi alla ricerca di una posizione comoda - così John storce il naso nel controllare le loro finanze, ma prende due stanze. 

Se fossero delle persone normali sarebbe strano, non sono più due bambini che condividono il letto quando uno dei due fa brutti sogni - se fossero delle persone normali. Ma dopo due notti stretti nei sedili posteriori dell’Impala, schiacciati l’uno contro l’altro, testa contro piedi e le anche premute insieme, a cercare di districarsi del nodo di membra umane che sono ogni mattina, condividere un matrimoniale in una stanza d’albergo sembra quasi un paradiso. 

Se solo non fosse l’inferno personale di Dean. 

Sam nel sonno lo abbraccia, infila le gambe tra le sue, posa il viso sul suo petto, respira al ritmo del suo cuore e Dean ci ha provato a farlo smettere, a dirgli che andava bene quando era piccolo, che ora che è un’adolescente - e Dean, dall’alto dei suo diciannove anni, è un adulto, ah ah ah, se solo lo sentisse John - questo è un comportamento inappropriato, da ragazzine, da piscialetto. Ma per quanto abbia provato a fargli vedere ragioni, a prenderlo in giro per dissuaderlo, Sam non smette. Lo guarda con quell’aria da cucciolo bastonato, con quel labbro tremolante da ‘ti prego non mandarmi via’ e poi apre la bocca e, dannazione a lui, dice “Ma, Dean, io ho bisogno di te,” con quel tono supplicante che gli fa venire un tuffo al cuore e manda il suo sangue nelle regioni sbagliate del suo corpo. 

Dean si chiede spesso cosa ci sia di sbagliato in lui, cosa diamine si sia bacato nel suo cervello a quattro anni, quando suo padre gli ha rifilato tra le braccia Sam e gli ha detto ‘prenditi cura di lui’ perché adesso ogni volta che Sam è tra le sue braccia nel suo cervello risuona come un mantra “miomiomiomiomio” solo che Sam non è suo affatto. Non lo è e nemmeno dovrebbe esserlo - è suo fratello, dannazione, suo fratello. 

‘Affronta una notte alla volta,’ Dean si dice, stringendo i denti, mentre Sam slaccia il bottone dei  suoi jeans - e Dean deve chiudere gli occhi e contare fino a dieci perché ha una visione di Sam che fa la stessa esatta cosa, solo che i suoi pantaloni sono addosso a lui e diamine, non adesso -, e poi lascia scivolare la stoffa giù, lungo le sue gambe chilometriche, per sfilarseli. 

Fanculo. Una notte alla volta. 

Dean afferra alla cieca lo spazzolino da denti e si chiude in bagno. 

La stanza è affittata per una settimana, abbastanza perché John riesca ad ammazzare qualsiasi cosa siano venuti ad ammazzare in quel posto, per poi ripartire. Sarà la settimana più lunga della sua vita.


* * * 


Sam si chiederebbe cosa ci sia di sbagliato in lui, ma il problema è che conosce già la risposta a  qualsiasi variazione della domanda decida di uscire dal turbinio dei suoi pensieri e affacciarsi al suo cervello.  

È innamorato di Dean. 

Perché?

Beh, ma perché è Dean, - e chi non lo sarebbe?  

Ora, se solo Sam fosse una persona normale - ah ah ah - il prossimo passo sarebbe vergognarsi a morte e sentirsi sbagliato e cercare di seppellire il sentimento sotto cataste di diniego. Siccome  però l’ultima volta che era stato normale Sam aveva due mesi, aveva deciso di sondare il terreno. 

Era una mossa idiota, ovviamente, perché Dean avrebbe potuto avere chiunque - ogni nuovo liceo consisteva in una fila di ragazze pronte a prendere il numerino e mettersi in coda per uscire con lui - per cui non esisteva nessun universo in cui Dean avrebbe preferito lui, il fratello minore, un ragazzino secco e allampanato senza tette né sex appeal. Però. 

