danzanelfuoco: (Default)
[personal profile] danzanelfuoco
BNHA 
Todoroki Shouto/Bakugou Katsuki/Midoriya Izuku (+ hinted Endeavour/Hawks)
 
Cow-T 13, w5, m3 - poly, la triade

TW: menzioni di omorashi (per scherzo, ma se vi fa schifo leggere di pipì evitate)
 



Endeavour sapeva che come padre era essenzialmente un fallimento e prevalentemente era perché Shouto non perdeva occasione per ricordarglielo ogni volta che lo vedeva. Se non altro almeno adesso Enji si poteva dare una metaforica pacca sulla spalla per aver smesso di negare con tutte le sue forze che non fosse così.
 

Shouto era abbastanza educato da non dirgli “sei un padre di merda”, ma forse Enji lo avrebbe preferito al muto e gelido distacco con cui il figlio lo guardava, come se fosse tappezzeria. 

“Sono qui solo per imparare a usare il mio quirk.” 

Enji osservava suo figlio e i due ragazzini che si era portato dietro a traino. Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku. Il primo aveva vinto il Festival dello Sport per il suo anno, il secondo era il protetto di All Might. 

Endeavour si sarebbe compiaciuto di essere riuscito a strapparlo dalle grinfie dell’avversario, ma All Might non era più un eroe ed ad Enji non sembrava più questa grande vittoria, perciò aveva sospirato, cercando di capire come poterlo allenare al meglio. Almeno il quirk di Bakugou aveva a che fare con il fuoco. 


-


Endeavour era stanco, dannatamente stanco. Shouto si rifiutava di parlargli di nulla che non fosse il suo allenamento ed Enji, stanco di rimbalzare contro quel muro di ghiaccio, lo aveva affidato a Burnin per la giornata, lui e gli altri due ragazzini che non sembravano staccarsi da lui nemmeno per andare in bagno. 

Il che lo riportava al qui e ora, perché Endeavour, stanco e stiracchiato in ogni direzione, aveva deciso di andare personalmente a cercare il figlio, dopo che Burnin gli aveva detto di aver dato ai ragazzi il via libera per la giornata. Enji aveva iniziato dal dormitorio dove li aveva alloggiati - tutti e tre insieme, perché Shouto aveva insistito per non avere un trattamento di favore -, poi era passato alla palestra, perlustrando tutti i piani, persino gli uffici, fino a trovarli, effettivamente, in bagno. 

“Ti dispiace?” Sentì la voce di suo figlio venire da un cubicolo e aggrottò le sopracciglia. 

“Ma che cazzo!” La voce di Bakugou, brusca e rabbiosa come al solito. “È tutta roba che abbiamo già visto comunque, se devi pisciare fallo!” 

“Kacchan, andiamo,” la voce di Midoriya, leggermente supplichevole. 

Venivano tutte e tre dallo stesso cubicolo. 

Erano in bagno insieme? 

“Non sapevo avessi questo kink, Katsuki,” di nuovo Todoroki, “fa schifo.”

“Fottiti,” Bakugou ringhiò, “Non sai nemmeno cosa sia un kink.” 

“Ho internet, come pensi che sappia fare...” Doveva avere fatto un gesto, perché non aveva finito la frase, ma aveva ricevuto comunque una reazione, un “Umpf,” irritato da Bakugou e un “oh,” da Midoriya. 

Enji stava trattenendo il fiato, stava cercando di non andare a fuoco dall’imbarazzo.   

“Possiamo tornare al motivo per cui siamo qui?” Bakugou riprese, terra a terra. “Che non è il fatto che tu debba pisciare.” 

“Guarda che i bagni sono fatti per questo,”  Shouto sbuffò. 

“Non è quello che abbiamo fatto l’ultima volta.” 

Ti prego, fa che sia droga, pensò per un istante Enji, prima di darsi dell’idiota.

“Ti ho avuto nel culo, pensi che qualcuno qui si scandalizzi?” 

Non era droga. 

“Kacchan!”
“Che c’è, mica siamo in pubblico!” 

Era una fortuna che Endevour stesse già cercando di fare il meno rumore possibile e che avesse il suo quirk sotto controllo perché altrimenti sarebbe esploso. Suo figlio e Bakugou... Non era possibile, fu la prima cosa che gli venne in mente. E poi: certo che non è possibile. Suo figlio e Bakugou e Midoriya. 

