Figments

Feb. 26th, 2022 05:03 pm
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 DEVILMAN CRYBABY

Cow-T #12, w2, m3: Specchio rotto

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Lo specchio rotto ti rimanda l’immagine frantumata del tuo viso, una crepa che ti attraversa l’occhio sinistro moltiplicandolo in frammenti troppo piccoli perché un occhio umano possa contarli. 

Ti osservi il dorso della mano, le schegge piantate nella carne bianca, ma non c’è sangue. Non può esserci adesso che sai chi sei. 

Si cristallizza tutto in quell’istante, nel momento in cui, quando riapri gli occhi, hai di nuovo i tuoi ricordi. 

Non esiste più il passato, quello non ti appartiene. Tutto quello che è successo dalla Caduta ad oggi non è successo davvero a te, ma all’involucro di carne nel quale ora ti ritrovi. 

Eppure non è vero, non deve essere vero, perché non ti spieghi la tua ossessione per Akira quando quel mortale era solo un amico - ah, amico che strano concetto, ora che non sei più umano - di Ryo. E tu non sei più Ryo. 

Provi a dirti che è fascinazione, che ci deve essere qualcosa in lui, per ritrovartelo sempre tra i piedi in questa dannata eternità di nulla in cui ti ritrovi imprigionato, costretto a ripetere ancora e ancora le stesse stupide azioni nella speranza di ottenerne qualcosa di diverso - ma non ha più speranza chi non è nelle grazie di Dio. 

Lo specchio è rotto, lo hai rotto tu. 

Lo hai sempre rotto tu. 

Scuoti la testa, scuoti un migliaio di teste nei caleidoscopio di vetri che era lo specchio pre-arredato di un bagno cubicolo in un appartamento loculo di una città del Giappone di cui non ricorderesti nemmeno il nome se non fosse per Akira. 

Per Amon?
No, per Akira, per quell’umano debole e fragile, fatto di carne e sangue. Quell’umano che non si piega e non si spezza e non si fa possedere. Non si è rotto Akira, non si è fatto mangiare e consumare e dilaniare dal demone che hai portato in questo piano dimensionale, ma nemmeno lo scacciato, con la rettitudine di un santo. (Perché non è un santo, Akira, non è un santo e nemmeno un peccatore e tu non lo sai cosa sia, non ti viene in mente che magari sia solo umano, soltanto e fondamentalmente umano). 

Lo specchio è rotto e, Ryo, sei caduto, di nuovo e di nuovo, non sei in grado di lasciare le cose come stanno. Avresti potuto vivere un’esistenza umana, lo sai, una seconda opportunità che tuo Padre ti aveva dato. Crudele, quando era stato Lui a crearti così, il Portatore di Luce, colui che rischiara la strada verso la conoscenza. E poi condannati, per vivere, per non continuare a cadere e cadere ancora, a rimanere nell’oscurità. A sapere che un segreto esisteva, che dietro quello specchio che ti rimandava il tuo stesso viso, così perfetto, così candido, così umano, si celava qualcosa.
Avresti dovuto rompere lo specchio per sapere. Avresti dovuto rinunciare alla tua intera esistenza, a Ryo e Akira, al padre che ti aveva generato in carne ma non in spirito, all’illusione di un’umanità che non ti apparteneva.
Lo specchio è rotto. 

Lo hai rotto tu e ci sono cocci piantati sul dorso della tua mano. Non fanno male. 

E perché dovrebbero, quando fa male tutto il resto?
Lo specchio lo hai rotto. 

Non avresti potuto fare altrimenti. 

 
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DEVILMAN CRYBABY

COW-T #11, w6, m4

Everything will work out in the end. And if it's not working out, it's not the end.

541 w

 

"Everything will work out in the end", Miki tells him and Akira really wishes he could believe her. 

He nods, because he can't tell her, and keeps crying. She frets, of course, she puts the kettle on to make some tea, even if they have run out of leaves and even the teabags have all been used twice. Miki insists she's perfectly capable of going to the market and buying some, but Akira puts down his feet - for the first time ever - and tells her he knows better, just this once he does, so, please, please, don't leave the flat without him. Don't leave the flat at all. 

Miki chuckles, hiding the worry behind her smile. She thinks Akira is gone mad, he has finally lost it to paranoia. She thinks he's so scared of something that doesn't exist. 

Except. 

Except she can smell it in the air. There something wrong, something that doesn't click right. People have been behaving weirdly and out of character, murders and disappearances have skyrocketed and she can't silence the part of herself that's silently relieved he's taking care of the groceries. 