Però ci sono delle volte in cui Dean arrossisce, distoglie lo sguardo, imbarazzato, e in generale si comporta come qualcuno a cui potrebbe interessare quello che vede.
Sam gioca con il bottone metallico dei jeans - i jeans di Dean, oh, dannazione, sì, suo padre ha ragione, se potesse non li toglierebbe nemmeno per dormire, idiota che non è altro - e poi finalmente si decide a toglierseli.
Con la coda dell’occhio osserva Dean praticamente fuggire dalla stanza e lo stomaco gli si ribalta. 

È perché…? 

Sam raccoglie i pantaloni dalla moquette lisa della stanza e li piega con cura sulla sedia, prime di bussare alla porta del bagno, “Dean? Tutto bene?” 

“Mh mh.”
“Sei sicuro?” 

Dean spalanca la porta, le guance arrossate e la bocca ancora sporca di dentifricio. “Che cazzo di domande fai, Sammy?” 

“Hai una faccia strana.” 

“Non è niente,” dice, pulendosi il mento con la manica, “Andiamo a letto.” 

Sam annuisce e cerca di non chiedersi se anche Dean abbia percepito come davvero suonano quelle parole nella sua bocca. 


Worth it

Feb. 28th, 2021 01:16 pm
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 SUPERNATURAL 

100 parole

COW-T (Sagra): Luna Park

 

Dean mette insieme i soldi facendo la cresta sulla spesa, perché John Winchester non approverebbe mai che li sprecassero così. 

Però è il compleanno di Sam e poi John è chissà dove ad uccidere chissà cosa senza nemmeno preoccuparsi di fare una telefonata. 

Così Dean decide che 'fanculo sì, ne vale la pena. 

Il luna park è enorme, Dean si sente abbastanza generoso da deviare Sam verso la ruota panoramico quando vede un clown vendere palloncini in un angolo, e se alla fine il fratello lo guarda con un sorriso raggiante e Dean sente qualcosa contorcersi nello stomaco ne è davvero valsa la pena. 

Infestato

Feb. 28th, 2021 01:10 pm
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 SUPERNATURAL 

100 parole 

COW-T (Sagra): Luna Park

 

Il tunnel degli orrori del luna park è - big surprise - davvero infestato. 

Sam vorrebbe davvero dire di non averla vista arrivare, ma se non altro lui e Dean se la sono cavata con un po' di sale, qualche parola latina e occhiatacce da quelli nella carrozza dietro che pensavano volessero dare fuoco al cartongesso della costruzione. 

"Senti, tu e il tuo ragazzo non potete fare robe strane con le candele nel mio tunnel!" li sgrida la cassiera, con l'aria di chi ha visto davvero troppo.

Sam tace, perché davvero, non sa da dove cominciare a spiegare che "non è come crede!" 

 
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Calendario dell’Avvento (Kaos Borealis)

05/12: Each year I ask for many different things, but now I know what my heart wants you to bring. 
(I had no idea how to fill this prompt and it shows) 


Supernatural

//

SAFE 


He clasps his hand in front of himself, even if he thinks it won’t work. And why should it? He has spent enough evenings and mornings praying - for his soul, for his brother, for his father, for the family he wished they could still have, for a lot of things - and it’s not like it has ever worked. 

It’s not like knowing - really knowing - there’s a God somewhere upstairs should make any difference, it’s not like He’ll suddenly start to hear him and answer to his prayers. 

Still, Sam has to try, because he’s brother is dying and he’s going to hell and Sam will never see him again, or he will have to commit atrocious crimes - more than what they have already done, because he needs to be sure it worked -  to be sent to Hell too. 

He doesn’t know which possibility scares him the most. 

So firstly he prays, he kneel on the hard floor and join his hands in front of his face, the gestures ingrained in his muscular memory.

Each year, each time, I ask for many different things, but now I know what my heart wants you to bring me, the only think I can’t risk losing. 

My brother’s soul. Save him. 

Save Dean. 

 
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 Fandom: Supernatural

Ship: Dean Winchester/Castiel

Rating: Safe 

Challenge: COW-T, w3, m1

Wordcount: 624


 

“Vai a quell’appuntamento”

 

Cas si era voltato. “Sei sicuro?”

 

Dean aveva sorriso tristemente, annuendo. “Sì. Vai. Ma togliti il gilet. E slaccia i primi due bottoni della camicia,” aveva distolto lo sguardo per non fissare la linea del suo collo. Per cancellare il ricordo di quando era lui a sbottonarlo. 

