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Mar. 18th, 2020 11:58 pm
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 La Torre Nera 

COW-T #10 - week 6, missione 4 (doppio finale + post-apocalyptic dystopia)

Prompt di scorta: D1) “Stare con un’altra persona è complesso, perché non sarà mai noi.” (Diodato)

Wordcount:  3002 

 

Stare con un’altra persona è complesso, Susannah se lo ripete stringendo i denti. Stare con un’altra persona è complesso perché non sarà mai noi. 

Ma questa è una stronzata perché l’altra persona - le altre persone - sono lei. Odetta e Detta e Mia. 

No, d’accordo, Mia non è lei, Mia è il demone che la possiede, nascosto nelle pieghe della sua anima per fare da babysitter ad un bambino quasi del tutto umano. 

In ogni caso, Susannah non si può esattamente allontanare da lei, da nessuna di loro, perché se è vero che Susannah e Odetta e Detta e Mia sono tutte persone diverse, è anche vero che sono tutte nello stesso corpo. 

Stare con un’altra persona sarà pure complesso, ma almeno se dovessi litigare con Eddie potrei allontanarmi, pensa Susannah. 

Detta le urla un’oscenità all’orecchio, qualcosa su brutti cazzi bianchi a cui dovrebbe proprio smettere di pesare. 

Odetta è nascosta chissà dove, non si fa più sentire ultimamente, ma d’altro canto lei è la parte predominante di Susannah, lo stampo base per la nuova personalità, e non avrebbe comunque molto altro da aggiungere. 

Mia invece si abbraccia le gambe pallide - la stronza le ha ancora e non ha più intenzione di prestargliele - e si dondola sul posto, madre mancata. 

Il bambino piange nella culla, mentre le infermiere infernali si accalcano intorno a lui. 

Zoccole maledette, urla Detta, e Susannah non può certo darle torto. 

Vede la pelle dei loro visi, maschere tese dai bordi scollati e il pelo rossiccio di quelle pantegane malaticce che spunta in ciuffi attraverso le pieghe.

“Devi nutrirlo,” le si avvicina una di quelle carogne, tenendo quel… quel coso in mano e Susannah prova contemporaneamente ribrezzo e istinto materno. 

Lascialo crepare, uggiola Detta, lascia crepare quello spruzzo di cazzo bianco che ci hanno piantato in pancia. 

Non ti azzardare, quello di Mia è un poco più di un sussurro. Non ti azzardare a provarci. 

Mia non può fare proprio un accidenti, non debole com’è, non adesso che il bambino è nato e nulla se non la sua flebile volontà la lega al corpo che sta possedendo. 

Susannah pondera se ascoltare Detta. Se quel bambino dovesse morire prematuramente poi non potrebbe uccidere Roland. 

Ma è comunque suo figlio e lei ha sofferto per metterlo al mondo. 

Susannah lo prende tra le braccia e se lo attacca al seno e il bambino sugge, disperato, con foga, fino a farle male e romperle la pelle. Mordred si nutre di latte e sangue fino ad esserne pieno e Susannah vorrebbe vomitare. 

Cosa ha messo al mondo? 

L’infermiera murina fa per prenderle il bambino di mano e questa è la sua opportunità, l’unica che le capiterà mai prima che la ammazzino e la gettino in un fossato o in un burrone o la diano in pasto a quegli esseri mangia uomini di cui il Re Rosso si circonda. 

Susannah afferra il colletto dell’uniforme dell’infermiera, una cosa biancastra che sembra raccattata tra i costumi di scena di una compagnia teatrale di quart’ordine, e la usa come leva per sollevarsi abbastanza da afferrare un bisturi alle sue spalle, che altrimenti sarebbe stato troppo lontano.. 

La pantegana lancia uno squittio, sorpresa, ma Susannah le pianta la lama nel collo, proprio nel punto in cui la sua maschera di pelle umana lascia scoperta la striscia di pelo sottostante, e quella crolla a terra come un burattino a cui abbiano tagliato i fili. 

