Mar. 24th, 2023

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ORIGINALE
Cow-T 13, week 5, missione 2: Briscola 



Siedono ad un tavolo al centro dell’universo. Le galassie si muovono attorno a loro, le stelle pulsano, brillano e muoiono.
 

“DAI LE CARTE?” Chiede LEI. 

lei annuisce e mescola il mazzo. 

È una delle tante partite che hanno giocato, una delle innumerevoli che sono destinate a giocare per il resto dell’eternità, perché l’universo non ha una fine e non ha un principio. Negli eoni il gioco è cambiato - una volta sarebbero potuti sembrarvi dadi, dodici numeri mancavano di sfumature. 

- , o forse è sempre stato lo stesso.

taglia,” lei posa il mazzo sul tavolo, esattamente al centro, alla stessa distanza tra loro. lei e LEI. 

LEI solleva metà del mazzo e la lascia ricadere accanto all’altra. 

lei distribuisce tre carte a testa, poi ne gira una settima, infilandola sotto il mazzo. 

“SPADE” LEI nota e, nonostante le sia un seme favorevole, non c’è un sorriso sul suo volto - non ci sarebbe nemmeno se potesse sorridere, se tutto questo non fosse soltanto un vuoto e meccanico modo per decidere. Forse ve lo state immaginando, forse è più facile che affidare tutto alla casualità, a credere un gioco non esista affatto. 

spade,” lei annuisce, come se i semi contassero qualcosa, e attende che l’altra scelga la prima carta. 

LEI posa sul tavolo un sei di denari. 

lei pondera, e poi butta un quattro di coppe. Non sembra niente di serio, non una gran perdita se non uno scambio di carte senza valore. 

Da qualche parte nel mondo uno sbalzo di corrente cancella un file da un computer. 

LEI prende le due carte, le volta a testa in giù, posandole accanto al proprio gomito - o quello che ci immaginiamo potrebbe esserlo - e poi ne pesca un’altra dal mazzo. 

Pondera le carte che ha in mano e poi LEI mette giù un sette di denari. 

lei potrebbe. Sono sciocchezze, sono i battiti delle ali di una farfalla e lei potrebbe evitare uragani. Ma la partita è su una scala più grande di una singola persona, di una singola città, persino di una singola regione. lei lascia, mette giù un due di bastoni. 

E una placca tettonica si muove, si assesta. Forse ci sarà un terremoto. 

LEI continua con le inezie, posa un sette di coppe nello spazio tra loro. A lei potrebbe quasi sembrare una presa in giro se soltanto LEI non fosse sempre mortalmente seria. 

Così lei continua a lasciarle vincere cose inutili e butta un cinque di bastoni. 

Un ponte crolla. Sono le tre di notte, sopra non c’è nessuno. 

LEI forse ha finito le carte senza valore, forse vuole solo movimentare un po’ la partita. Mette giù il cavallo di coppe. Inarca un sopracciglio. ALLORA? Sembra chiederle con gli occhi - buchi neri di non esistenza. 

lei inclina la testa e poi prende quei miseri tre punti con un quattro di spade. 

Un tecnico di laboratorio si addormenta sul suo computer, e si dimentica di controllare la sua coltura batterica. Domani scoprirà che bastava tenere le cellule in infusione due ore in più per avere il  risultato che si aspettava. 

lei valuta le proprie carte. Serafica, gioca un sette di bastoni. 

Fa parte del gioco, LEI lo sa. Le lascia il cavallo di denari. 

In una landa arida e deserta viene scoperta una falda acquifera. Ci sono grida di gioia ora che il raccolto non seccherà nei campi. 

Tocca di nuovo a lei, ha preso poche carte, ma tutte con un valore molto più alto di quelle che ha ceduto. Ora mette sul tavolo il fante di bastoni. È un azzardo, certo, ma non può fare altro.
LEI sorride e posa sul tavolo il tre dello stesso seme. Le carte finiscono dalla sua parte. 

Un treno deraglia. Lanciato a tutta velocità sui binari, si rovescia. Questo non era vuoto. È l’ora di punta.

LEI è in vantaggio adesso. Non contano le carte, non ce n’è bisogno, non quando entrambe sanno perfettamente cosa sta accadendo e dove e perché. Sceglie tra le tre carte che ha in mano il cinque di coppe. 

lei storce il naso, una smorfia di disappunto. Non può fare altro che prendere con il cinque di spade, la carta più bassa che ha. 

La donna decide che se all’incrocio troverà il semaforo rosso, svolterà alla traversa prima per fermarsi a perdere il latte. Il semaforo è verde e la donna torna a casa prima. Suo marito si sta sentendo male e lei chiama l’ambulanza appena in tempo. 

