Fandom: Supernatural
Ship: Sam/Dean
Rating: Giallo
Warning: pre-slash, incest
Wordcount: 1263
Era iniziata per scherzo, perché Dean era un idiota e Sam era “incapace di divertirsi”, a sentire suo fratello. Solo perché Sam non pensava fosse necessario volersi infilare nelle mutandine di qualsiasi essere vivente dotato di tette. Come Dean non si fosse ancora preso qualche malattia era un mistero per Sam - no, non davvero, sapeva che suo fratello era attento perché si ricordava la terrificante conversazione sulle api e i fiori che John aveva voluto avere con lui quando aveva compiuto quattordici anni. Alla fine Dean gli aveva dato una pacca sulle spalle, con un’espressione di compatimento sul viso e gli aveva passato una birra, nonostante non avesse l’età nemmeno per prenderla in mano.
Normalmente Sam sarebbe stato il bravo ragazzo ligio alle regole e l’avrebbe rifiutata, ma in quel momento aveva pensato che l’alcool fosse la migliore delle soluzioni.
John Wincester aveva sempre preferito le prove alle parole e quel pomeriggio Sam aveva capito cosa ci facesse un Atlante fotografico per la diagnosi differenziale delle malattie cutanee in mezzo ai libri di demonologia.
Forse era stato quello a traumatizzare Sam - passare un intero pomeriggio a vedere pustole e pus e pensare che quelle sarebbero potute essere le sue parti bassi - ma da quel momento in avanti il sesso occasionale aveva perso gran parte del suo fascino.
Non che Sam non avesse degli impulsi, era solamente che i preservativi si potevano rompere e lui preferiva conoscere delle sue partner un po’ più del semplice numero di telefono.
In ogni caso dopo la morte di Jessica Sam non si era più posto il problema.
Dean aveva rispettato il suo lutto e i mesi erano passati. Ora però Sammy aveva bisogno di una valvola di sfogo. E la cameriera del diner in cui si erano fermati per cena stava decisamente sbavando dietro a Sam.
Così Dean, che con le parole non ci sapeva assolutamente fare, aveva pensato di utilizzare l’unica tecnica che conoscesse. “Scommetto che non riesci a farti la cameriera.”
Ecco come era iniziata, con una semplice frase banale che non avrebbe dovuto significare poi molto: “Scommetto che non riesci a farti la cameriera.” La prima tessera del domino a cadere.
Sam aveva controllato che la ragazza fosse abbastanza lontana da non averlo sentito. Ma Lucy, o Lauren, o qualunque fosse il suo nome, dopo aver portato a Dean la sua pecan pie era subito stata distratta da un altro cliente due tavoli più indietro che aveva, per una qualche misteriosa ragione, bisogno di un caffè alle nove di sera.
Sam allora aveva sbuffato, seccato “No.”
“No?”
“Non mi porterò a letto la cameriera per vincere una scommessa con te.”
Dean aveva riso. “Certo, che non te la porterai a letto. Io ho scommesso contro di te, no?”
Sam aveva aperto la bocca per protestare, poi, rendendosi conto che probabilmente avrebbe solamente fatto il gioco di Dean, l’aveva richiusa, concedendosi un semplice “Jerk.”
“Quindi ho vinto, bitch,” aveva prontamente ribattuto l’altro, non ancora pronto però a lasciar cadere l’argomento.
“Non hai vinto, perché non abbiamo scommesso.”
“Però alla fine avrò avuto ragione comunque” Dean era riuscito a biascicare con la bocca piena di torta. “Che sia perché non ci hai provato o perché lei ti ha respinto, in ogni caso non te la sarai portata a letto.” Gli aveva puntato contro la forchetta sporca.
“Non me la voglio portare a letto!” Sam aveva sbottato, forse un po’ troppo ad alta voce. Nessuno però lo aveva sentito.
“Perché no? È carina.”
“Lo vedo anche io, ma non me la voglio portare a letto.”
“Verginella.”
Sam aveva stretto le labbra e inspirato rumorosamente, come faceva sempre quando qualcosa lo irritava. Spesso quel qualcosa era Dean.
“Se riuscirò ad ottenere il suo numero, mi lascerai in pace?”
