danzanelfuoco: (Default)
[personal profile] danzanelfuoco

Calendario dell’Avvento (Kaos Borealis)

10/12: Cioccolata calda

Maritombola (LandeDiFandom): prompt 62 - “Non pensavo avessi sentito.” “Ho sentito abbastanza.”

+ ExtraTombola: prompt 81 - Bestiality


Beastars

Legosi/Louis + Haru/Juno

NSFW


C’è una tazza di cioccolata calda questa volta sulla tavola della sua cucina, perché per i cervi non è tossica come per i canidi, ma niente biscotti, perché Juno si è rifiutata di farli. 

Se è per questo, si è perfino rifiutata di essere presente. 

Così Haru deve fare la parte della brava padrona di casa da sola, nonostante Juno sia soltanto dall’altro lato della porta della sua camera da letto, e far sedere Louis al tavolo della cucina con un penosa mancanza di biscotti appena sfornati, che l’ultima volta avevano lasciato un delizioso profumo in cucina.

Sarà perché Legosi le ha spezzato il cuore con molto più tatto. 

Haru ha solo dei miseri marshmallow pre-confezionati da offrirgli, che non saranno buoni come i biscotti di Juno, ma almeno con la cioccolata calda sono perfetti. 

Louis scossa il capo in diniego e dà a malapena un sorso alla cioccolata, giusto per sporcarsi le labbra, prima di abbandonare la tazza sul tavolo. 

“Siete due idioti,” sentenzia la coniglietta, piazzandosi di fronte a lui, e il fatto che Louis non protesti nemmeno all’essere stato chiamato idiota è già preoccupante di per sé, ma Haru non è proprio del migliore degli umori per farci troppo caso. 

La stella di Natale rossa non attira la sua attenzione come aveva fatto per Legosi, no, gli occhi di Louis sono bassi, fissi sulle sue mani che giochicchiano con l’orlo della sciarpa troppo grigia e bitorzoluta per essere stata comprata in negozio. 

E sta lì tutto il problema. 

La dannata sciarpa di Legosi che sarebbe dovuta essere una dichiarazione di amore eterno neanche l’avesse scritta con i fuochi d’artificio in cielo e che Louis è riuscito comunque a rigirare in modo tale da pensare che Legosi non possa certo intendere quello che ha inteso. 

“Vi state girando intorno da mesi ormai, sta diventando ridicolo.”
“L’unica cosa ridicola è questa dannata sciarpa,” Louis sospira, ma Haru non può fare a meno di notare che la sta comunque ancora indossando, “e il fatto che Legosi non abbia il minimo senso di come si sta al mondo.” 

Haru sorseggia la cioccolata calda, poco impressionata dal broncio del cervo. 

“Non hai pensato che magari Legosi sappia benissimo come si stia al mondo e che quella sciarpa significhi per lui esattamente quello che significa per il resto di noi comuni mortali?”

Louis sbuffa - sbuffa!, come se fosse Haru quella completamente fuori dalla realtà e non lui - e rivolge lo sguardo al cielo bianco fuori dalla finestra. 

“Lo sappiamo entrambi che se Legosi gli desse lo stesso significato l’avrebbe regalata a te e non a me.” 

Haru scuote la testa, “No, questo lo pensi solo tu e tra l’altro è pure una sciocchezza.” 

Louis fa per protestare, ma Haru lo blocca con la mano. 

“E se ti dicessi che Legosi è stato qui, seduto proprio sulla sedia su cui sei seduto tu adesso a chiedermi gli stessi consigli che mi stai chiedendo tu?” 

Louis apre la bocca e poi la richiude. Non è possibile, ci deve essere un’altra spiegazione. 

“Ma tu… e Legosi… io pensavo…” 

“Non abbiamo funzionato, Louis. Capita.” Haru si stringe nelle spalle finisce quel poco che resta dalla cioccolata, ma non basta a farle passare il freddo. “Non l’ho lasciato a piangersi addosso. Semplicemente l’amore che proviamo l’uno per l’altra non è più quel tipo di amore.”

