Death wish
Mar. 4th, 2020 09:49 pmFandom: Harry Potter
Rating: NSFW
Challenge: COW-T, w5, m1
Prompt: colpo di scena
Wordcount: 1304
L'odore dolciastro della decomposizione gli fece girare la testa e dovete combattere contro i conati per impedirsi di vomitare. I cadaveri erano sparsi sul pavimento, lui contò cinque teste ed era più facile che cercare i corpi perché gli arti erano sparsi in tutti gli angoli e in alcuni casi la testa era tutto ciò che restava.
Erano stati smembrati - no, spolpati, spolpati come granchi ad una cena di gala, le braccia come chele da cui succhiare via il sangue, le milze addentate e spremute e poi gettate a terra come vecchie bustine di tè usate, i cuori aperti e dilaniati per leccare via ogni residuo di sangue, ogni prelibato coagulo.
E quella era solo la prima stanza.
Trovare un covo di vampiri non è mai piacevole, gli avevano detto all'addestramento e lui ci aveva creduto certo, ma non avrebbe mai pensato di trovarsi di fronte a questo. Nessun addestramento lo avrebbe mai preparato a questo.
Non te lo faremmo fare se non fossimo a corto di personale, gli avevano detto quella mattina ed erano davvero desolati mentre gli sbattevano tra le mani il fascicolo solo parzialmente compilato. Sarà pure stato anche il grande Harry Potter, ma non poteva niente contro la burocrazia del Ministero.
"Qui ce n'è un altro!" sentì dire da dietro la parete di cartongesso che avevano dovuto in parte abbattere - date una bacchetta rubata in mano a un vampiro e la userà meglio di un qualsiasi grande mago a vostra scelta, come aveva dimostrato la barriera inammovibile intessuta attorno alla porta - e uno degli ultimi Auror arrivati sulla scena si mosse per andare a raggiungerlo.
"Vengo anche io" disse Harry, distogliendo lo sguardo da una singola mano destra che giaceva a terra, sporca di sangue e terra, i muscoli sfilacciati in fibre in mezzo alle quali si distinguevano biancastri frammenti di ossa.
Qualsiasi cosa pur di non dover guardare ancora quella scena, per avere qualche secondo di tregua, anche se quello che si trovava dall'altra parte poteva essere peggio.
L'Auror Hector e il Supervisore Stailyng erano chinati attorno ad un corpo e un'altro giaceva poco più in là, gettato come una bambola di pezza, in quello che, Harry se ne rese conto solo in quel momento, era poco più che uno sgabuzzino con qualche materasso a terra e catene alle pareti (ai vampiri piace fare le cose vecchio stile, gli avevano detto durante l'addestramento. Bare di velluto rosso, candelabri d'oro, catene cigolanti, tutto quello che potresti trovare in un film Babbano… la maggior parte di loro ne va matto. Pensano che li identifichi come specie. Non tutti, parliamoci chiaro, alcuni sono totalmente andati e vivono nel degrado assoluto).
"Qui le dovevano tenere prigioniere" disse la Hector, muovendo la bacchetta in complessi arabeschi sopra il corpo della vittima. Stailyng annuì, osservando il suo operato, poi si rivolse a Harry. "Occupati dell'altro."
Lui si avvicinò all'altro corpo, quasi trattenendo il fiato. Il tempo parve dilatarsi e ad ogni passo gli sembrava di compiere chilometri e non muoversi affatto. Il corpo era apparentemente intatto, integro per quello che poteva vedere, nessuna parte del corpo nella stanza, ma non significava nulla, sarebbe potuto essere nell'altra stanza o in una camera non ancora scoperta - gli Auror stavano ancora analizzando le pareti restanti e non si poteva mai sapere fintanto che non avessero finito gli accertamenti. Harry non si sarebbe stupito di voltare il cadavere e ritrovarsi davanti ad un'amputazione.
“Potter!” gli urlò Stailyng ed Harry trasalì. "Cosa sei, un Babbano?! Usa la bacchetta, non le mani!"
Harry si riscosse e si affrettò ad estrarre la bacchetta, mentre Stailyng lasciava la Hector a lavorare da sola.
"Dimmi, Potter, perché non si usano le mani, ma la bacchetta in questo caso?" gli chiese.