Rimpiangendo di non averla pescata alla mano prima, lei mette sul tavolo il quattro di bastoni 

LEI schiocca le labbra, le dita che scorrono sul bordo superiore delle tre carte, indecisa. Poi ne sceglie una e prende con il cavallo di bastoni. 

Sente il naso che gli pizzica. Gli sta venendo un raffreddore, dannazione. La settimana dopo, quando in casa sua ci sarà una perdita di gas, non sentirà l’odore. 

LEI scarta il sei di coppe

lei sorride e mette sul tavolo il tre dello stesso seme, dieci punti. 

Il trattato di pace, che sembrava sul punto di saltare, viene firmato. 

Poi senza lasciarsi prendere la mano, lei torna sulla difensiva, mettendo sul tavolo il sei di bastoni. 

LEI sbuffa e le lascia il tutto, scegliendo di risponderle con il due di denari 

L’albero cade verso nord-est con la giusta angolazione perché l’eco del suo rumore non generi una valanga. Gli sciatori ignari continuano a gareggiare. 

Sono a metà partita ora e lei è leggermente in vantaggio. Un punto solo e lo sa che non è molto, lo sa che non vuol dire che vincerà la partita. Metà delle carte scartate e solo trentuno punti, significa anche che le carte grosse, le grosse decisioni verranno prese adesso. 

lei pesca, riporta a tre le carte nella sua mano e poi sceglie di mettere sul tavolo il sei di spade. 

LEI le cede il fante di coppe con uno sbuffo divertito, come se essere costretta a darle quei punti fosse qualcosa che non si aspettava. Come se tutte le loro partite non fossero state giocate ancora e ancora e ancora. Quante combinazioni possono mai esistere con quaranta carte? 

Questa partita è stata già giocata - con poste diverse - un infinità di volte; è la vecchia questione della scimmia, della macchina da scrivere e dell’opera completa di Shakespeare. 

Non vuol dire che sia un gioco scontato. Non sapranno quale partita sia finché non l’avranno giocata del tutto. 

lei gioca ancora, il sette di spade questa volta e LEI si morde il labbro indispettita quando deve rinunciare all’asso di denari. 

Il vantaggio di lei ora è molto più pronunciato. E lei sceglie di continuare a usare le sue briscole, posando il due di spade sul tavolo. 

LEI le lascia il re di denari, meno indispettita di prima, ma consapevole di stare perdendo. 

Poi lei finisce le spade o forse vuole darle un po’ di respiro, permetterle di raggiungerla se può. Dopotutto le partite migliori sono quelle dove il risultato non è scontato. lei posa il due di coppe in mezzo a loro. 

LEI ghigna quando lo prende con l’asso. 

Un granello di sabbia finito tra gli ingranaggi sette partite prima ingolfa il motore e blocca il macchinario. Il macchinario è una diga. L’inondazione coinvolge l’intera valle. 

LEI mette giù il fante di denari. 

lei prede con il fante di spade. 

La partita è più veloce ora, più rapida. 

ogni carta un atto di creazione e distruzione, piccoli spostamenti, microscopiche decisioni che cambiano le sorti del mondo. 

lei è costretta a cedere il re di coppe e LEI lo prende con l’asso di spade. 

Morte, distruzione. 

LEI scarta il re di spade

lei cede l’unica carta che non le peserebbe perdere e getta il cinque di denari 

Piccole cose, effetti domino che si amplificano nel tempo. Trappole piazzate che potrebbero o meno dare frutto. 

LEI butta il re di bastoni, lei sorride e prende con l’asso dello stesso seme. 

Vita, rigogliosa nascita, proliferazione. 

Sono verso la fine, non ci sono più carte da pescare e lei mette sul tavolo il cavallo spade. LEI le lascia il quattro di denari e quando poi lei getta il tre dello stesso seme, LEI sogghigna e usa il tre di spade - la briscola - per vincere venti punti. Per vincere. 

Non c’è bisogno di contare le carte. Il punteggio è sempre stato chiaro a entrambe per tutta la partita. 

LEI vince. Questa volta. 

Briscola. Sono bruscolini, briciole. Sono fondamentali. 

lei getta il suo mazzetto al centro del tavolo, poi inclina la testa, attendendo che LEI faccia la stessa cosa.

dai le carte?


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HANNIBAL 

Margot/Alana - Alana/Hannibal - Hannibal/Will

canon divergence s2 

Cow-T #13, w5, m3 - poly - La U 

 


Quando Hannibal le aveva detto di non essere sicuro di voler rendere la loro relazione esclusiva, Alana avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. 