 

Castiel aveva aperto lo sportello della macchina e si era voltato verso di lui solo per un istante prima di scendere. Gli occhi di Dean erano rimasti piantati sulla strada di fronte a sé. 

 

Castiel era uscito in silenzio, avviandosi lungo il vialetto. Aveva raccolto una rosa dal roseto nel giardino di Nora pur sapendo che non sarebbe stato proprio il massimo del romanticismo, ma aveva sperato che la donna avrebbe apprezzato lo stesso. 

 

Quando si era voltato, di nuovo, Dean era ancora in macchina e lo stava fissando - e Castiel non aveva potuto fare a meno di pensare che stesse aspettando che lui cambiasse idea e tornasse indietro. Lo aveva mandato via con un cenno della mano e Dean, quasi con aria colpevole, lo aveva salutato imbarazzato prima di mettere in moto.

 

Quando l’Impala aveva voltato l’angolo della strada, Castiel stava già suonando il campanello. 


* * *


“Dean, mi serve il tuo aiuto,” il Cacciatore non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola prima di essere investito dalla voce di Castiel dall’altro capo del telefono. 

“Come?”

“Non ho la più pallida idea di cosa fare.”
“Whoa, whoa, whoa! Cas, non mi starai chiamando per quello?” Non era che facesse male sapere che lui fosse andato avanti, che frequentasse altre persone, era solo che… beh, era Castiel quello che li aveva traditi, che aveva collaborato con Crowley per aprire il Purgatorio, era colpa sua se Dean aveva smesso di fidarsi di lui, se quella loro stramba e indefinibile cosa che avevano, basata per lo più sul salvarsi la vita a vicenda, era finita e… non era giusto. 

“No, Dean, davvero, io non so -”

“Davvero?,” lo interruppe l’altro, prima che quello potesse dire una sola altra parola. “Non è difficile, Cas. È il buco che è diverso, la procedura è la stessa,” e forse era stato un po’ troppo acido, ma davvero, non voleva intrattenere una conversazione di quel genere con lui. Cercare di tenerla corta e stare il meno possibile al telefono in quella situazione era l’obiettivo migliore a cui riuscisse a pensare. 

“Apprezzo la tua… schiettezza,” disse Castiel in un tono che faceva percepire quanto poco la apprezzasse davvero. Un momento… quando esattamente Castiel aveva imparato il sarcasmo? “So come funziona il sesso. Ma questo non era un appuntamento.” 

“Come?”
“Sto facendo il baby-sitter alla sua bambina e continua a piangere. Non so cosa fare, non mi sono mai occupato di umani così piccoli prima.” 

“Oh,” Dean rimase senza parole per qualche secondo. “Oh. D’accordo, arrivo subito.” Non che comunque si fosse allontanato molto dai dintorni. 

Quando dieci minuti dopo parcheggiò l’Impala proprio davanti alla casa di Nora il pianto della bambina era talmente forte che si poteva sentire dalla strada. 

Dean non aveva davvero molta più esperienza dell'ex-angelo in certe cose, ma sicuramente era più avvezzo ai bisogni fisici che un essere umano poteva avere. 

"Le hai dato da mangiare?" chiese, prendendo in braccio la bambina. Quella smise di piangere per un momento, prima di riprendere ancora più forte di prima.

"Ci ho provato, Nora mi ha lasciato un biberon, ma non ha voluto mangiare." 

Dean sollevò un sopracciglio, stupito. Quanto esattamente si era perso di Castiel? 

"L'hai cambiata?" 

"Cambiata?" 

"Il pannolino."

"Pannolino?" Castiel lo fissò con lo sguardo un po’ perso. 

"Sì, Cas, il pannolino,” Dean sbuffò divertito. 

La fisiologia umana non era ancora un mistero completamente svelato per lui. 

Non si era perso poi così tanto. 

