Feb. 13th, 2020

danzanelfuoco: (Default)
Fandom: Devilman Crybaby
Ship: Akira Fudo/Ryo Asuka
Rating: safe
Challenge: COW-T, w2, m3
Prompt: Ringo Starr - Pinguini Tattici Nucleari


"Ma questa sera ho solo voglia di ballare, di perdere la testa e non pensare più."

“Un’altra volta?” Chiede Akira, storcendo il naso. “Pensavo che il primo Sabba a cui mi hai portato avesse già provato la tua teoria.”

Ryo infila le mani nelle tasche del cappotto bianco. “Non stiamo andando ad un Sabba.” 

Akira corruga la fronte, ma non dice niente. Capire Ryo sta diventando ogni giorno più difficile e ogni tanto si domanda se sia rimasto qualcosa da capire. Se non stiano entrambi annaspando mentre vanno alla deriva, cercando disperatamente qualcosa che impedisca alla razza umana di venire sterminata. 

“E allora dove stiamo andando?” 

“A ballare.”
“A ballare?” 

“Sì.”
“Ma… e i demoni?” 

“Non possiamo fare altro al momento e restare in casa per continuare a girare intorno alla questione e sbatterci la testa…” Ryo sospira e chiude gli occhi. “Questa sera ho solo voglia di ballare, perdere la testa e non pensare più. Puoi accompagnarmi?” 

 

Cazzo sì, pensa Akira, in capo al mondo. 


 

* * * 


La discoteca è piccola e affollata. Non è il genere di posto che Akira avrebbe scelto nemmeno ora che è diventato un Devilman fondendosi con Amon, figurarsi quando era semplicemente uno studente. 

Nemmeno Ryo sembra troppo a suo agio - e dire che al Sabba sembrava quasi essere a casa propria.
“Ti va di uscire?” Chiede Akira, quando passano accanto a un capannello di ragazzi fermi sotto un cartello di divieto di fumo, intenti a passarsi un accendino, e Ryo quasi si piega in due tossendo. 

La musica è troppo alta e Akira deve ripetere la domanda almeno tre volte prima di decidersi ad afferrare Ryo per l’avambraccio e trascinarlo quasi di peso fino alla porta di uscita. 

Una ragazza dalla scollatura troppo evidente e il sorriso parecchio lascivo gli prende la mano e la trattiene un istante di troppo dopo aver applicato il timbro del locale, ma Akira la ignora, senza vedere la bocca di Ryo aprirsi in una “o” sorpresa alle sue spalle. 

“Perché non sei andato?” Chiede una volta fuori.
“Dove?” 

“Con la ragazza. Sembrava volerti portare in un vicolo e…” Ryo arrossisce e non termina la frase -ed è così fuori luogo che sia proprio lui a imbarazzarsi, lui che non sembrava avere nessun problema vedendo gente fare sesso davanti a loro, che ad Akira viene voglia di mangiarlo e ancora non capisce bene in quale senso. 

“Sei tu che hai bisogno di me stasera.”  

“Ma i tuoi impulsi primordiali…” Ryo lo fissa con uno sguardo un po’ perso, gli occhi spiritati e le guance arrossate contro dal freddo della sera. 

“Sei tu che hai bisogno di me stasera” Akira ripete e Amon quasi ringhia, e Ryo sorride e si lecca le labbra, lasciandole lucide di saliva, consapevole di quanto l’altro gli sia vicino e del fatto che non si stia perdendo nemmeno il suo più piccolo gesto. 

“Perché ho l’impressione che con te potrei rischiare davvero di perdere la testa? In senso letterale.” 

“Comunque non penseresti più, no?” Akira ghigna. “Potrebbe valerne la pena.” 

Ryo si morde deliberatamente le labbra, i denti bianchi che affondano nelle labbra rosee quasi al rallentatore, e si dice che deve essere impazzito. 

Non può. Non deve. 

Sarebbe sbagliato. 

Ma lo ama, no? 

Non è sempre stato questo il punto?

E poi tutto sta per finire. In un modo o nell’altro. 

“Potrebbe. Andiamo.” 

