Ship: Melin & Arthur
Rating: SAFE
Wordcount: 581
Prompt: Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. (Giancarlo De Cataldo, Romanzo Criminale)
Challenge: COW-T #9, missione 2
Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. Ovviamente doveva ficcarsi in una situazione del genere.
Un millennio trascorso con la barba bianca e nessun problema e il primo giorno che decideva di tornare uno spensierato ventenne doveva finire a essere massacrato nel parcheggio di un supermercato da un idiota con una mazza da baseball nel bagagliaio che pensava che il fatto che Merlin avesse attraversato la strada - sulle strisce pedonali! - distrattamente e che lui avesse quasi rischiato di investirlo e ammazzarlo fosse un buon motivo per finire di ammazzarlo a mazzate. Diamine, erano anni che non aveva bisogno di un incantesimo per difendersi. Si chiese cosa sarebbe successo se avesse sbagliato una sillaba. Cranio spaccato al suolo o la sua magica immortalità lo avrebbe protetto anche in quel caso. Beh, c’era un solo modo di scoprirlo.
“Che cazzo sta scucendo qui?”
L’idiota si fermò talmente sorpreso dall’interruzione da non essersi reso conto che il bastone che teneva in mano si era letteralmente trasformato in acqua ed era scivolato via tra le sue dita.
Merlin avrebbe apprezzato molto di più l’intervento se la voce dello sconosciuto non gli avesse fatto venire la pelle d’oca, facendogli rizzare i peli della nuca. Quella voce…
“Che cazzo vuoi, impiccione di merda?” l’idiota gli rigirò la domanda.
“Voglio sapere se stai picchiando questo ragazzo.”
“E se così fosse?”
“Prima ti arresterei poi gli chiederei se vuole sporgere denuncia. Adorerei sbattere il tuo culo in cella per le prossime ventiquattro ore.”
“Un fottuto poliziotto!” l’idiota sgranò gli occhi. “No, non lo stavo picchiando.”
“È così?”
Solo allora Merlin alzò gli occhi sul nuovo venuto e il sangue gli si gelò nelle vene.
Non era possibile.
“Allora? La stava picchiando?”
“Cos -? Ah! N - no! No, non mi stava picchiando.”
La copia sputata di Arthur Pendragon, Re di Camelot, altra faccia della sua medaglia, lo guardò sollevando un sopracciglio come a suggerire che non credeva nemmeno ad una parola di quello che il mago gli stava dicendo.
“Ha sentito, no, agente?” l’idiota sfidò la propria sorte, prendendolo in giro. Merlin fu a tanto da cambiare idea e a dirgli che sì, lo stava per ammazzare e che per favore se lo portasse via e possibilmente lo sbattesse in una cella angusta. Ma.
Ma quello davanti a lui era Arthur e Merlin non lo vedeva più o meno da un millennio, quando aveva lasciato bruciare il suo cadavere su una barca ad Avalon.
Non poteva permettersi di perderlo di vista solo per far arrestare un imbecille con il Q.I. di una pantegana.
“Vattene, allora” il sosia del principe di Camelot rimase ben piantato ad attendere che l’idiota si allontanasse. Probabilmente più tardi si sarebbe chiesto che fine avesse fatto la sua mazza da baseball.
“Grazie” Merlin disse ancora accucciato tra le auto.
Il poliziotto in borghese rimise il distintivo in tasca e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Figurati! Avresti dovuto lasciare che lo arrestassi -”
Le parole gli morirono sulle labbra non appena Merlin accettò il suo aiuto per tirarsi su, nell’esatto momento in cui le sue dita sfiorarono il palmo della sua mano.
I due incespicarono gli uni sugli altri e poi Arthur fu lì.
Merlin lo vide nei suoi occhi prima ancora che l’altro potesse aprire bocca. Lo aveva riconosciuto, il loro semplice contatto aveva rimosso il sigillo ai ricordi della loro vita passata.
“Merlin -?”
“Ben tornato, Maestà.”