Domino

Oct. 3rd, 2019 08:32 pm
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Fandom: Supernatural
Ship: Sam/Dean
Rating: Giallo
Warning: pre-slash, incest
Wordcount: 1263

Era iniziata per scherzo, perché Dean era un idiota e Sam era “incapace di divertirsi”, a sentire suo fratello. Solo perché Sam non pensava fosse necessario volersi infilare nelle mutandine di qualsiasi essere vivente dotato di tette. 

Come Dean non si fosse ancora preso qualche malattia era un mistero per Sam - no, non davvero, sapeva che suo fratello era attento perché si ricordava la terrificante conversazione sulle api e i fiori che John aveva voluto avere con lui quando aveva compiuto quattordici anni. Alla fine Dean gli aveva dato una pacca sulle spalle, con un’espressione di compatimento sul viso e gli aveva passato una birra, nonostante non avesse l’età nemmeno per prenderla in mano. 

Normalmente Sam sarebbe stato il bravo ragazzo ligio alle regole e l’avrebbe rifiutata, ma in quel momento aveva pensato che l’alcool fosse la migliore delle soluzioni. 

John Wincester aveva sempre preferito le prove alle parole e quel pomeriggio Sam aveva capito cosa ci facesse un Atlante fotografico per la diagnosi differenziale delle malattie cutanee in mezzo ai libri di demonologia. 

Forse era stato quello a traumatizzare Sam - passare un intero pomeriggio a vedere pustole e pus e pensare che quelle sarebbero potute essere le sue parti bassi - ma da quel momento in avanti il sesso occasionale aveva perso gran parte del suo fascino. 

Non che Sam non avesse degli impulsi, era solamente che i preservativi si potevano rompere e lui preferiva conoscere delle sue partner un po’ più del semplice numero di telefono. 

In ogni caso dopo la morte di Jessica Sam non si era più posto il problema. 

Dean aveva rispettato il suo lutto e i mesi erano passati. Ora però Sammy aveva bisogno di una valvola di sfogo. E la cameriera del diner in cui si erano fermati per cena stava decisamente sbavando dietro a Sam. 

Così Dean, che con le parole non ci sapeva assolutamente fare, aveva pensato di utilizzare l’unica tecnica che conoscesse. “Scommetto che non riesci a farti la cameriera.” 

Ecco come era iniziata, con una semplice frase banale che non avrebbe dovuto significare poi molto: “Scommetto che non riesci a farti la cameriera.” La prima tessera del domino a cadere. 

Sam aveva controllato che la ragazza fosse abbastanza lontana da non averlo sentito. Ma Lucy, o Lauren, o qualunque fosse il suo nome, dopo aver portato a Dean la sua pecan pie era subito stata distratta da un altro cliente due tavoli più indietro che aveva, per una qualche misteriosa ragione, bisogno di un caffè alle nove di sera. 

Sam allora aveva sbuffato, seccato “No.” 

“No?”

“Non mi porterò a letto la cameriera per vincere una scommessa con te.”
Dean aveva riso. “Certo, che non te la porterai a letto. Io ho scommesso contro di te, no?”

Sam aveva aperto la bocca per protestare, poi, rendendosi conto che probabilmente avrebbe solamente fatto il gioco di Dean, l’aveva richiusa, concedendosi un semplice “Jerk.”

“Quindi ho vinto, bitch,” aveva prontamente ribattuto l’altro, non ancora pronto però a lasciar cadere l’argomento. 

“Non hai vinto, perché non abbiamo scommesso.” 

“Però alla fine avrò avuto ragione comunque” Dean era riuscito a biascicare con la bocca piena di torta. “Che sia perché non ci hai provato o perché lei ti ha respinto, in ogni caso non te la sarai portata a letto.” Gli aveva puntato contro la forchetta sporca. 

“Non me la voglio portare a letto!” Sam aveva sbottato, forse un po’ troppo ad alta voce. Nessuno però lo aveva sentito. 

“Perché no? È carina.” 

“Lo vedo anche io, ma non me la voglio portare a letto.” 

“Verginella.” 

Sam aveva stretto le labbra e inspirato rumorosamente, come faceva sempre quando qualcosa lo irritava. Spesso quel qualcosa era Dean. 

“Se riuscirò ad ottenere il suo numero, mi lascerai in pace?” 

“Solo il suo numero?”