Uno non diventa l’eroe numero uno della sua nazione senza avere un minimo di doti investigative, senza essere in grado di fare due più due da mezze frasi sussurrate.
In tre. 

“Sei tu che non sei voluto andare in infermeria perché tuo padre non lo venisse a sapere, no?” Bakugou parlò di nuovo ed Enji, ancora un po’ sconvolto, quasi si perse la parte più importante. 

“L’urina è utile per le bruciature,” cercò di ricordare Midoriya. 

“Non piscerò sopra la sua bruciatura. E non lo farai nemmeno tu, Deku,” Bakugou disse con fare sbrigativo, “Hai fregato della pomata dall’infermeria, andrà più che bene.” 

“Grazie al cielo,” Shouto suonava sollevato, “Poi è per le bruciature di medusa, Izuku,” lo corresse Todoroki, “e sono abbastanza sicuro che neanche in quel cosa funzioni.” 

“Allora, facci vedere il braccio,” Bakugou ordinò, “e smetti di trovare scuse per procrastinare.” 

Endeavour rimase ad ascoltare mentre suo figlio imprecava per il dolore, Bakugou imprecava perché era Bakugou e Midoriya cercava di essere utile. Rimase fermo immobile fino a che non ebbero finito di medicarlo, fino a che Midoriya non annunciò “Fatto!”, fino a che Bakugou non disse, “Penso che ci meritiamo almeno un bacio.”
Fino a che suo figlio non rispose, “Mi sembra più che giusto.” 

Poi Endeavour, l’eroe numero uno del Giappone, scappò. 


-


Per prima cosa aveva tentato di parlare con suo figlio. Gli sembrava la cosa migliore. 

“Ti prego, non cercare di fare il padre adesso,” Shouto lo aveva liquidato. 

Quindi aveva cercato di capirne di più - mezzo terrorizzato dalla prospettiva - chiedendo a Midoriya quale fosse il suo rapporto con il figlio. 

Midoriya aveva balbettato qualcosa, era diventato tutto rosso e si era scusato, fuggendo, balbettando qualcosa di incomprensibile da cui Enji riuscì a malapena a distinguere la parola ‘amici’. 

Amici. 

Sì, come no. Enji si rifiutava anche solo di riportare alla mente la conversazione che aveva sentito in bagno. 

Quindi Enji si era domandato se Bakugou sarebbe stato più sincero - esplicito, forse fin troppo, ma sincero. 

“Fatti i cazzi tuoi, vecchiaccio.”
E lui si sarebbe dovuto ritrovare questi due come generi? 


-


Endeavour avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlarne. Non era che potesse esattamente andare da uno dei suoi sottoposti e sfruttarli come supporto psicologico. Non erano pagati per quello. 

Pensò per un istante di andare da Fuyumi - sua figlia era sempre stata piuttosto comprensiva nei suoi confronti, sempre in fondo pronta a perdonarlo, per cui Enji si disse certo che lo avrebbe ascoltato. 

Eppure qualcosa lo tratteneva, il fatto che da quando se ne era andato da casa, Natsuo fosse sempre più presente in casa e lui non avrebbe voluto essere di disturbo. E certamente non poteva parlarne con Natsuo - non sarebbe rimasto seduto al tavolo nemmeno per il tempo di salutarlo, figurarsi per ascoltare quello che aveva da dire. 

Con un sospiro, Enji si disse che sarebbe stato meglio continuare a lavorare - la burocrazia non si fermava mai e lui era sempre indietro. Per una volta non avrebbe appioppato all’ennesimo stagista i report da compilare. 

Sbatté la testa contro il legno della scrivania, domandandosi se non valesse la pena dare fuoco a tutto, compreso sé stesso. 

“Giornata dura?”
Enji sollevò la testa. Sulla soglia, mollemente appoggiato allo stipite, stava Hawks, mani in tasca, sguardo divertito. 

“Non ne hai idea.” 

“Ti va di parlarmene?” 

Enji pensò al suo appartante vuoto, a Shouto, a Natsuo, allo schifo che aveva fatto diventare la sua vita. 

“Dai,” Hawks lo sospinse, “puoi offrirmi la cena, per il disturbo.” 

Enji sorrise, rinfrancato per un istante. “Andiamo.” 

Profile

danzanelfuoco: (Default)
danzanelfuoco

April 2025

S M T W T F S
  123 4 5
6789101112
13141516171819
20212223242526
27282930   

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated May. 13th, 2025 11:36 am
Powered by Dreamwidth Studios