Ryo lo prende sottobraccio e si avvia. Che forse alla fine ha ragione lui. 


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 Fandom: Men in Black/Avengers/Doctor Who 
Rating: safe
Challenge: COW-T, w2, m1
Prompt: cross-over


"Incompetenti!" 

Sul viso di Nick Fury si dipinse una smorfia arcigna. Non gli piaceva essere rimproverato, men che meno da quel tipo che non aveva mai visto prima e che si comportava come se sapesse di cosa si stesse parlando. 

"Incompetenti! Siete solo un branco di incompetenti! Mezza New York distrutta!" 

Alle spalle di Nick Fury gli Avengers al completo si agitarono sulle scomode sedie ad uovo, indispettiti dall'aspra ramanzina. 

"Abbiamo fatto del nostro meglio, non eravamo pronti ad affrontare tutto questo,” cercò di giustificarsi Capitan America. 

"Sarei stato curioso di vedere cosa avreste fatto voi al posto nostro, era una minaccia aliena. Aliena, presente cosa significa?" aggiunse Tony Stark, in abiti civili per l'occasione. 

"Avete mai sentito parlare della Luce di Zartha?" la domanda di quello strano uomo in completo nero li lasciò tutti lievemente perplessi. No, non ne avevano mai sentito parlare. 

"Ovviamente no. Perché noi ci siamo premurati che nessuno lo sapesse. Ecco cosa accade quando si lascia che ad occuparsi di certe cose siano le agenzie controllate dalle lobby delle armi! Mezza New York distrutta e ora il mondo sa che esistono gli alieni!" 

Un lieve toc toc interruppe la sua tirata e un uomo di colore vestito con esattamente gli stessi abiti dell'altro si affacciò nella stanza. 

"Z, abbiamo un Gallifreyano nell'atrio, sta facendo qualche problema perché gli abbiamo revocato il permesso di parcheggio sul suolo americano." 

L'uomo, che a quanto pareva si chiamava come una lettera dell'alfabeto, sbuffò esasperato. "Quante volte devo dire al Dottore che non può far comparire una cabina anni '50 della polizia britannica a Times Square? Non se ne può occupare K? Sono un po' impegnato al momento." 

"K si sta occupando della rimozione del TARDIS, il problema è il Dottore. Sta facendo il diavolo a quattro per il fatto che vogliamo neuralizzare la sua attuale compagna."

Z strinse tra le dita il ponte nasale, in un'espressione sofferente. "Gli ho già detto che non mi interessa quali convenzioni abbia con Torchwood, che se ne torni in Inghilterra allora! Qui, in America, comando io e gli esseri umani devono essere neuralizzati, anche se sono i compagni del Dottore." 

L'uomo si strinse nelle spalle. "Io gliel'ho detto." Fece scorrere lo sguardo nella stanza. "Ah, a proposito, quando posso procedere alla registrazione dell'Asgaardiano?" 

"Occupatene adesso, J, mentre sistemo la questione. Quale Dottore è questa volta?"

"Quello con un' insana passione per i farfallini." 

Un gemito di sofferenza sembrò levarsi dalle labbra di Z, ma poteva essere anche solo un’impressione, e poi comunque l’uomo in completo se ne stava già andando. 

J si avvicinò con passo deciso a Thor, porgendogli una pila di fogli molto consistente. "Firma qui, qui e qui. In triplice copia. Sei antropomorfo, quindi puoi circolare di giorno, ma dovrai assolutamente toglierti quel mantello e quell'armatura. E devi consegnare il martello, non è concesso portare armi, ti sarà restituito quando tornerai al tuo pianeta di appartenenza. Firma questo modulo per certificare che ti è stato spiegato tutto, questo per la consegna dell'arma. Non hai con te frutta o verdura, vero? L'importazione è illegale. Firma qui per dichiararlo. Questa è la penale per l'ingresso illegale sul pianeta Terra, siccome sei recidivo è raddoppiato. La prossima volta vedi di presentarti al banco accettazione, prima di scorrazzare in giro. Hai tecnologia aliena con te? Devi consegnarla giù al banco accettazione perché possa essere studiata.” 