“E cosa ti fa credere che tra noi sia quel tipo di amore?” Louis la rimbecca. 

“Non lo so, sarà perché io, al contrario tuo, ho parlato con Legosi, invece di supporre di sapere sempre tutto,” Haru gli punta il dito contro perché non ne può più di fornire servizio terapeutico a tutti gli ex-fidanzati delle sua vita, “Non glielo hai nemmeno chiesto cosa significava per lui quel regalo!”
“Chiedere una domanda di cui si sa già la risposta non ha molto senso,” il cervo lascia cadere un marshmallow nella cioccolata ormai fredda e lo ripesca con il cucchiaino, più per tenere occupate le mani che per gola. 

“Certo,” Haru alza gli occhi al cielo e sbotta, perché tutto questo prima era teneramente ridicolo, mentre ora sta diventato frustrantemente ridicolo, “e siamo seduti a questo tavolo a sviscerare quello che vi siete detti nemmeno fossimo tredicenni alla prima cotta proprio perché sai già la risposta! Voglio dire, la risposta è ovvia, ma tu proprio non la vuoi vedere!” 

Louis non sa cosa rispondere, gli capita spesso quando c’entra Legosi - è solo che il lupo gli scatena emozioni dentro che Louis non sapeva nemmeno di poter provare. 

“Non sono sicuro…” 

“Non sei sicuro?” Haru fa un verso strozzato, quasi non ci potesse credere, ma oh, certo che ci può credere, non c’è niente di più facile per Louis che ricadere nel cercare scuse per non avere quello che vuole - non è forse stata la stessa cosa che aveva fatto con lei? Oh, il matrimonio combinato e poi lei sarebbe stata sicuramente meglio con Legosi visto che l’aveva salvato dai leoni ed era finita così senza nemmeno una parola - “E di cosa esattamente non sei sicuro? Se volete stare insieme, stateci! Non c’è bisogno di metterci in mezzo tutto questa storia degli sventurati amanti con gli astri avversi. Non dico che sarà facile - e quando mai qualcosa lo è stato in questo mondo, eh? - ma nemmeno tanto complicato quanto la fate voi.”  

Haru esplode, perché è stupido e sciocco e fa male - averli nella loro cucina a cercare di risolvere il puzzle dei loro sentimenti, ancora e ancora e ancora, quando Haru doveva ancora superare il lutto per una relazione perduta e Louis lo aveva amato comunque, prima, e Juno, oh, non sapeva nemmeno dove cominciare con Juno - e c’è un limite all’idiozia che è disposta a sopportare per gli animali a cui vuole bene. 

Louis è preso in contropiede, perché Haru non l’ha mai vista così arrabbiata, quasi ferita. La coniglietta nana è sempre stata carina, dolce, e ora tutti i muscoli del suo viso sono contratti in una espressione rabbiosa, gli incisivi scoperti quasi come farebbe un carnivoro con i suoi canini. 

“Ma forse il problema non siete voi, forse sono io che mi circondo di gente incapace di vedere oltre il proprio naso! E Legosi che ti sbava dietro da anni - anni, Louis, anni!  - e se n’è accorto solo sei mesi fa e ancora non ha capito che anche tu provi le stesse cose da sempre. E tu, che hai bisogno di una comunicazione formale su carta bollata per renderti conto che Legosi ti ama. E Juno che dopo due anni che vi siete lasciati non ha ancora smesso di pensare a te e nemmeno riesce a stare nella stessa stanza con te e continua a considerarmi solo il coniglio che paga metà del suo dannato affitto! Per Rex, perché dovete complicare tutto così tanto, eh? Vai da Legosi e digli quello che provi e smettila di nasconderti dietro a quello che dovresti o non dovresti fare. Per una volta fai quello che ti rende felice, almeno tu che puoi!” 

