Trying to get away into the night
Mar. 25th, 2023 06:09 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
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Cow-T #13 - w5, m3 - poly - quadriglia
Il corso del fiume è rapido e violento nel punto in cui Kharis si ferma. Ha il fiato corto, il cuore che le batte frenetico nel petto.
Non si è mai inoltrata tanto nel bosco, ma questa volta, nonostante la cesta di vimini con i panni sporchi stretta tra le sue mani, non è qui per lavarli. La corrente, troppo forte, le strapperebbe le tuniche dalle mani e in ogni caso il letto del fiume è ripido e sdrucciolevole e lei rischierebbe di cadervi dentro senza poter riemergere.
Kharis posa la cesta a terra e si siede, le ginocchia rannicchiate al petto, le mani premute sugli occhi. Si rifiuta di piangere. Dovrebbe tornare indietro, lo sa, trovare un punto dove lavare i panni e compiere il suo lavoro, perché se aspetta ancora molto, poi non avrà il tempo di lasciarli asciugare e suo padre... No, suo padre non la toccherà, perché Kharis ormai non è più sua. L'ha venduta a Euricle, nonostante l'uomo abbia il triplo della sua età, e poco importa che Kharis abbia cercato di opporsi. È un buon affare, le ha detto suo padre, è un buon affare e tu obbedirai.
Kharis non vuole - non vuole sposarsi e di certo non vuole sposare Euricle. Ma non ha scelta.
(Una scelta ce l'ha, è arrivata fin lì proprio per procurarsela).
Kharis si alza in piedi, si strofina gli occhi lucidi e arrossati e fa un passo verso il greto. Sarebbe facile? Più facile che tornare indietro e andare in sposa ad un viscido vecchio?
Le fronde ondeggiano alle sue spalle. Dovrebbe tornare indietro. Invece fa un passo avanti.
Il rumore di un ramo spezzato la fa voltare di scatto. Di fronte a lei, immobile e fiera, una cerva bianca la fissa. I suoi occhi sono pozze acquose, lucide e scure, e Kharis si ritrova a chiedersi se non sia lì per un motivo; se non sia lì per salvarla.
La cerva si volta, lentamente e Kharis la segue. Incespica nelle radici e si ferisce i piedi pestando rami e sassi, ma non le importa.
C’è sempre una scelta, le dice la cerva, e Kharis la segue fino a che non riesce nemmeno a riconoscere in quale parte della foresta sia, fino a che gli alberi non si diradano in uno spazio soleggiato e la ragazza vede un tempietto, piccolo e impossibile. Non è su nessuna mappa, Kharis, che in quel bosco vi ha camminato una infinità di volte in tutta la sua vita, avrebbe dovuto incontrarlo prima o poi, la gente del villaggio avrebbe dovuto parlarne. Era impossibile che fosse lì, eppure le colonne marmoree si erigevano davanti a lei e dalla porta aperta ecco venire fuori una figura seguita da un’altra e un’altra e un’altra ancora.
Kharis si volge, per domandare alla cerva qualcosa, forse dove siano, forse perché l’abbia portata lì, forse chi siano quelle donne, ma l’animale è sparito. E in ogni caso, le risposte a quelle domande la ragazze le conosce già.
Kharis potrebbe tornare indietro, ma perché dovrebbe. Forse che queste sconosciute possono essere peggio della vita che si è lasciata alle spalle.
Non prova paura nell'avvicinarsi alla radura.
Le conosce le storie - uomini e donne trasformati in animali e poi cacciati dalla Dea stessa per aver osato dispiacerle - ma stranamente, lei che era sempre stata timida e timorosa di compiere un errore, adesso che si ritrova davanti a questa scelta, non si trova inadatta.
È euforia quella che la pervade, una mania che le brucia la pelle e le fa battere frenetico il cuore nel petto. È eccitazione e trepidazione, energia che fa contrarre i suoi muscoli sotto la pelle, pronti a scattare.
Vorrebbe correre fino al centro della radura, su per le scale del tempio ritrovarsi con il fiato corto e i polmoni in fiamme, sapendo che comunque riuscirebbe a ridere.