Non che una relazione basata sul lutto fosse esattamente delle più solide. Non che aver dormito insieme una volta fosse nemmeno indice di una relazione. Ma poi la cosa si era ripetuta e Alana, dopo tanti anni di quel sottinteso vorrei, potremmo, perché no?, aveva pensato che ora che era accaduto le cose si sarebbero evolute naturalmente. Non che si fosse immaginata una intera vita insieme, però aveva le sue aspettative - una cena a lume di candela, serate a scambiarsi appunti e colazioni a letto, dannazione, si era persino immaginata seduta accanto a lui al clavicembalo, magari mentre lui le insegnava romanticamente a suonare.
E invece Hannibal le aveva detto, estrapolando negli spazi tra le righe, che gli piaceva passare del tempo con lei, ma non era abbastanza. Alana non aveva non potuto piccarsi. 

“Mi fraintendi,” Hannibal aveva piegato le labbra in un sorriso serafico, “c’è una persona che vorrei presentarti.” 

Alana era rimasta stupita allora e poi quando Hannibal aveva proposto di ospitare una cena a casa sua - dicendole che le avrebbe portato la cena, insieme a questa persona misteriosa - Alana aveva dovuto ammettere di essere, se non altro, curiosa. 

Erano arrivati con due macchine diverse, e quando aveva suonato il campanello e si era ritrovata davanti una donna Alana avrebbe voluto prendersi un momento. 

“Margot Verger,” lei le aveva porto la mano e Alana si era ritrovata a stringerla, leggermente confusa, sentendosi instabile come se il pavimento sotto i suoi piedi avesse cambiato consistenza. 

“Alana Bloom,” si era presentata. 

“Il dottor Lecter mi ha parlato di te,” la donna - Margot - aveva sorriso, e prima che Alana potesse chiederle come lo conoscesse, la Bentley di Hannibal si era parcheggiata nel suo vialetto. 

Hannibal aveva scaricato i contenitori di plastica e si era avviato lungo i gradini, “Buonasera, Alana,” le aveva detto posandole un bacio all’angolo della bocca. Abbastanza da mostrare intimità, troppo poco per delimitare possesso. 

Margot Verger aveva sollevato le sopracciglia ben curate, senza scomporsi e Alana si era sentita quella in difetto. 

“Hai - Hai bisogno di una mano a portare qualcosa?” 

Hannibal aveva scosso il capo, “Ti ringrazio, ce la faccio da solo. Non vorrei distrarti da intrattenere la tua ospite.” 

La tua ospite.
Alana aveva pensato che Hannibal, sotto quella facciata da perfetto gentleman europeo, troppo cortese per pensare alle trivialità del sesso, nascondesse le stesse pulsioni perverse di un qualunque maschio americano - un triangolo, oh, certo manteniamo aperta la relazione. Alana non se lo era aspettato, ma aveva fatto buon viso a cattivo gioco e aveva pensato che lo avrebbe sorpreso, sì, se si aspettava di avere due donne tutte per lui, Alana si sarebbe dedicata esclusivamente a Margot. 

Certo si sarebbe potuta rifiutare, dire di aver cambiato idea, di non essere mai stata d’accordo fin dal principio, ma non lo avrebbe fatto perché a a lei Margot Verger piaceva. Su questo Hannibal aveva se non altro avuto ragione. 

Solo che poi Hannibal l’aveva stupita, scusandosi prima del caffè, “Temo di dover andare, il mio primo paziente arriverà piuttosto presto” e Alana gli aveva chiesto soltanto un istante per parlare, in cucina. 

“Non è mai stata mia intenzione restare,” Hannibal le aveva detto e Alana era stata presa in contropiede. 

“Mi sembrava che, anche in questo, le nostre inclinazioni corrispondessero.”
Alana ci aveva messo un istante a capire di cosa Hannibal stesse parlando. Oh. 

“Se ho frainteso, posso assicurarti che Margot non si aspetta certo che tu ti obblighi a...”

“Non è questo,” Alana lo aveva fermato. “Non mi aspettavo...” Aveva tentennato, indecisa se continuare o meno, ma poi Hannibal le aveva fatto cenno di non preoccuparsi di offenderlo, “non mi aspettavo che non volessi partecipare.”  

“Ho detto che c’era una persona che volevo presentarti,” Hannibal non era nemmeno sembrato irritato, “mi sono permesso di supporre che sarebbe stato più soddisfacente per entrambi se avessimo potuto mantenere una varietà nella scelta dei partner.” 

“E quindi immagino che l’altra persona che vorresti... frequentare,” Alana si era leccata le labbra, cercando di superare l’imbarazzo, “sia un uomo?” 