"Perché contamineremmo le prove, i corpi potrebbero essere maledetti e quindi ucciderci,” elencò, riportando alla memoria le basilari nozioni di procedura che aveva imparato il primo giorno e che aveva completamente dimenticato non appena aveva visto un cadavere, “oppure potrebbero essere criminali che fingono di essere vittime per sfuggirci o morti per attaccarci.”
Stailyng annuì. “Bene Potter. Capisco l'agitazione della prima volta, ma cerca di ricordarti che c'è in gioco la tua vita e quella di tutti gli altri sulla scena insieme a te. Un solo errore potrebbe costarti caro." Attese di vedere la comprensione sul volto dell'altro. "Bene, adesso continua con il sopralluogo e cerca di ricordarti le procedure."
Harry voltò il corpo - che era davvero un cadavere, almeno da quel punto di vista non aveva corso pericoli - e si ritrovò faccia a faccia con una ragazza, di circa vent'anni.
A prima vista non c'era alcuna mutilazione, gli arti erano tutti al loro posto, il tronco non sembrava essere stato aperto in nessun punto, ma avrebbero pur sempre potuto chiudere la ferita per far durare la ragazza più a lungo, visto che avevano una bacchetta, e la cicatrice sarebbe rimasta nascosta dalla maglietta.
Sarebbe potuta sembrare addormentata - gli occhi chiusi, le labbra terree appena socchiuse attraverso le quali si intravedeva il biancore dei denti - se non fosse stato per lo squarcio alla gola, un morso che le aveva frantumato la trachea e tranciato la carotide, spargendo sangue sulla sua maglietta scollata e sul materasso, lasciandola in una pozza di sangue. Non si erano nutriti di lei, l'avevano uccisa in fretta prima di abbandonare il covo, senza lasciarsi testimoni alle spalle (anche un cadavere è un testimone, uno che parla meno di un testimone vivo, ma uccidere una persona non fa sì che non possa comunque raccontarci la sua storia, gli assassini se lo dimenticano sempre), senza degnarsi nemmeno di nutrirsi di lei, spargendo sangue per il gusto di farlo.
Sconfiggere Voldemort non lo aveva preparato a questo.
Se non altro doveva riconoscere il metodo pulito di un Avada Kedavra che lasciava alle proprie spalle un corpo che sembrava addormentato. La brutalità delle strade di Londra avevano appena cominciato a svelarsi davanti ai suoi occhi e lui già si sentiva inadeguato, un bluff.
‘Coraggio, Harry, ce la puoi fare,’ si disse, ma forse non ci credeva più nemmeno lui.
Doveva uscire. Doveva prendere una boccata d’aria. Doveva solamente togliersi da davanti alla vista il sangue e la carne e la morte, solo per qualche istante, poi sarebbe stato di nuovo in grado di affrontare la scena.
Stava per imboccare la porta, quando -
“Merda!” Imprecò la Hector ed Harry si voltò di scatto, la bacchetta alzata, pronto a difendersi, un incantesimo già sulla punta della lingua.
Non era possibile.
Non poteva essere possibile.
La donna, con la gola squarciata, si stava alzando in piedi, il sangue che le aveva ricominciato a colare copioso sulla maglietta.
Non era possibile perché la donna non era un vampiro, si sarebbero dovuti rigenerare i tessuti prima, eppure era lì in piedi e non era nemmeno umana, perché la sua gola le penzolava sbrindellata sul petto.
La ragazza fece un cenno con la mano, quasi stesse scacciando via una mosca.
Hector venne sbalzata via, un ammasso di carne sanguinolenta contro il muro, Stailyng non si difese abbastanza in fretta.
In meno di mezzo minuto Harry era da solo in mezzo ad un’altra carneficina.
“Ti ho cercato, Harry Potter. E a lungo,” disse la ragazza che non avrebbe potuto parlare, le sue parole accompagnate dal sibilo dell’aria attraverso la trachea distrutta.
Perché? Harry avrebbe voluto chiedere. Cosa sta succedendo?
Invece dalla sua bocca uscì solo un “Cosa sei?”
La ragazza sorrise, il sangue che continuava a colarle dagli bocca, dal collo e dagli occhi
“Sono di tutti voi Signora e Padrona, mio caro, e davanti alla mia falce tutti chinano il capo. Tutti tranne te, Harry Potter, e questo perché tu sei il Mio Signore.”
“Sei la Morte.”
“Aye. E ora sono venuta per Te.”
“Per portarmi via?”
La ragazza sorrise, “Forse.”