HANNIBAL Cow-T, w6, m1 - sacrificio
941 parole
Alla fine dei conti si riduce tutto alla lama del coltello per linoleum che Hannibal gli preme contro il palmo della mano, costringendo le sue dita a chiudersi attorno al manico.
Will lo guarda con gli occhi spiritati, lo sguardo stralunato e confuso. Non capisce.
"Puoi provare ad uccidermi, Will," Hannibal gli dice, facendo un passo indietro. Ha uno sguardo ferale sul viso, la sua bocca è aperta in un ghigno che mette in mostra i denti più che in un sorriso, anche se Will è certo che l'intenzione di Hannibal sia quella di apparire serafico come al solito.
Disegnami un orologio, Will. Come ti fa sentire, Will?
Will guarda gli occhi scuri di Hannibal e vi legge sfida.
Non ha bisogno di far dondolare il pendolo tra loro - non ha bisogno di un momento di concentrazione, di cancellare sé stesso, per capire Hannibal - lo vede nei segni della collutazione che a Jack non ha riservato questo onore. No, Jack è uno stupido poliziotto, un maiale come tanti, ma ha osato cercare di fermarlo e dunque doveva morire. Hannibal lo avrebbe sgozzato, esattamente come un maiale, se soltanto Jack non fosse stato pronto a difendersi. E anche così, nonostante sia ancora vivo - ancora vivo per il momento - Jack ha un buco nel collo e una arteria che spruzza sangue a ritmo con il battito del suo cuore e Will non crede possa resistere molto.
Deve essere veloce ad uccidere Hannibal - Hannibal che gli sta dando l'opportunità di difendersi... No. Hannibal che gli sta dando una scelta.
Will sente la risata farsi strada nel suo petto, risalirgli lungo la gola e rischiare di spezzargli i denti, uscendo.
Hannibal gli sta chiedendo di scegliere.
Lo può immaginare come andrebbe: Will che si spinge verso di lui, il coltello testo tra loro, Hannibal che lo afferra, la lotta sul pavimento - sul pavimento, petto contro petto, le gambe intrecciate a cercare di avere ognuno il vantaggio sull'altro, e non sembra che stiano cercando di uccidersi nella sua immaginazione, no, affatto. Poi il coltello che affonda nello stomaco di Hannibal, taglia le pelle, la carne, le viscere. Hannibal che estrae la lama, il sangue che cola e cola e cola, e gliela pianta nel collo, forse nel petto, forse nell'addome, disegnandogli un sorriso.
Oppure.
Oppure Will potrebbe piantare il coltello nella gola di Jack - finire il lavoro, diventare quello che Hannibal ha sempre voluto, esprimere tutto il suo potenziale.
Significherebbe sacrificare tutta la sua vita - sacrificare la sua casa a Wolf's Trap e il branco di cani randagi e abbandonati che ha adottato, sacrificare la sua carriera da insegnante, la possibilità di scrivere articoli di approfondimento sul decadimento dei cadaveri in base alle punture di api - se lo è perso quel caso, ma Zeller si era offerto di fargli leggere i fascicoli in segno di scuse per averlo creduto un serial killer. Will non avrebbe dovuto trovarlo divertente, ma cazzo, ultimamente la sua vita sembra una barzelletta fin troppo spesso.
Will osserva il coltello tra le sue mani.
"Un po' più in fretta, Will. La polizia sta arrivando, l'avrà chiamata Alana, e io non intendo essere qui quando lo faranno. In un modo o nell'altro."
Come se Hannibal credesse davvero che Will abbia una qualche chance di ucciderlo.
Forse ce l'ha - dopotutto ci è già andato così vicino.
Ma è una chance che Will non ha intenzione di cogliere.
"Dov'è Jack?"
"Non può aiutarti."
"Non voglio il suo aiuto."
"Adesso?" Hannibal solleva le sopracciglia. Il sangue gli incrosta la camicia, gli decora il viso. Fa brillare i suoi occhi di rosso.
"è tardi?"
"Non hai ucciso Freddie Launz, non hai..."
"Ho ucciso Randall Tier. E so dove Jack ha nascosto Freddie. Hannibal..." Il suo nome è una preghiera tra le sue labbra, Will vorrebbe inginocchiarsi, "Hannibal non posso ucciderti. Non..." scuote la testa, gli mancano le parole.
Hannibal sospira - un respiro profondo, quasi si stesse permettendo di sciogliersi, di liberarsi di parte della tensione. "Jack è nella cella dei vini, dubito tu riesca ad entrare. Si dissanguerà da solo."
Will si lecca le labbra. Hannibal gli sta offrendo una via d'uscita e forse dovrebbe prenderla, ma invece Will si avvicina alla porta. "Jack?" chiama, il coltello ancora stretto tra le mani. Dall'altra parte della porta sente un grugnito di assenso. "Sono da solo, riesci ad aprire la porta?"
Per un istante, Will pensa che non lo farà. Forse è troppo debole, forse la porta non è abbastanza spessa per tenere fuori la quieta conversazione tra Will e Hannibal. Quasi lo spera. Poi la serratura scatta.
Will trattiene il fiato, si rigira il coltello nella mano.
La maniglia si abbassa lentamente e la porta si apre di pochi millimetri, ma abbastanza perché Will possa poi spalancarla. Esita soltanto un istante. Sta pensando di uccidere Jack.
Lui non voleva questo. Lui voleva che il mondo sapesse, voleva che il mondo vedesse Hannibal per quello che era, esattamente come lo vedeva lui.
Non voleva che Hannibal fosse catturato, non voleva che fosse costretto a combattere nella sua cucina, che rischiasse di venire arrestato. Voleva che fuggisse, Will lo aveva avvisato apposta.
"Perché non sei scappato?" Will chiede, la mano ancora sulla maniglia. Jack emette un mugolio di allarme - tradimento, incredulità - ma Will lo ignora.
"Non potevo andarmene senza di te," Hannibal non si è mosso, e Will non ha bisogno di guardarlo in faccia per sapere che la sua espressione è incuriosita. Perché Will è imprevedibile.
Will apre la porta. Sta sacrificando Jack, Alana, la sua rabbia per la morte di Abigail, la sua vita intera, la sua tranquillità.
Per Hannibal non può che non valerne la pena. Non saprebbe come vivere altrimenti.