Il mio bambino! strilla Mia, ma Susannah ha già teso il braccio per afferrarlo, ringraziando i riflessi da pistolero. 

Le due infermiere tentennano. Da un lato dovrebbero prenderle il bambino, dall’altro la loro compagna è appena morta e Susannah ha ancora in mano il bisturi sanguinolento.
“Ci ucciderà,” dice una. 

“Lei o il Re Rosso se le permetteremo di fare del male al bambino?” chiede l’altra. 

Finisce ancora più in fretta di quanto tutte avrebbero pensato.
Susannah sarà pure una pistolera dalla mira provetta, ma anche con una lama non se la cava male e le due si ritrovano morte sgozzate sul pavimento. In ogni caso è più clemente dell’ira del loro padrone. 

Susannah posa Mordred sul letto e si puntella sulle mani per lasciarsi cadere a terra. 

Afferra il bisturi dal collo dell’ultima morta, cercando di scalzarlo dalla clavicola in cui si è andato a incuneare, ma è inutile. O beh, tanto da terra non avrebbe potuto fare molto danno. 

Mia però la costringe a fermarsi prima ancora che possa iniziare a strisciare. 

Prendi il bambino, le dice. Prendi il bambino e avrai le mie gambe per fuggire. 



Susannah prende il bambino
Susannah non può credere alle proprie orecchie. Non è facile stare con un’altra persona, sto cazzo! Quella stronza infernale non ha mosso un muscolo per aiutarla prima e ora vorrebbe…. 

Ti prego.

Ma quello è anche il suo bambino in fondo. 

D’accordo.

Mia tira un sospiro di sollievo e chiude gli occhi, li strizza cercando la concentrazione. 

Susannah sente i monconi formicolargli, quasi dolorosamente e quando apre gli occhi per guardare, la linea di demarcazione tra il colore della loro pelle è molto più sfumato. 

Diventerai una stronzissima bianca anche tu! Urla Detta, ma ormai né Mia né Susannah ci fanno più caso. 

Susannah si solleva, estrae il bisturi dal collo dell’infermiera senza fatica, ora che ha anche la forza di gravità dalla sua, e prende in braccio il bambino. 

Attenta a non fargli male! strilla Mia. 

Lo so, non sono stupida. 

Su questo avrei qualcosa da ridire, sghignazza Detta. 

Un cigolio e la porta si apre. 

 Trattiene il fiato. Lo trattengono tutte. 

“Susannah?” chiede Jake e Padre Callahan, subito dietro di lui, le guarda le gambe nivee che spuntano da sotto il camice di carta - residuo bellico di tempi che furono. 

“Quasi,” Susannah dice e la voce le trema. “Diciamo che è più una… collaborazione. Settanta Susannah, trenta Mia. E comunque Mia è dalla nostra parte adesso.” 

Jake annuisce - può bastargli -  ma padre Callahan chiede: “Lo è?”

“Vogliono portarmi via il mio bambino,” è la bocca di Susannah, ma sono le parole di Mia. 

“Hai un’arma?” chiede Jake e lei mostra il bisturi insanguinato e sbeccato, pensando ai piatti di Oriza chiusi nell’armadietto di una stazione, assolutamente inutili, ma almeno al sicuro.

“Allora andiamocene prima che ne arrivino altri.” 

Le fanno strada, pistole spianate, e Susannah cammina incerta su quelle gambe non sue. Per buona sorte non incontrano nessuno se non i cadaveri che si erano lasciati dietro Jake e Padre Callahan. 

 

- - - 

 

Sono entrati a New York, ma escono in un’altra dimensione. Sono di nuovo nel Medio Mondo. E devono allontanarsi da quel posto in fretta. 

Camminano fino allo stremo, fino alla notte, poi si fermano per dormire e mangiare quel poco che hanno trovato. Non possono nemmeno sperare di tornare andando a contezza nella notte, non ora che sono di nuovo nel Medio Mondo, nel mondo che è andato avanti. 

Susannah tiene in braccio Mordred 

Il bambino apre gli occhi - occhi azzurri, occhi di ghiaccio, occhi di Eld. 