She wonders what will happen when the summer break ends and she'll have to decide between going back or staying home, feeding Akira's paranoia, getting even more involved in this craziness her sixth sense is telling her it's true - the more irrational part of herself, the primordial human being that needed to be acutely aware of every danger if they wanted to see another dawn and another and another, never relenting their watch because doing so meant being taken. 

"Everything will work out in the end," she tells herself. The police will do something. People will go back to normal, they just need the first breeze of autumn to cool their minds. She needs the comfort of those empty words, even if as she looks out of the window, there's a trashcan burning in the corner of the street and it has been burning for days now. She wasn't there, looking outside from her privileged viewpoint, when the firefighters had come. Akira was and he just looked as they feed the fire. 

He didn't tell her, of course. He prefers her to think him mad - he is mad, after all, along with the rest of the world - instead of shattering her sanity. 

And what could he tell her, after all? That demons have been awakened to break havoc on Earth and that's not even the first time? That they're sealed in this carousel of blood and pointless slaughter and despair. 

No, he can't tell her. Even if in a mad world, only the mads are sane, she doesn't need to know better. 

"Everything will work out in the end." She keeps saying it as a mantra, feeling the sense drain out of it. "And if it's not working out, it's not the end."

She doesn't know what's happening, she doesn't know this will never end. 

Akira clutches his fists, seals Amon deeper inside himself, refusing to let him out. He wonders if this time around it will change anything.

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Feb. 28th, 2021 01:06 pm
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DEVILMAN CRYBABY

100 parole
COW-T (Sagra): Luna Park

 

"Non penso dovremmo stare qui!" Akira punta i piedi davanti alla cancellata fatiscente. 

'Luna Park' recita la scritta in ferro battuto brunito, a mala pena illuminato dalla luce lattea della luna, ma le giostre devono essere chiuse da anni e il posto ha un'aria spettrale. 

"Andiamo, Akira, non mi dirai mica che hai paura?" 

Il ragazzo deglutisce e poi sì, annuisce, convinto, quasi sfidando l'amico a prenderlo in giro. 

"Sei un Devilman, maledizione, sei tu quello che dovrebbe infestare questo posto!" 

Ma Akira non cede. 

"Molto bene. Allora andrò da solo." 

Ryo corre dentro e Akira deve seguirlo. 

 
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 Devilman Crybaby 

Akira/Ryo

COW-T #10, w7, m2 (Wing!fic)

+ prompt di scorta (7 seconds - Youssou N’Dour ft. Neneh Cherry) 

Wordcount:


Le ali di Ryo sono bianche e candide e abbacinanti, talmente splendenti che Akira non riesce a vederle, i confini non sono nitidi, le piume indistinguibili tra loro. 

Gli occhi di Amon - gialli come lo zolfo, rossi come il fuoco dell’inferno e neri come il sangue - vedono tutto con anche fin troppa chiarezza. C’è la rada peluria attorno allo scheletro della piuma prima che questa diventi una penna vera e propria, soffice e calda, c’è la membrana dell’ala, sottesa e visibile dove una piuma si è staccata ed è volata via. 

“Sette secondi,” gli sussurra Ryo all’orecchio, “conta o diventerai cieco.” 

Amon - Amon dagli occhi gialli come lo zolfo, rossi come il fuoco dell’inferno e neri come il sangue, Amon dagli occhi che vedono tutto - ride. 

Non sai niente,” dice la parte del demone che è sopravvissuta alla fusione, “niente, Stella del Mattino.” 

“Non voglio rischiare,” dice Ryo.

“Rischiare cosa?” Chiede Akira, ignaro. 

“I tuoi occhi.” 

Il suo giocattolino.” 

“Comportati bene, Amon.” 

“Sempre, mio Signore.” 

Akira non capisce. 

Ma non c’è niente da capire.” 

“I sette secondi sono passati, Akira. Chiudi gli occhi.” 

Akira obbedisce, nonostante Amon stia ridendo e vagamente scherzando nel suggerirgli di non farlo e Ryo abbia gli occhi più tristi che Akira gli abbia mai visto. 

“Che succede, Ryo?” Akira riapre gli occhi e il suo amico è di nuovo qui, bianco e candido e abbacinante nel suo completo niveo. Akira dovrebbe chiedersi come mai sia sempre vestito di quel bianco accecante e insopportabile. 

“Niente, Akira, torna a dormire.” 

Akira chiude gli occhi, la testa piena di neri capelli spettinati posata sul grembo di Ryo, e dorme. 

Ci saranno altri sette secondi, più tardi e altri sette ancora un po’ più avanti. Di sette secondi in sette secondi fino alla fine del mondo. 

Non lo saprà mai, non è vero, mio Signore?” 