Haru si accascia sulla sedia, come una corda di violino talmente tesa da essersi spezzata. Non è fatta per arrabbiarsi, Haru, non è un predatore dagli istinti violenti e il suo corpo lo sa benissimo. 

Louis le prende una zampa tra le proprie e la mano di Haru si contrae in un guizzo, quasi avesse voluto sfilarla via, prima di cambiare idea. 

“Avrei dovuto rendermi conto che non era il caso di gravare su di te anche questo mio problema. Mi dispiace, Haru.” 

“Non è che…” prova a dire, ma le parole non le escono come vorrebbe, “Non è che io provi ancora qualcosa per Legosi. Non in quel senso, abbiamo fatto la cosa giusta a lasciarci, ma… fa male, Louis. Fa male vedere che potreste essere felici. E fa ancora più male pensare che potreste essere felici e non lo siete. A cosa serve che Legosi non mi ami più se non riesce nemmeno ad amare te? O che tu abbia spezzato il cuore a Juno se non è per essere felice con chi ami davvero?” 

“O che tu abbia lasciato spegnere la prima vera storia importante della tua vita se Juno non ti ricambia?” 

“Non è giusto.” 

“La vita raramente lo è.” 

“Lo so. Ma per Rex, tu e Legosi avete già qualcosa, siete soltanto ciechi da non vedere che non è a senso unico!” 

C’è dolore e rassegnazione nel tono di Haru e Louis vorrebbe fare qualcosa, essere in grado di consolarla come lei fa con lui, ma non è mai stato bravo con le emozioni - si fa fatica ad impararle quando l’unico motivo per cui sei al mondo è che sei stato cresciuto per uno scopo e poco importa se esso sia essere mangiato, ereditare l’Horn complex o diventare il Beastar. 

Lo stesso, Louis le stringe la mano. “Pensavo che tu e Juno… vi foste trovate.” 

“Lo pensano tutti,” Haru ridacchia triste, “dovresti vedere le occhiate che ci lancia la padrona di casa quando andiamo a pagare l’affitto.”

“Tutti, eh?” 

“Già, lo pensiamo tutti… tutti tranne Juno.” 

“Ed è lei l’unica che importa che lo pensi.” 

Non c’è più molto da dire dopo. Louis potrebbe dire che gli dispiace, ma sarebbero parole vuote.

Haru giochicchia con il cucchiaino, immergendolo nell’amalgama freddo della cioccolata quasi solidificata e poi malauguratamente lo lecca, facendo una smorfia. 

“D’accordo che il cioccolato è cioccolato, ma così fa davvero schifo. Posso preparatene un’altra se ti va,” cerca di rendere la conversazione più leggera, ma Louis scossa il capo. 

“No. No, hai ragione. Devo andare a parlare con Legosi,” dice, tracciando con le dita il contorno delle trecce maldestre che il lupo ha sferruzzato sulla sciarpa. “Grazie, Haru.” 

Louis le posa un bacio sulla fronte, il suo respiro caldo le inumidisce la striscia di peli tra le orecchie in un deja-vu d’infanzia, la stessa sensazione di quando la baciavano sulla fronte i suoi genitori, quando era ancora una cucciola e il mondo non sembrava tanto brutto e doloroso. 

“Salutami Juno, se pensi sia il caso.” 

E il cervo si chiude la porta alle spalle.


* * * 


Juno fa capolino dalla porta e la prima cosa che le esce di bocca è “Mi dispiace.” 

‘Per cosa?’ vorrebbe chiedere, ma l’espressione di Juno le fa rimangiare la domanda. Sicuramente non si dispiace di non averla aiutata a intrattenere gli ospiti. 

“Non pensavo avessi sentito.” 

Speravo non avessi sentito,’ e ‘Quanto hai davvero sentito?’ sono i due pensieri che le frullano nel cervello, ma Haru li sopprime prima che possano uscire dalle sue labbra. 