“È figlio di Roland,” realizza Jake, guardandola stupito e per poi tornare a guardare avanti e arrossire. Forse non avrebbe dovuto dirlo, ma se ne renderanno tutti conto comunque, quando lo vedranno. Se lo vedranno. 

“Sì!” Mia rivela, quasi con un soddisfazione, che quella si diverte a seminare zizzania. 

“Non ci sono andata a letto,” Susannah deglutisce, quasi dovesse dare giustificazioni. 

“Non volevo dire… “

“No, ma l’hai pensato.” 

“Scusa.” 

“Non importa. Non c’è niente di cui tu debba scusarti.” 

Roland capirà subito come sia potuto accadere - come Mia che era donna, abbia raccolto il suo seme e poi Mia, che era uomo lo abbia svuotato in Susannah - perché Roland è del Medio Mondo e perché Roland sa di non essere andato a letto con lei.

A Eddie dovrà spiegarlo, probabilmente, perché Eddie penserà la stessa cosa che ha pensato Jake, la stessa cosa che sta ancora pensando Padre Callahan che di peccatori ne ha visti parecchi e anche se ha scoperto di essere il personaggio di un libro, si attiene ancora alla logica del rasoio di Occam. 

Spera solo che Eddie capisca alla fine. 

Spera solo che Eddie capisca abbastanza in fretta da evitare di spezzarle il cuore. 

 

- - - 

 

Eddie capisce e capisce anche abbastanza in fretta, ma è difficile accettare. 

Mordred è umano, quasi completamente, ma è anche un cambion e qualcosa di Mia deve essere rimasto dentro di lui perché non cresce alla stessa velocità di un bambino normale - e d’altro canto nemmeno la sua gestazione era stata normale. 

Mordred cresce a chiama ‘mamma’ Susannah - e Mia e Detta e Odetta, il figlio di una cooperazione di madri, anche se Detta a volte esagera con le parolacce e per Mia lui non ha mai fatto nulla di male nemmeno quando cerca di fare fuori Oy e Susannah gli dà uno schiaffo e Jake quasi non gli rivolge la parola per due settimane. 

Mordred cresce e  chiama Roland ‘padre’ e Roland, che mai nella vita si sarebbe aspettato di generare un figlio, perde un battito del proprio cuore ogni volta. 

L’ultimo pistolero gli insegna a tenere in mano una pistola, perché lui è un figlio di Eld in ogni caso e dovrà diventare un pistolero - o per lo meno uccidere il proprio spirito provandoci. 

Il bambino sembra nato per questo, per tenere in mano una pistola, anche se ha poche settimane - o forse sono mesi, nel Medio Mondo adesso scorre in maniera diversa - e a mala pena dimostra sette anni. 

Mordred chiama Jake, che ormai dovrebbe averne compiuti dodici se solo potessero sapere che giorno è, ‘fratello’ e Jake gli perdona il tentativo di decapitazione di Oy, come il gesto scriteriato di un bambino che non ha idea di cosa stia davvero facendo. 

Nessuno di loro ha preso in mano un saggio sul peso e la differenza di nature e nurture, ma tutti sanno abbastanza per capire che sebbene quel bambino sia nato malvagio, non c’è nessuna necessità che lo rimanga. 

Padre Callahan gli recita la parola dell’Uomo-Gesù tutte le sere e Susannah, che non è mai stata questa grande credente, glielo permette volentieri. 

Eddie ci prova, giura che ci prova a considerare la sua una famiglia allargata. Gli è andato bene in fondo che Susannah si facesse violentare da un demone per salvare le loro pellacce, no? 

Adesso dovrebbe andargli bene che il frutto del concepimento viva tra loro. 

Solo che se Mordred avesse la pelle nera, coriacea e squamosa di un serpente, invece che color caffellatte - quel amalgama tra il bianco candido che doveva essere Roland prima di venire cotto dal sole del deserto e la tonalità calda come cioccolato di Susannah - se avesse le corna e gli occhi rossi invece che deliziosi riccioli scuri e occhi di azzurri come il ghiaccio, se fosse un po’ più demoniaco e un po’ meno Roland… allora forse Eddie non farebbe tanta fatica. 