Le tre donne potrebbero essere le tre Parche, le tre Erinni, la sua morte.
Sono solo sacerdotesse di Artemide e la accolgono come una sorella.
-
Agape le racconta di essere diventata una sacerdotessa di Artemide quando il padre voleva farle sposare. È una storia straordinariamente simile a quella di Kharis, ma di storie come la sua ce ne sono tante nell’Ellade, esattamente come quella di Thekla e quella di Chloria non vi si discosta molto, se non per il fatto che l’uomo a cui sarebbe dovuta essere data in sposa era famoso in tutto il villaggio per la rapidità con cui le donne morivano nella sua casa.
Sono quattro donne, quattro vergini, che alla Dea devono dedicare la vita, fungere da riparo sicuro quando la Dea e le sue Cacciatrici fermano l’eterna caccia per riposarsi.
Thekla le dice che dovranno cacciare per procurarsi di che vivere, sempre ricordando di sacrificare i fumi alla Dea, e le mostra il giaciglio che la visita della cerva durante il plenilunio le aveva avvisate di preparare. Dormono tutte l’una accanto all’altra, vicino al braciere, il giaciglio di Kharis leggermente distaccato da quello delle altre, ma abbastanza vicino perché possa essere unito se necessario.
“Non ti sarà difficile adattarti,” le dice Agape, prendendole la mano tra le sue, e Kharis sente un brivido sfiorarle la pelle. “Non ci sono molte regole, oltre alla caccia.”
“Non ci possiamo allontanare troppo,” la informa Chloria, “Ma dopotutto, tu vorresti andartene?”
Kharis scuote la testa, deve ammettere che no, questo è il primo luogo in cui si sente al sicuro in tutta la sua vita.
“E non possiamo conoscere il tocco di un uomo,” Agape aggiunge, il pollice che disegna piccoli cerchi concentrici sul dorso della sua mano.
Kharis sente il respiro diventarle corto. Non capisce come solo il tocco di una mano possa farle diventare le ginocchia deboli, come soltanto la vicinanza di Agape possa risvegliare le braci nei suoi lombi. Fa per ritirare la mano, le sembra proibito forse più del tocco di un uomo - dopotutto Kharis il tocco di un uomo non lo ha mai desiderato.
Ma Agape la trattiene, solo un istante, “La Dea non ha detto niente del tocco di una donna,” poi le lascia il polso e la lascia a riflettere.
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Kharis le sente, nel cuore della notte. Forse pensavano lei stesse già dormendo, forse non gli importa di essere sentite.
Gli ansiti e i gemiti le raggiungono le orecchie, le infiammano il petto. Riconosce la voce più bassa di Thekla mugolare una mezza parola, lo schiocco bagnato di un bacio, il respiro strozzato di Chloria. Agape che sospira.
Kharis non riesce a trattenersi, la sua mano scivola oltre le corta tunica che sta indossando per dormire e la solleva sul suo ventre. Il palmo premuto contro l’inguine, Kharis ascolta le sue sorelle darsi piacere vicendevolmente. Le sue anche si muovono di vita propria, cercando di darle sollievo, onde di piacere che le scuotono il corpo. Non si era mai tocca prima, non si era mai resa conto di poter provare piacere. Kharis deve mordersi il labbro inferiore per non fare rumore.
“Puoi unirti a noi, sai?” La voce di Agape la gela sul posto.
Thekla ridacchia, “Non la spaventare.”
“Non la sto spaventando,” Agape si picca, “Vero, che non ti sto spaventando, Kharis?”
Lei nega con la testa, e poi consapevole che nella poca luce lasciata dalle braci spente non la possono vedere, è costretta a parlare. “No,” dice e la voce le esce tremante, quasi potesse rompersi da un momento all’altro.
“Vuoi unirti a noi?” Le chiede Chloria, senza disprezzo nella sua voce, né intimidazione. Kharis sa che non c’è una risposta sbagliata a quella domanda.
“Sì,” deglutisce, e poi si alza dal suo giaciglio per entrare in quello delle altre.