“Cosa?” 

“Tecnologia. E il martello.” J indicò con un cenno Mjolnir, che teneva allacciato in vita. 

Tony Stark fece una smorfia, ricordando come era andata l’ultima volta che qualcuno aveva provato a toccare l’argomento con il dio del Tuono, ma Thor sembrava troppo sconvolto per tirarlo contro qualcuno. 

“Ma - ma io credevo -”

“Cosa, che fossimo rimasti al Medioevo? Ci sono delle legislazioni. Abbiamo sfiorato l’incidente diplomatico.” 

“Ma noi volevamo solo salvare la Terra!” sbottò Occhio di Falco. . 

J alzò gli occhi al cielo. “Vendicatori, no?” 

“Quindi?”
“Non mi sembrate i tipi diplomatici. Chiariamoci, anche io avrei voglia di sparare a qualche Ajkj’òlk’jdf,” J non si fermò nemmeno per prendere fiato dopo aver sputacchiato la parola, “ogni tanto, perché dai, sono insopportabili. Ma poi avete idea della quantità di scartoffie che dovrei riempire solo per non aver voluto andare incontro al loro cerimoniale?” 

In quell’istante un boato risuonò all’esterno della stanza e J si affrettò fuori dalla porta. 

Gli Avengers, già in modalità di combattimento, gli corsero dietro solo per trovare un piano di scale completamente collassato. 

“Dottore!” 

“Non guardate me!” L’uomo in completo di tweed e farfallino, dalla faccia un po’ aliena sebbene perfettamente umana, sorride loro. 

“Giuro che ricostruiremo questo posto in legno, e vedremo se sarai ancora in grado di usare il tuo dannato cacciavite sonico!” 

“Suvvia, Z, non ho infranto nessuna legge.” 

“Non che io possa provare!” 

Il capo dei Men in Black sembrava davvero prossimo a farsi partire un aneurisma. 

“Senta, mi scusi, signor Z, con tutto quello che il Dottore ha fatto per la Terra, non pensa di poter chiudere un occhio?” 

Z si prese il ponte del naso tra le dita, cercando una forza interiore che non aveva. 

“Per il Dottore, anche anche. Ma lei è umana, miss Oswald.” 

Clara inclinò la testa con un sorriso, “Questo è discutibile.” 

“Discutibile?” 

“Sono stata nella Time Line del Dottore, io -”

“No, sa cosa, Miss Oswald? Non mi interessa. Vedo che qualsiasi cosa lei abbia fatto non ha fatto implodere la Terra e tanto mi basta. Oggi proprio non ho tempo per occuparmi di questo. Ma si ricordi, Dottore, di smetterla di parcheggiare il suo mezzo senza mimetizzarlo!”

Il Dottore annuì sistemandosi il farfallino e riappropriandosi del suo mezzo sequestrato. 

“E, Dottore?”

“Sì?”

“La scala?” 

“Avete fondi e tecnologie in abbondanza per arrangiarvi,” e con un piccolo sorriso vendicativo, il Dottore aggiunse, “E come dice un vecchio proverbio Uiuviano: il caos è la miglior forma di apprezzamento.” 

“Ho sempre odiato gli Uiuviani,” sputò Z, mentre il TARDIS si allontanava con il suo caratteristico rumore a rimbombare tra le pareti della base segreta. 

“Bene, vogliamo tornare a noi, Avengers?” Z si voltò verso di loro. 

Bruce Banner, che credeva di essere la cosa più strana sul pianeta Terra, prima dell’arrivo dei Chitauri, aveva bisogno di una dormita; Tony Stark aveva decisamente bisogno di un drink, mentre Steve si stava chiedendo se non sarebbe stato meglio rimanere congelato nell’Artico. 

Fury, che pensava di essersi lasciato alle spalle tutta la merda aliena quando aveva perso l’occhio sinistro, aveva sempre saputo che sarebbe stato troppo bello per essere vero. “D’accordo, amico. Penso che allora dovremmo parlare anche di Kree e Skrull.” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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