“Ho sentito abbastanza,” Juno sembra leggerle nel pensiero, “Haru…”

“Possiamo fare finta che tu non abbia sentito affatto?” Haru arrossisce e sente la terra mancarle sotto i piedi. “So che non…” 

“Quello che provo per te non è quello che vorresti tu.” 

“Lo so.” 

“No, non lo sai.” 

Juno la bacia, e Haru non ha nemmeno il tempo di chiedersi quando si sia avvicinata abbastanza da farlo perché è troppo distratta da tutto il resto. 

Il bacio è strano. L’angolo è sbagliato, la curva della mascella troppo morbida. I canini di Juno le sfiorano il labbro inferiore, ma lei non si ritira, non salta dall’altra parte della stanza balbettando delle scuse. Ma forse è perché Juno non ha mai tentato di mangiarla. 

Haru posa delicatamente una mano contro la sua guancia, infila le dita tra i ciuffi di peli rossicci ai lati della sua testa e stringe, la tira più vicina, sfregando i loro nasi insieme. 

Juno si lascia scappare un ‘oh’ sorpreso, le labbra che si aprono impercettibilmente e Haru ne approfitta per far scivolare la sua lingua tra le fauci dell’altra. 

Juno le stringe il braccio, delicata e attenta, Haru sente la pressione dei suoi artigli premere contro la carne attraverso il maglione, ma non abbastanza da tagliare. 

Haru ci ha messo così tanto per avere il suo primo bacio con Legosi che quasi si sorprende per la facilità con cui tutto questo sta accadendo, ma poi Juno si allontana e “Non posso,” dice contro la sua bocca,, “quello che provo… non è abbastanza. Sarebbe approfittarsi di te.” 

Haru ride, allora, quasi ai limiti dell’isteria, perché ti pareva che potesse andare tutto liscio, “Ma è la luna che rende voi lupi tutti così profondi o hai solo passato troppo tempo con Legosi e ti ha contagiato? Tu non lo sai cosa provo, non voglio l’amore eterno ed esclusivo e indissolubile. Voglio te, adesso.”

E tu? È una sfida che rimane nell’aria e Juno può solo rispondere baciandola di nuovo.  

‘Oh per Rex’, pensa Haru ritrovandosi con la schiena contro il tavolo, mentre armeggia con i bottoni della camicetta di Juno, ’ho tanto rimproverato Legosi e Louis e Juno e poi io stessa sono un’altra di quelli che non riesce a vedere oltre il proprio naso. E il mio è anche più corto del loro.’

Poi Juno scende a leccarle il collo e Haru sente solo l’impulso di scappare via e abbandonarsi, aprirsi, adrenalina ed endorfine che si riversano nel suo sangue e la coniglietta non sa sa tirare o spingere via. 

Le mani di Juno scorrono sotto il suo maglione, le accarezzano i fianchi, cautamente, si infilano sotto la sua gonna, afferrandola per i glutei e tirandola su abbastanza per farla sedere sulla sedia un po’ troppo alta della cucina. 

Dalla nuova posizione Haru le getta le braccia al collo, abbandonando i bottoni di cui è finalmente riuscita ad avere la meglio. 

“Io… non l’ho mai fatto prima,” Juno sussurra contro il suo collo, respirando l’odore del suo pelo, mentre le sue dita scorrono avanti e indietro nell’interno coscia dell’altra. 

“Neanche io,” Haru deglutisce, “non con una ragazza almeno.” 

“Vuoi che…” La sua voce si spegne, incerta. Non sa nemmeno lei cosa chiedere. 

Ma Haru le prende la mano e se la porta tra le gambe, dove una macchia umida si sta già spandendo sulle sue mutandine. 

“Mi fido che tu stia attenta agli artigli,” le dice. 

Juno, con un sospiro tremulo, e mani esitanti, scosta la stoffa leggera, premendo il palmo contro il suo sesso caldo. 

Haru sobbalza, si lascia scappare un lamento e se la stringe addosso con talmente tanta forza che se non fosse una coniglietta nana probabilmente l’avrebbe strozzata. 