Hannibal aveva sbattuto le palpebre lentamente, “Sarebbe un problema?” Aveva chiesto, l’intonazione della sua voce si era sollevata come avrebbe fatto se avesse posto la domanda ad un suo paziente. Alana quasi si era aspettata che le chiedesse, ‘e questo come ti fa sentire?’

Alana aveva dovuto ammettere con sé stessa che sarebbe stato ipocrita da parte sua. “No,” aveva alla fine scosso la testa, “nessun problema.” 

“Vuoi parlarmi di lui?” 

“Non sono sicuro che ci sia un lui di cui parlare, al momento,” Hannibal le aveva rivelato e Alana aveva annuito. “Magari mercoledì prossimo, a cena? Sempre che tu non ritenga questa dinamica troppo complicata.” 

Alana si era permessa si sorridere, divertita, scuotendo la testa, “Mercoledì a cena andrà benissimo.” 

Hannibal le aveva lasciate da sole. Alana non si era mai divertita tanto. 



Hannibal non aveva, ovviamente, nessuna intenzione di ‘parlarle di lui’ il mercoledì successivo a cena. Alana non avrebbe capito, non sarebbe stato professionale, gli avrebbe detto - Alana non era ancora pronta a emergere, non era ancora pronta a divenire altro. Oh, ci avrebbe pensato Margot, probabilmente; dopotutto le aveva fatte incontrare per una ragione ben precisa. (Hannibal aveva piani anche per lei - Hannibal aveva piani per tutti). 

Will invece. Will era pronto, Will aveva ucciso Randall Tier e poi glielo aveva messo sulla sua tavola, come un gatto lascerebbe in offerta un topo all’umano che si prenda cura di lui. 

Sì, Hannibal lo aveva percepito allora, mentre gli medicava le mani, mentre Will gli diceva che aveva immaginato di uccidere lui, a mani nude. Intimo e passionale. Se Hannibal lo avesse baciato allora Will glielo avrebbe lasciato fare. Will lo avrebbe morso e baciato e gli avrebbe strappato via i vestiti. 

Hannibal non poteva. Non ancora. Tradire Alana sarebbe stato estremamente maleducato - come se tradire  la sua fiducia andando a letto con lei solo per usarla come alibi fosse molto meglio. Ma Alana gli serviva e gli serviva distratta. (E gli sarebbe servita ancora di più capace di uccidere, se Margot fosse riuscita a convincerla che Mason non meritava di vivere, ma a questo avrebbe pensato dopo). 

Will era alla porta e aveva gli ingredienti per la cena con sé. 

Quando gli aveva detto che era carne umana - Freddie Lounds - Hannibal aveva quasi ceduto ai suoi istinti per alzarsi e baciarlo lì, senza nemmeno aver finito la cena. 

Aveva aspettato di terminare il dessert, seduti l’uno accanto a l’altro con un whiskey in mano, per farlo. 

“Avevo intuito che volessi farlo l’ultima volta,” Will gli aveva detto, le labbra bagnate e la bocca che sapeva di whiskey. 

“Eppure sei venuto lo stesso. E non mi hai fermato,” inclinando la testa, Hannibal lo aveva guardato come suo solito, come se cercasse di raccapezzarsi in un imprevedibile rompicapo. 

“Pensavo non avessi il coraggio di farlo,” Will lo aveva sfidato e Hannibal lo aveva baciato di nuovo, trattenendo tra gli incisivi il suo labbro inferiore. 

“Dovevo risolvere la situazione con Alana prima.” 

“È ancora viva, spero.” 

Hannibal aveva ridacchiato contro la sua bocca. “Per ora. Mi serva ancora come alibi. Io e te, insieme, non siamo molto convincenti.” 

“E come l’avresti risolta, allora? Se non l’hai lasciata e non l’hai uccisa?”

“Trovo molto indicativo che le uniche due scelte che ti siano venute alla mente siano una rottura o un omicidio.” 

“Hannibal...” 

“Le ho presentato una mia paziente, dovrebbe ridurre il suo interesse in me e tenerla occupata per un po’. Non le ho detto nulla della persona che avrei frequentato io.” 

“Non credo sarebbe contenta di sapere che sono io.” 

“Non credo nessuno sarebbe contento, Will. Hai cercato di uccidermi,” glielo aveva detto con un compiacimento che aveva mandato i brividi lungo la schiena di Will. 

“È una fortuna che tu sia così comprensivo allora.” 

A quel punto Hannibal gli aveva preso il bicchiere di whiskey dalle mani e lo aveva posato sul tavolino accanto a loro. E poi entrambi non avevano più compreso niente per il resto della serata. 

 

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