La Stella del Mattino scuote la testa, passando una mano in quel cespuglio indomabile che sono i suoi capelli. “No.” 

Sette secondi è tutto il tempo che hanno a disposizione insieme, l’unico tempo che gli è concesso dove Ryo può essere Lucifero e Akira può vederlo - non capisce, no, il suo cervello umano non è ancora abbastanza fuso con quello di Amon, non sono ancora due essere indistinguibili, anche se sono sulla strada giusta per diventarlo. 

Ma anche allora avrà soltanto sette secondi alla volta. Fino alla fine del mondo. 

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Fandom: Devilman Crybaby
Ship: Akira Fudo/Ryo Asuka
Rating: safe
Challenge: COW-T, w2, m3
Prompt: Ringo Starr - Pinguini Tattici Nucleari


"Ma questa sera ho solo voglia di ballare, di perdere la testa e non pensare più."

“Un’altra volta?” Chiede Akira, storcendo il naso. “Pensavo che il primo Sabba a cui mi hai portato avesse già provato la tua teoria.”

Ryo infila le mani nelle tasche del cappotto bianco. “Non stiamo andando ad un Sabba.” 

Akira corruga la fronte, ma non dice niente. Capire Ryo sta diventando ogni giorno più difficile e ogni tanto si domanda se sia rimasto qualcosa da capire. Se non stiano entrambi annaspando mentre vanno alla deriva, cercando disperatamente qualcosa che impedisca alla razza umana di venire sterminata. 

“E allora dove stiamo andando?” 

“A ballare.”
“A ballare?” 

“Sì.”
“Ma… e i demoni?” 

“Non possiamo fare altro al momento e restare in casa per continuare a girare intorno alla questione e sbatterci la testa…” Ryo sospira e chiude gli occhi. “Questa sera ho solo voglia di ballare, perdere la testa e non pensare più. Puoi accompagnarmi?” 

 

Cazzo sì, pensa Akira, in capo al mondo. 


 

* * * 


La discoteca è piccola e affollata. Non è il genere di posto che Akira avrebbe scelto nemmeno ora che è diventato un Devilman fondendosi con Amon, figurarsi quando era semplicemente uno studente. 

Nemmeno Ryo sembra troppo a suo agio - e dire che al Sabba sembrava quasi essere a casa propria.
“Ti va di uscire?” Chiede Akira, quando passano accanto a un capannello di ragazzi fermi sotto un cartello di divieto di fumo, intenti a passarsi un accendino, e Ryo quasi si piega in due tossendo. 

La musica è troppo alta e Akira deve ripetere la domanda almeno tre volte prima di decidersi ad afferrare Ryo per l’avambraccio e trascinarlo quasi di peso fino alla porta di uscita. 

Una ragazza dalla scollatura troppo evidente e il sorriso parecchio lascivo gli prende la mano e la trattiene un istante di troppo dopo aver applicato il timbro del locale, ma Akira la ignora, senza vedere la bocca di Ryo aprirsi in una “o” sorpresa alle sue spalle. 

“Perché non sei andato?” Chiede una volta fuori.
“Dove?” 

“Con la ragazza. Sembrava volerti portare in un vicolo e…” Ryo arrossisce e non termina la frase -ed è così fuori luogo che sia proprio lui a imbarazzarsi, lui che non sembrava avere nessun problema vedendo gente fare sesso davanti a loro, che ad Akira viene voglia di mangiarlo e ancora non capisce bene in quale senso. 

“Sei tu che hai bisogno di me stasera.”  

“Ma i tuoi impulsi primordiali…” Ryo lo fissa con uno sguardo un po’ perso, gli occhi spiritati e le guance arrossate contro dal freddo della sera. 

“Sei tu che hai bisogno di me stasera” Akira ripete e Amon quasi ringhia, e Ryo sorride e si lecca le labbra, lasciandole lucide di saliva, consapevole di quanto l’altro gli sia vicino e del fatto che non si stia perdendo nemmeno il suo più piccolo gesto. 

“Perché ho l’impressione che con te potrei rischiare davvero di perdere la testa? In senso letterale.” 

“Comunque non penseresti più, no?” Akira ghigna. “Potrebbe valerne la pena.” 

Ryo si morde deliberatamente le labbra, i denti bianchi che affondano nelle labbra rosee quasi al rallentatore, e si dice che deve essere impazzito. 

Non può. Non deve. 

Sarebbe sbagliato. 

Ma lo ama, no? 

Non è sempre stato questo il punto?

E poi tutto sta per finire. In un modo o nell’altro. 

“Potrebbe. Andiamo.” 

Ryo lo prende sottobraccio e si avvia. Che forse alla fine ha ragione lui. 


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