Juno le lecca il collo, ancora, nell’esatto punto in cui può sentire il battito impazzito del suo cuore, la giugulare che pulsa a pochi millimetri dai suoi denti. 

Juno non è Legosi e sa benissimo di non esserlo, non ha la sua stessa comprensione dei rischi per prima cosa e di conseguenza nemmeno il suo stesso autocontrollo. È quasi una illuminazione, adesso che si trova davvero in una situazione intima con un erbivoro, riconoscere quanta ansia e paura ci siano in ogni movimento

Juno deve calcolare, essere lieve, stare attenta ad ogni minimo gesto. Quando ritira la mano, deve utilizzare tutta la sua cautela per non graffiare Haru. Quando posa un dito lungo tutta la sua apertura,  lo fa con esitazione, e quando appoggia il polpastrello sul suo clitoride e preme, l’angolazione è tale che le sue unghie appuntite nemmeno sfiorano il pelo della coniglietta. 

Haru sospira e geme e si dimena, cercando di aumentare la pressione con il movimento delle proprie anche e Juno lascia che sia lei a dettare il ritmo, perché le basterebbe usare soltanto un po’ di forza in più per farle del male. 

“Juno…” Haru mugola e le prende il muso tra le mani per baciarla, “un po’ di più.” 

La lupa si districa da lei, con cautela, perché Haru è soffice e morbida e rotonda dove Juno è appuntita e affilata e tagliente, e si piega sulle ginocchia per poter baciare le sue cosce, lì dove il pelo bianco si dirada e lei riesce a vedere il rosa della carne e l’azzurro delle vene sottostante. 

Tiene la bocca chiusa Juno, a coprire i canini, e lascia che sia solo la sua lingua a muoversi, stretta tra le labbra in una posizione scomoda, mentre risale fino al suo sesso umido e aperto. 

Haru boccheggia, chiama il suo nome e si contorce per avere di più e Juno deve davvero imporsi di non lasciarsi andare, di non aprire la bocca per sentire di più il suo sapore, perché potrebbe ferirla con i denti e si chiede quale sia il suo problema con i dannati erbivori, perché non abbia più potuto provare lo stesso con qualcuno delle sua stessa specie dopo Legosi, se quello che ha detto a Louis sull’ebrezza di baciare qualcuno della categoria opposta non valga lo stesso anche per lei. 

Haru emette un gemito strozzato e si affloscia tra le sue braccia come una bambola di pezza, con un sorriso trasognato sulla faccia. 

“Tutto bene?” Chiede Juno tirandosi in piedi, le ginocchia che scricchiolano per la posizione.

“Oh, a meraviglia.” 

Haru ci mette qualche istante a tornare in sé e Juno la guarda preoccupata, perché può essere stata Haru a dirle che la voleva, ma forse ha già cambiato idea, forse Juno ha sbagliato qualcosa e ha rovinato tutto, e…

“Smetti di pensare,” Haru la bacia, la prende così di sprovvista che Juno non fa nemmeno in tempo a chiudere la bocca. Uno dei sui denti le sfrega il labbro con abbastanza forza da farle un taglietto. 

“Mi dispiace,” Juno sgrana gli occhi, tenta di fare un passo indietro, senza riuscire a smettere di guardare la goccia rossa sul suo pelo bianco. 

Haru la ferma, tenendola per un polso, e con l’altra mano sfrega via la goccia, poi si porta le dita sporche alla bocca e lecca via il sangue, quasi soprappensiero. “Non fa niente.” 

“Io… non volevo.” 

“Lo so.” 

“Dovrei… dovrei…” 

“Non sei il mio primo lupo, Juno. Non è successo niente.” 

“Ma…” 

“La stai prendendo anche meglio di Legosi. Adesso non andare in panico.” 

Juno vorrebbe scuotere la testa, allontanarsi, sapeva che non era una buona idea, lei… 

Haru balza giù dalla sedia e le posa le due dita sul muso. 

