Fandom: BNHA Ship: BakuDeku
Challenge: COW-T #10, week 5, m1
Prompt: Colpo di scena
Wordcount: 1581
Note: le conoscete tutti le stripper!Au che girano su ao3 con quirkless!Midoriya che si ritrova a fare il camboy di turno e proHero!Bakugou che ci casca come una pera cotta? Beh, qui va al contrario. E why not?
Mineta lo aveva costretto ad andare e Izuku lo aveva assecondato perché fondamentalmente Izuku era una patata demente che non era in grado di dire di no a nessuno.
Il fatto che si fosse pentito di aver accettato poco meno di mezzo secondo dopo - ad essere onesti, si stava già pentendo sul ‘-ne’ del ‘va bene’ che gli era uscito di bocca davanti agli occhi imploranti di Minorou - era un dettaglio secondario, perché ormai Izuku si era fregato con le sue stesse mani.
Non gliene sarebbe dovuto importare poi molto di deludere le aspettative del collega di lavoro con il quale era sì e no andato a bere qualcosa tre volte in cinque anni e sempre in mezzo ad un folto gruppo di persone.
Ma Izuku era una patata demente, come lo aveva soprannominato amabilmente Jirou, facendo ridere l’intero piano della redazione e donando a Midoriya una accesa tonalità di rosso, quindi Izuku sarebbe andato.
Night Club Il segreto di Lilith
L’insegna al neon rosa shocking gli intima di fare dietrofront, ora! Ma Izuku è un uomo di parola e, se deve, si sottoporrà all’imbarazzante ordalia di vedere donne seminude che gli sbattono in faccia cose a cui lui non è minimamente interessato.
Il locale è buio, con luci fosforescenti, è vengono accompagnati al tavolo da una procace signorina fin troppo vestita per i gusti di Mineta, ma alla quale Midoriya vorrebbe tanto mettere una maglietta addosso.
Mineta lo trascina in prima fila e Izuku non può fare altro che sospirare, guardando sconsolato il suo drink e lasciandolo parlare, senza ascoltarlo veramente.
Quando il palco si illumina e una figura in tacchi a spillo, calze a rete e boa di piume che nasconde tutto il resto se non una zazzera di capelli biondi vi sale sopra, Mineta quasi saltella sulla poltroncina e Izuku cerca almeno di godersi la musica.
La ballerina ancheggia, e Mineta geme, ma questa volta di disperazione, perché una volta cadute le piume si rivelano due pettorali molto muscolosi, seguiti da una tartaruga di addominali molto ben allenati per scendere e teminare in bellezza con un evidente pacco.
La stripper… è un uomo.
E la situazione per Izuku diventa improvvisamente più interessante e imbarazzante.
Non è che sia nell’armadio, ma nemmeno era andato a sbandierare troppo in giro che cosa preferisse - come dimostrava l’inopportuno invito di Mineta.
“Potrei vomitare,” dice quello, alzandosi.
“Perché, mercificare il corpo di una donna va bene, ma se lo fa un uomo è uno schifo?” Midoriya incrocia le braccia al petto.
“Ma che - non vorrai restare davvero? Che sei, gay?”
“In realtà sì, Mineta,” Izuku sbuffa, “Sono gay, hai qualche problema?”
Ma prima che il collega possa rispondere in qualsiasi modo, dal palco arriva un ringhio di rabbia. “Ehi, tu! In prima fila! Non mi piace che non mi si presti attenzione!”
Tra i fischi generali, quasi senza sapere come, Izuku si ritrova seduto in braccio lo stripper.
Ed è allora, guardandolo in faccia a così pochi centimetri di distanza, che lo riconosce, nonostante il trucco e i brillantini che ha spalmati su tutto il corpo.
“Kacchan!” Izuku quasi scatta in piedi, cercando di scrollarselo di dosso per la sorpresa, perché quello era il suo migliore amico all’asilo e adesso gli sta muovendo un po’ troppe cose dentro. Ma Kacchan ha i piedi ben piantati a terra e l’unico risultato che ottiene è far cozzare insieme i loro bacini.
“Ehi, amico, devi stare fermo,” gli intima quello, poggiandogli una mano sul petto e, ommiodio, le sue mani sono sempre state calde e ora quel calore lo sente attraverso la stoffa della camicia. “Non si tocca, politica aziendale.”
Ma le ultime parole si perdono un po’ nel panico di Midoriya, perché quello è Kacchan, la sua crush delle medie, e adesso gli si sta spalmando addosso e i suoi pantaloni stanno diventando stretti e Katsuki non può non sentirlo e c’è Mineta a mezzo metro da loro che li sta guardando e Midoriya ora vorrebbe solamente morire, grazie.
“Kacchan…” Izuku cerca di fargli capire che si deve spostare, ma per tutta risposta quello continua a muoversi, strusciandosi contro al suo inguine.
“Sì, è il mio nome, tesoro, vedi che ora non sei più distratto,” la sua voce è profonda e rabbiosa e il cervello di Izuku va in corto circuito, perché ha voce di Katsuki nelle sue orecchie e quello che ha appena detto non può voler dire…? Oppure sì? Davvero Bakugou ha scelto Kacchan - il soprannome di Izuku - come nome da stripper?
Dannazione, non dovrebbe trovare la cosa così eccitante.
