Jeans (cap 1)
Mar. 3rd, 2021 11:02 pmSUPERNATURAL
Dean/Sam
CW: incest
COW-T 11 (Sagra): 007. You already know the answer to the questions lingering inside your head.
Sam è cresciuto così tanto che l’orlo dei pantaloni gli arriva sopra le caviglie e Dean ha dovuto prestargli un paio di jeans.
Il problema è che Sam, quindici anni e venti centimetri di altezza guadagnati in un anno, quei jeans non se li toglie mai.
“Sono solo in prestito, hai capito?” Dean stringe le labbra, scuote la testa e mentre guarda Sam annuire, ‘sì, certo, certo’ sa già che non li rivedrà mai più.
“Pensi di tenerli anche per dormire?” Chiede John e Sam arrossisce fino alla punta delle orecchie perché odia essere preso in giro. Poi la sua faccia si contrae in un’espressione di determinata ribellione.
“Perché no, tanto la metà delle volte dormiamo in macchina.”
Dean vorrebbe poter dire di empatizzare con suo fratello, ma la realtà è che la fase della ribellione adolescenziale lui non l’ha mai passata. Ogni tanto vorrebbe solamente che Sammy la smettesse di essere così ostile, per quieto vivere.
John però non risponde e potrebbe non essere stato merito di Sam - o forse sì, ma tanto suo padre non lo ammetterebbe mai - ma quella notte si fermano a dormire in un motel.
Stanze triple non ce ne sono, neanche doppie con un divano sul quale Sam potrebbe dormire - ma ormai Sam è comunque troppo alto per non passare la notte a rigirarsi alla ricerca di una posizione comoda - così John storce il naso nel controllare le loro finanze, ma prende due stanze.
Se fossero delle persone normali sarebbe strano, non sono più due bambini che condividono il letto quando uno dei due fa brutti sogni - se fossero delle persone normali. Ma dopo due notti stretti nei sedili posteriori dell’Impala, schiacciati l’uno contro l’altro, testa contro piedi e le anche premute insieme, a cercare di districarsi del nodo di membra umane che sono ogni mattina, condividere un matrimoniale in una stanza d’albergo sembra quasi un paradiso.
Se solo non fosse l’inferno personale di Dean.
Sam nel sonno lo abbraccia, infila le gambe tra le sue, posa il viso sul suo petto, respira al ritmo del suo cuore e Dean ci ha provato a farlo smettere, a dirgli che andava bene quando era piccolo, che ora che è un’adolescente - e Dean, dall’alto dei suo diciannove anni, è un adulto, ah ah ah, se solo lo sentisse John - questo è un comportamento inappropriato, da ragazzine, da piscialetto. Ma per quanto abbia provato a fargli vedere ragioni, a prenderlo in giro per dissuaderlo, Sam non smette. Lo guarda con quell’aria da cucciolo bastonato, con quel labbro tremolante da ‘ti prego non mandarmi via’ e poi apre la bocca e, dannazione a lui, dice “Ma, Dean, io ho bisogno di te,” con quel tono supplicante che gli fa venire un tuffo al cuore e manda il suo sangue nelle regioni sbagliate del suo corpo.
Dean si chiede spesso cosa ci sia di sbagliato in lui, cosa diamine si sia bacato nel suo cervello a quattro anni, quando suo padre gli ha rifilato tra le braccia Sam e gli ha detto ‘prenditi cura di lui’ perché adesso ogni volta che Sam è tra le sue braccia nel suo cervello risuona come un mantra “miomiomiomiomio” solo che Sam non è suo affatto. Non lo è e nemmeno dovrebbe esserlo - è suo fratello, dannazione, suo fratello.
‘Affronta una notte alla volta,’ Dean si dice, stringendo i denti, mentre Sam slaccia il bottone dei suoi jeans - e Dean deve chiudere gli occhi e contare fino a dieci perché ha una visione di Sam che fa la stessa esatta cosa, solo che i suoi pantaloni sono addosso a lui e diamine, non adesso -, e poi lascia scivolare la stoffa giù, lungo le sue gambe chilometriche, per sfilarseli.
Fanculo. Una notte alla volta.
Dean afferra alla cieca lo spazzolino da denti e si chiude in bagno.
La stanza è affittata per una settimana, abbastanza perché John riesca ad ammazzare qualsiasi cosa siano venuti ad ammazzare in quel posto, per poi ripartire. Sarà la settimana più lunga della sua vita.
* * *
Sam si chiederebbe cosa ci sia di sbagliato in lui, ma il problema è che conosce già la risposta a qualsiasi variazione della domanda decida di uscire dal turbinio dei suoi pensieri e affacciarsi al suo cervello.
È innamorato di Dean.
Perché?
Beh, ma perché è Dean, - e chi non lo sarebbe?
Ora, se solo Sam fosse una persona normale - ah ah ah - il prossimo passo sarebbe vergognarsi a morte e sentirsi sbagliato e cercare di seppellire il sentimento sotto cataste di diniego. Siccome però l’ultima volta che era stato normale Sam aveva due mesi, aveva deciso di sondare il terreno.
Era una mossa idiota, ovviamente, perché Dean avrebbe potuto avere chiunque - ogni nuovo liceo consisteva in una fila di ragazze pronte a prendere il numerino e mettersi in coda per uscire con lui - per cui non esisteva nessun universo in cui Dean avrebbe preferito lui, il fratello minore, un ragazzino secco e allampanato senza tette né sex appeal. Però.
Però ci sono delle volte in cui Dean arrossisce, distoglie lo sguardo, imbarazzato, e in generale si comporta come qualcuno a cui potrebbe interessare quello che vede.
Sam gioca con il bottone metallico dei jeans - i jeans di Dean, oh, dannazione, sì, suo padre ha ragione, se potesse non li toglierebbe nemmeno per dormire, idiota che non è altro - e poi finalmente si decide a toglierseli.
Con la coda dell’occhio osserva Dean praticamente fuggire dalla stanza e lo stomaco gli si ribalta.
È perché…?
Sam raccoglie i pantaloni dalla moquette lisa della stanza e li piega con cura sulla sedia, prime di bussare alla porta del bagno, “Dean? Tutto bene?”
“Mh mh.”
“Sei sicuro?”
Dean spalanca la porta, le guance arrossate e la bocca ancora sporca di dentifricio. “Che cazzo di domande fai, Sammy?”
“Hai una faccia strana.”
“Non è niente,” dice, pulendosi il mento con la manica, “Andiamo a letto.”
Sam annuisce e cerca di non chiedersi se anche Dean abbia percepito come davvero suonano quelle parole nella sua bocca.