Juno può sentirci sopra ancora l’odore del sangue e della saliva di Haru, non abbastanza forte da coprire il sapore di Haru che ha ancora in bocca. 

“Va tutto bene,” Haru la spinge all’indietro, guidandola verso la camera da letto fino a che le sue gambe non incontrano il bordo del materasso e allora la spinge di nuovo, giù stavolta, per poi arrampicarsi sopra di lei a cavalcioni.

“Adesso è il mio turno.” 


* * *


Haru prepara la cioccolata calda alla fine e Juno tira fuori dal frigo la pastafrolla e inizia a tirarla per fare i dannati biscotti che avrebbe voluto fare quella mattina e che aveva poi abbandonato quando aveva saputo che Louis sarebbe passato. 

Lavorano in silenzio, mezze nude e un po’ incerte su come muoversi l’una attorno all’altra. 

“Ancora non credo che sia giusto quello che ti ho fatto,” dice Juno quando tutti i dischetti di pasta sono stati tagliati e coperti di acqua zuccherata e messi sulla carta forno, in attesa che il forno si scaldi abbastanza. 

Haru quasi rovescia la cioccolata che sta versando - perfetta e calda e senza grumi - e si decide a posare il pentolino prima di fare un macello. “Lo dici come se mi avessi mangiato una zampa e non come se due adulte consenzienti avessero fatto sesso.” 

“Ma io non provo le stesse cose che provi tu.” 

“Tu non sai cosa provo. O credi che per me lasciare andare Legosi sia stato semplice? Dirgli di mettersi insieme a Louis ed essere felice?” 

Juno non risponde, così Haru prosegue.

“No, no, ci sono giorni in cui mi chiedo a che sia servita tutta la fatica che abbiamo fatto per poter stare insieme, tutti gli sforzi e i compromessi, se sarebbe bastato solo stringere i denti un altro po’ e forse si sarebbe risolto tutto. Ci sono notti in cui mi manca così tanto che l’unica cosa che vorrei fare è telefonargli e dirgli di venire da me e fare l’amore con lui un’ultima volta.” 

Juno la guarda in silenzio, una fitta di dolore al centro del petto che non sa da dove venga, né perché sia lì.

“Ma poi mi dico che quello che mi manca è il ricordo di Legosi, quello che era al liceo e che non è stato più da parecchio tempo. Devo andare avanti. E devi farlo anche tu. E non importa se ci sono giorni in cui si ricade nelle vecchie abitudini, non importa se farai ancora fatica a vedere Louis o se vorrai continuare a chiuderti in camera quando ci verrà a trovare. Io voglio esserci per te in quei giorni. E vorrei che tu ci fossi per me.” 

Haru distoglie lo sguardo finalmente e si sistema la coperta avvolta sulle spalle nude per preservare un po’ di calore. Finisce di versare la cioccolata calda, come se non avesse appena aperto il suo cuore alla lupa di fronte a lei, e poi le porge la tazza. 

Juno, che non sa cosa dire, riesce a sputacchiare un “Lo sai che per me è tossica, vero?” ma prendere la tazza lo stesso. 

“Tutto è tossico ad alte dosi, anche l’amore.” 

Juno beve un sorso, allora, - e non le farà bene d’accordo, ma nemmeno la ucciderà - e passa un braccio attorno alle spalle di Haru, stingendosela contro. 

“Grazie,” le dice, posandole un bacio sulle labbra, e sente Haru sorridere. 

Non sarà perfetto, ma è abbastanza. 

This account has disabled anonymous posting.
If you don't have an account you can create one now.
HTML doesn't work in the subject.
More info about formatting

Profile

danzanelfuoco: (Default)
danzanelfuoco

April 2025

S M T W T F S
  123 4 5
6789101112
13141516171819
20212223242526
27282930   

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 16th, 2025 01:40 pm
Powered by Dreamwidth Studios