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COW-T #11 (Sagra): Labirinto
Un brivido gli corre lungo la schiena. è stupido, lo sa, dopotutto questo è un parco giochi per bambini e non ci si può davvero perdere nel Labirinto di Alice. al massimo ci si può ritrovare davanti alla statua del Bianconiglio o del Brucaliffo o della Regina di Cuori quando ci si imbatte in un vicolo cieco.
Però quel brivido gli corre lungo la schiena lo stesso. Forse è un ricordo atavico di quando i labirinti erano costruiti per inghiottirti e non sputarti fuori mai più, per tenerti dentro a camminare alla ricerca dell'uscita fino a che non ti cedono le gambe, fino a che la sete e la fame non hanno la meglio, oppure fino a che la cosa nascosta dentro non ti trovi.
Sciocchezzre, ovviamente, e poi non è che lui abbia davvero paura dei labirinti o di che altro.
è solo che quel piccolo brivido - un'attivazione spontanea dell'amigdala che fa produrrre adrenalina alle sue surrenali sulla base di un ricordo che non cìè mai stato - è lì e lui, cercando di razionalizzare l'inquietudine, comincia a sentirsi Teseo a caccia del Minotauro per sconfiggerlo, armato della spada della superiorità scentifica di chi ha abbandonato ogni superstizione. Quasi.
"Andiamo?"
"Ti sfido a chi raggiunge prima il centro," dice lui, non il 'ti sfido a trovare l'uscita,' ma deve davvero smetterla di farsi impressionare da sensazioni oscure che lo assalgono nei momenti meno indicati.
"Ma perché deve essere tutto una competizione con te? Non ti puoi rilassare un minuto?" L'altro si infila le mani in tasca e scuote la testa. "Andiamo insieme, non voglio mica perdermi."
"è un labirinto per bambini."
"Punto numero uno, dice dai dodici anni in su. Punto numero due è a tema Alice nel Paese delle Meraviglie e io ho un trauma con la regina di Cuori, ok? Dopo aver visto il cartone animato da piccolo sognavo tutte le notti che mi inseguisse con una accetta per tagliarmi la testa. Non ci voglio entrare da solo."
"Perciò vuoi che ti tenga la mano?" Lui lo prende in giro, ma l'altro gli tende davvero la mano.
"Sì, perché no. Dopotutto questo è un appuntamento, dovresti morire dalla voglia di potermi consolare."
"E se fossi io quello da consolare?"
"Perché, qual è il tuo trauma?"
"Non ho un trauma," si mette sulla difensiva, ma gli prende la mano comunque, "è solo che trovo i labirinti inquietanti."
"Ah, sei uno di quelli che fa lo spaccone pur di non ammettere che ha un po' di paura."
"E se fosse? Come tecnica esorcizza piuttosto bene."
"Può essere, ma io preferisco la mia."
"Ossia?"
"Non affrontare la paura da solo."
E tenendolo per mano si avviano insieme nel labirinto.