“Uhm, Ka - Katsuki… Bakugou… per favore…” Midoriya lo prega e può quasi vedere il cervello di Bakugou affannarsi a cercare di dare un nome alla persona che lo ha riconosciuto lì dentro, la diffidenza e il sospetto che lasciano posto al riconoscimento.
“Deku…” è un sospiro - troppo vicino, Izuku sente l’alito caldo contro le sue labbra e la sua bocca e un brivido gli percorre la schiena, mentre la sua eccitazione cresce ancora di più e Kacchan sicuramente adesso non può non averlo sentito.
“Per favore,” Izuku questa volta implora e Katsuki si piega verso di lui e gli sussurra all’orecchio.
“Finisco tra due ore, ci vediamo fuori.”
Izuku non sa se sia una minaccia o una promessa.
* * *
Salta fuori che “Il segreto di Lilith” è un locale drag e che comunque le donne che ci lavorano hanno tutte affrontato una transizione per diventarlo.
“Discriminazione del cazzo, non le assumevano da nessun’altra parte,” sputa Katsuki, stringendosi nel cappotto contro il fresco della sera.
Midoriya gli cammina affianco, cercando di mantenere il passo.
“E tu invece… come sei finito a lavorare qui?”
Bakugou si ferma di botto, “Ma che cazzo di problema hai, Deku?”
Midoriya vorrebbe chiedere ‘quale dei tanti?’ ma si trattiene.
Sotto la luce dei lampioni, i lineamenti di Bakugou sono evidenti e Izuku si stupisce di come non sia cambiato affatto.
Tende la mano per sfiorargli una guancia e Katsuki lo guarda un po’ come se gli fosse cresciuta un’altra testa e un po’ come se quell’altra testa lo volesse mangiare.
Izuku termina il suo gesto comunque e Katsuki, invece che spingerlo via furioso, chiude gli occhi e lo lascia fare.
“Avevi del glitter,” tossicchia Izuku, cercando una stupida giustificazione, come se Katsuki non si fosse struccato alla bell’e meglio e la sua faccia non fosse ancora coperta di trucco per metà.
“Capita. Di solito mi strucco meglio a casa.”
Izuku traccia i suoi zigomi, gli sfiora le labbra socchiuse con il pollice, percorre il profilo della mascella e sente Bakugou stingere i denti, percepisce i muscoli contrarsi sotto le sue dita.
“Io - scusa,” Izuku ritira la mano e quando Bakugou riapre gli occhi questi sono due pozzi neri, con due strettissimi cercini cremisi intorno alle pupille.
“No,” Katsuki gli trattiene il polso e distoglie lo sguardo, leccandosi le labbra. “No, va bene.”
Rimangono in silenzio, nella strada deserta, alla luce giallastra di un lampione e Bakugou continua a tenergli il polso.
“Kacchan… Katsuki -?”
“Nerd del cazzo,” Katsuki sputa, quasi contrariato, e il cuore di Izuku perde un battito. “Sempre a darmi problemi. Merda!”
Katsuki gli lascia il polso e si passa una mano sulla faccia, cercando di fare ordine tra i suoi pensieri.
“Devi sempre complicare le cose, cazzo? Sei anni che non ti vedo, che cerco di convincermi che è meglio così e poi ricompari nella mia vita con un’erezione nei pantaloni. Merda.”
È così improvviso - Izuku è così distratto a cercare di non farsi sbrindellare in tanti piccoli frammenti dalle sue parole - che non si rende conto che Bakugou si è mosso finché non sente la sua schiena cozzare con il muro della casa alle sue spalle.
“Cos -?”
“Dimmi che mi vuoi.”
“Eh?”
“Dimmi che mi vuoi, nerd del cazzo!” Katsuki ringhia contro il suo orecchio, tendendolo premuto contro il muro con tutto il suo corpo.
“Sempre,” Izuku mormora, la bocca secca, il cuore che gli batte così forte in petto che pensa che gli esploderà.
“Sempre?” Katsuki indietreggia leggermente, abbastanza per guardarlo in faccia, come se non si fosse aspettato quella risposta, come se non fosse evidente che Izuku gli moriva dietro da una vita.
“Kacchan… ti prego…” Izuku gli afferra la nuca stringendogli spasmodicamente i capelli, disperatamente e tirandolo verso di sé. A Bakugou non interessa se fa male. Ci sono altre cose che hanno fatto più male in tutta quella situazione. “Ti prego, lo sai.”
“No, non lo so,” sussurra, perché prima di finirgli a cavalcioni e sentirlo diventare duro, Bakugou non aveva mai sospettato che…
Izuku interrompe il filo dei suoi pensieri, premendo insieme le loro bocche e Katsuki risponde con altrettanta disperazione fino a che non ci sono solamente ansiti, saliva e il senso di costrizione del non poter avere di più.
Una porta si apre più avanti lungo la via e Katsuki è abbastanza presenza a sé stesso da rendersi conto che sono in mezzo ad una strada.
Si allontana e, dannazione, Izuku ha la faccia di uno a cui abbiano appena cancellato il natale.
“De - Deku,” inizia Katsuki e deve schiarirsi la gola perché la voce non gli esce abbastanza salda al primo tentativo, “ho del whiskey a casa.”
“Preferirei qualcosa di analcolico,” replica quello, che non ha intenzione di sacrificare nemmeno un istante di memoria all’alcool.
“Posso fare del té.”
Che poi l’acqua rimarrà nel bollitore fino ad evaporare completamente non sarà necessario dirlo a nessuno.