Si dà dell’idiota, perché Susannah dorme ancora accanto a lui la sera, anche se lui non la tocca, e lo sa benissimo che tra lei e Roland non è successo nulla, assolutamente nulla. 

Eppure si sente escluso, come se stesse osservando la scena attraverso un vetro.
La sua famiglia, il suo ka-tet è lì e lui non può raggiungerlo. Per lui non c’è posto. 

Mordred non ucciderà fisicamente Roland, ma forse lo scopo è stato raggiunto lo stesso.

Se il ka-tet si scioglie, non raggiungeranno mai la Torre Nera.



Susannah non prende il bambino
Susannah non può credere alle proprie orecchie. Non è facile stare con un’altra persona, sto cazzo! Quella stronza infernale non ha mosso un muscolo per aiutarla prima e ora vorrebbe…. 

Ti prego. 

Fottiti! 

Mia piange, ma Susannah la ignora e continua a strisciare. 

La porta si apre e lei trattiene il fiato. Lo trattengono tutte. 

“Susannah?” Chiede Jake e subito dietro di lui compare Padre Callahan. “Stai bene?” 

Susannah annuisce, ma sente calde lacrime rigarle le guance. Questo non era il modo in cui si sarebbe aspettata di avere dei figli. 

“Hai un’arma?” chiede Jake e lei indica il bisturi piantato nel collo dell’infermeria, pensando ai piatti di Oriza chiusi nell’armadietto di una stazione, assolutamente inutili, ma almeno al sicuro.

“Andiamocene prima che ne arrivino altri,” dice lei, cercando di strisciare verso di loro.  

“Il bambino…?”

“Lascialo, Jake.” 

“Ma -”

“Ho detto lascialo lì. Non lo voglio vedere.” 

Padre Callahan strizza le labbra contrariato, ma Susannah pensa che la sua religione possa benissimo ficcarsela nel culo al momento. È già stata sufficiente la sua interferenza per non farla abortire. 

Jake invece spalanca gli occhi chiari e deglutisce spaventato. “Dovremmo…” ucciderlo? Non lo dice, ma la domanda rimane sospesa nell’aria e Padre Callahan lo guarda come se avesse ricevuto uno schiaffo. 

Jake è terrorizzato,  dalla risposta,  ma anche dall’aver posto la domanda. Che genere di persona sono se penso di uccidere un bambino? Susannah glielo vede scritto sul volto. 

“Dovremmo,” risponde lei, “ma non lo farò, né ti chiederò di farlo.” 

Jake esala il respiro che stava trattenendo e la pistola ancora spianata gli trema in mano.

“Bene.”

“Bene.”
“Andiamo.” 

Padre Callahan se la carica in spalla, cercando di toccarla il meno possibile, quasi che quella conversazione - anche solo parlare di uccidere un bambino, un ‘essere innocente’,  e Susannah sbuffa internamente perché quello è figlio di un demone, ‘fanculo, dovrebbero esorcizzarlo - gli abbia sporcato l’anima. 

Quando si chiudono la porta alle spalle, Mordred comincia a piangere, urla e singhiozzi a pieni polmoni e nella testa di Susannah le urla di Mia fanno da contro canto.

Stai abbandonando il mio bambino! Torna indietro! Ti prego! Farò tutto quello che vuoi! Ti prego! Ti prego!  

Susannah la ignora, indurisce il proprio cuore e cerca di concentrarsi sull’immagine del sangue sulla bocca del bambino. 

 

- - - 

 

Sono entrati a New York, ma escono in un’altra dimensione. Sono di nuovo nel Medio Mondo. E devono allontanarsi da quel posto in fretta. 

Camminano fino allo stremo, fino alla notte, poi si fermano per dormire e mangiare quel poco che hanno trovato. Non possono nemmeno sperare di tornare andando a contezza nella notte, non ora che sono di nuovo nel Medio Mondo, nel mondo che è andato avanti. 