“Solo il suo numero?”
“Se mi dà il suo numero significa che è disposta ad altro, no? Quindi ti avrò smentito. Non è questo il punto?”
No, non era assolutamente quello il punto - Dean voleva solo che Sam si distraesse un po’, godendosi le gioie della vita, ma forse suo fratello non ne era in grado visto che non apprezzava nemmeno la torta - ma se non altro era un inizio.
“D’accordo, tigre, mostrami cosa sai fare con il tuo talento da conquistatore.”
Sam si era allontanato dal tavolo alzando gli occhi al cielo.
“Scusami, Laurie,” aveva fermato la ragazza al bancone, dopo aver letto il cartellino appuntato sulla sua camicetta, “potresti preparare una fetta di torta anche per me?”
Assolutamente fuori contesto, la ragazza aveva ridacchiato, come se Sam avesse detto una delle cose più divertenti del mondo. “Certo, torta in arrivo.”
Ancora un po’ stralunato dal comportamento di Laurie, Sam si era appoggiato al bancone pensando a come proseguire, mentre lei cercava un coltello pulito.
“Uhm, cosa ci fa una bella ragazza come te in un posto del genere?”
“Ecco qui la tua torta.”
Avevano parlato entrambi nello stesso momento e le loro parole si erano sovrapposte.
Laurie aveva ridacchiato ancora, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano libera.
“La tua torta.” Poi si era chinata con fare cospiratorio, sempre ridacchiando. “Ho sentito cosa ti ha chiesto il tuo amico.” Nonostante il tono allegro, Sam si sentì gelare. Il sorriso non le arrivava agli occhi, freddi e scontrosi. Non pensava che alla ragazza avesse fatto piacere essere trattata solo come un pezzo di carne.
“Guarda, mi sembra un po’ stronzo e tu mi sembri un bravo ragazzo,” disse lei, addolcendosi davanti alla sua espressione da cucciolo bastonato, “perciò mi voglio fidare. Questo è il mio numero, puoi persino chiamarmi se quello lì vuole una prova che io non ti abbia dato un numero falso, ma sappi che nemmeno io voglio venire a letto con te. Sono lesbica, per cui non provare a cambiare idea.” Laurie gli aveva fatto l’occhiolino, poi aveva ridacchiato di nuovo, questa volta a beneficio di Dean e aveva platealmente scritto il proprio numero su un tovagliolino.
“Se fossi in te, smetterei di farmi illusioni su quello lì, però” gli aveva detto, porgendoglielo.
“Scusa?”
“Oh, ho avuto anche io la mia bella parte di crush per ragazze etero, fidati ti capisco. Ho visto come lo guardi.”
“Io non -”
“Non ti preoccupare, il tuo segreto è al sicuro con me.” Sam non aveva provato nemmeno più a contraddirla e si era allontanato.
Beh, dopotutto non era la prima volta che li scambiavano per una coppia.
Sam si aveva posato la torta sul tavolo prima di sedersi con un sorriso sghembo, mostrando a Dean il pezzo di carta con il numero.“Abbiamo finito?”
“Uhm, il numero ce l’hai, ma non ti meriti più di un sei. Lei aveva decisamente un debole per te.”
“Cos -” Sam quasi si strozzò con la torta che aveva appena cominciato a mangiare. “Ma se non hai sentito cosa ci siamo detti! Come fai a giudicare?”
Dean non lo aveva degnato che di un sorriso sbilenco. “So giudicare le persone. E ti conosco.”
Sam aveva soppresso una risata. “Se lo dici tu.”
“Quindi, quando la chiamerai?”
Questa volta Sam si era costretto a posare la forchetta e prendere un sorso di acqua prima di rispondere, per evitare di morire soffocato.
“Non la chiamerò, te l’ho detto. Non insistere.”
Di nuovo la faccia da cucciolo bastonato.
Dean non aveva giudicato bene la cameriera, così come non aveva scelto il talento giusto di Sam da valutare.
Il suo sguardo pietoso era da dieci e lode.
Dean aveva lasciato perdere, almeno per quella serata.
Ma la cosa non era finita lì.
Ovviamente.
Il domino aveva continuato a cadere.