“Se mi dà il suo numero significa che è disposta ad altro, no? Quindi ti avrò smentito. Non è questo il punto?”

No, non era assolutamente quello il punto - Dean voleva solo che Sam si distraesse un po’, godendosi le gioie della vita, ma forse suo fratello non ne era in grado visto che non apprezzava nemmeno la torta - ma se non altro era un inizio. 

“D’accordo, tigre, mostrami cosa sai fare con il tuo talento da conquistatore.” 

Sam si era allontanato dal tavolo alzando gli occhi al cielo. 

“Scusami, Laurie,” aveva fermato la ragazza al bancone, dopo aver letto il cartellino appuntato sulla sua camicetta, “potresti preparare una fetta di torta anche per me?” 

Assolutamente fuori contesto, la ragazza aveva ridacchiato, come se Sam avesse detto una delle cose più divertenti del mondo. “Certo, torta in arrivo.” 

Ancora un po’ stralunato dal comportamento di Laurie, Sam si era appoggiato al bancone pensando a come proseguire, mentre lei cercava un coltello pulito. 

“Uhm, cosa ci fa una bella ragazza come te in un posto del genere?”
“Ecco qui la tua torta.”

Avevano parlato entrambi nello stesso momento e le loro parole si erano sovrapposte. 

Laurie aveva ridacchiato ancora, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano libera. 

“La tua torta.” Poi si era chinata con fare cospiratorio, sempre ridacchiando. “Ho sentito cosa ti ha chiesto il tuo amico.” Nonostante il tono allegro, Sam si sentì gelare. Il sorriso non le arrivava agli occhi, freddi e scontrosi. Non pensava che alla ragazza avesse fatto piacere essere trattata solo come un pezzo di carne. 

“Guarda, mi sembra un po’ stronzo e tu mi sembri un bravo ragazzo,” disse lei, addolcendosi davanti alla sua espressione da cucciolo bastonato, “perciò mi voglio fidare. Questo è il mio numero, puoi persino chiamarmi se quello lì vuole una prova che io non ti abbia dato un numero falso, ma sappi che nemmeno io voglio venire a letto con te. Sono lesbica, per cui non provare a cambiare idea.” Laurie gli aveva fatto l’occhiolino, poi aveva ridacchiato di nuovo, questa volta a beneficio di Dean e aveva platealmente scritto il proprio numero su un tovagliolino. 

“Se fossi in te, smetterei di farmi illusioni su quello lì, però” gli aveva detto, porgendoglielo. 

“Scusa?” 

“Oh, ho avuto anche io la mia bella parte di crush per ragazze etero, fidati ti capisco. Ho visto come lo guardi.”

“Io non -”

“Non ti preoccupare, il tuo segreto è al sicuro con me.” Sam non aveva provato nemmeno più a contraddirla e si era allontanato. 

Beh, dopotutto non era la prima volta che li scambiavano per una coppia. 

Sam si aveva posato la torta sul tavolo prima di sedersi con un sorriso sghembo, mostrando a Dean il pezzo di carta con il numero.“Abbiamo finito?”

“Uhm, il numero ce l’hai, ma non ti meriti più di un sei. Lei aveva decisamente un debole per te.” 

“Cos -” Sam quasi si strozzò con la torta che aveva appena cominciato a mangiare. “Ma se non hai sentito cosa ci siamo detti! Come fai a giudicare?”

Dean non lo aveva degnato che di un sorriso sbilenco. “So giudicare le persone. E ti conosco.” 

Sam aveva soppresso una risata. “Se lo dici tu.” 

“Quindi, quando la chiamerai?” 

Questa volta Sam si era costretto a posare la forchetta e prendere un sorso di acqua prima di rispondere, per evitare di morire soffocato. 

“Non la chiamerò, te l’ho detto. Non insistere.” 

Di nuovo la faccia da cucciolo bastonato. 

Dean non aveva giudicato bene la cameriera, così come non aveva scelto il talento giusto di Sam da valutare. 

Il suo sguardo pietoso era da dieci e lode. 

Dean aveva lasciato perdere, almeno per quella serata. 

Ma la cosa non era finita lì.

Ovviamente. 

Il domino aveva continuato a cadere. 


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