Camminano fino a trovare il Vettore, sperando che Eddie e Roland siano dunque riusciti a comprare il terreno con la Rosa e non parlano. 

Susannah legge nello sguardo di Jake qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere. Sono davvero un pistolero? Si chiede il ragazzo e Susannah vorrebbe solo abbracciarlo e dirgli che va tutto bene.
Mia lo strozzerebbe, come hai osato brutto figlio di puttana anche solo pensare di torcere un capello al mio bambino! Ti ucciderò nel sonno! e Susannah spera davvero che non decida di fare comunella con Detta perché adesso le due voci si assomigliano parecchio. 

“Era davvero un demone?” Chiede Padre Callahan guardandosi le mani. 

Ne ha uccisi parecchi lui, uomini bassi e vampiri. Quel mostro non sarebbe dovuto essere diverso. 

“Sì,” risponde Susannah. 

“No,” risponde Mia. 

Jake inclina la testa senza capire. 

“Non vuoi dirglielo di chi è figlio?” Mia è maligna, vendicativa, parla attraverso la sua bocca e Susannah non riesce a zittirla abbastanza in fretta. 

“Dillo che è di Roland, che non volevi che Eddie lo vedesse, per questo lo hai voluto lasciare lì!” 

Susannah si sente come se Blaine il Mono avesse deciso di passarle sopra e ridurla in poltiglia. È troppo stanca per questa conversazione, per tutte le spiegazioni.

“Loro lo sanno chi sei, Mia,” dice Susannah con voce stanca. “Sanno che se sei qui non è certo perché sono andata a letto con Roland, per l’Uomo-Gesù!” 

Jake annuisce e Padre Callahan con lui - anche se Susannah sembra calma e Mia inoffensiva, dubita che la personalità meno gentile della donna avrebbe avuto remore a tagliare il cazzo di Roland e servirglielo a colazione dopo aver capito che aveva passato la notte insieme a Rosita. No, non è quello il genere di relazione che li lega. 

“Il figlio è di Roland però, su questo non mento!” Mia strilla e Susannah alza gli occhi al cielo. 

“Il demone è sterile e può cambiare sesso. Chi si ricorda che Roland ha detto di averne scopato uno per proteggere Jake? Ma guarda è la stessa stronza che ora abita la mia testa!” Susannah parla a Mia più che agli altri, aggressiva, cercando di risputarla in un angolo del suo cervello dove non faccia danni. 

Jake serra la mascella e Padre Callahan tace, ma entrambi sanno che Susannah dice il vero. 

Mia si ritira nel suo lutto e piange. 

 

- - - 

 

Eddie lo capisce non appena lo vede. 

Non sa come sia possibile, lui è arrivato prima di Odetta, sono sempre stati insieme e sa che non c’è stata occasione perché questo sia avvenuto - deve essere opera del demone - ma quello… quello è il figlio di Roland. 

Senza dubbio alcuno. 

Non sa come sia possibile, perché non possono essere passate più che alcune settimane, mesi al massimo, eppure quel bambino dimostra già sette anni  - non deve essere cresciuto alla stessa velocità di un bambino normale, ma d’altro canto nemmeno la sua gestazione era stata normale - e i suoi occhi hanno spietatezza molto più antica. 

Susannah gli tira contro un piatto, uno solo, e lo manca. Lei che non ha mai mancato nulla in vita sua, nemmeno una mosca.
Ma come può uccidere suo figlio? 

“Madre,” dice Mordred e guarda Susannah.

“Padre,” dice Mordred e posa lo sguardo su Roland. 

“Ci rincontreremo.”

La sua pistola non ha il calcio in legno di sandalo, ma spara ugualmente. 

Manca Roland di qualche centimetro - Roland che non si muove e non prova a difendersi e lo aspetta come aspetterebbe il ka - prima di voltarsi e andarsene insieme agli uomini del Re Rosso.

Non è ancora pronto, ma lo sarà presto. 

Susannah si chiede se senza Roland saranno in grado di raggiungere la Torre Nera. Se senza Roland saranno ancora ka-tet. 

Ha la sensazione che lo scoprirà in fretta. 

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