2020-03-07

danzanelfuoco: (Default)
2020-03-07 12:15 am

Letter of warning

Fandom: Black Butler

Rating: Safe

Challenge: COW-T, w5, m4

Prompt: Lettera 

Wordcount: 568


Cara Lizzie,

Questa mia missiva probabilmente non ti giungerà mai, e d’altro canto, probabilmente nemmeno vorresti che lo facesse. 

In ogni caso, ci sono cose che vorrei dirti - che devo dirti -, nonostante possano fare male. 

Forse strapperai la lettera a questo punto, perché non vorrai sentirti in colpa. Come non ti sei resa conto che non ero Lui? Come hai potuto non riuscire a distinguermi da Lui? Eri davvero così cieca, così desiderosa di vedere Lui davanti a te, che nemmeno ti sei domandata se non ci fosse anche solo una piccola possibilità che io non fossi Lui, che io fossi l’Altro? Quanta forza di volontà e stupidità ti è servita per fingere di non vedere quei piccoli buchi nella trama e nell’ordito della mia facciata?

Sono troppo crudele? 

Probabilmente sì, se fossi ancora in società ti stringerei la mano e ti direi che è stato tutto perfettamente normale, che io volevo farti credere questo e che tu non avevi alcun motivo per dubitare della mia parola.
E perché avresti dovuto? Che motivo avrei avuto io di mentire? Ero da solo, l’unico sopravvissuto, che io fossi Lui o l’Altro non avrebbe avuto importanza perché non c’era più nessuna distinzione da fare, nessun confronto, se non con un cadavere. 

Il mio unico inganno è stato un omaggio, fingere di essere Lui invece che me stesso, ma quello che continuo a chiedermi è: che sarebbe cambiato Lizzie? Cosa? 

Era così più facile accettare il Suo ruolo. 

Era così più facile evitare lo stupore, il dolore delle facce sorprese, il ‘ma come? È sopravvissuto l’Altro, non Lui?’ 

So che ora ti starai rivoltando di indignazione, ti conosco, Elizabeth. So che starai pensando che non è vero, non sarebbe mai accaduto, ma ti chiedo di non mentire a te stessa così come ti chiederei di non mentire a me se stessimo avendo questa conversazione di persona. 

Il fatto stesso che tu non ti sia fatta neanche sfiorare dal dubbio è già una contro argomentazione sufficiente. 


Perdonami, Lizzie, per le mie brusche parole. Mi sono lasciato trasportare. Non era questa la mia intenzione quando ho cominciato a scriverti. 

Ovviamente non ti dirò dove sto andando, né ti perorerò la mia innocenza - penso stia alla tua buona coscienza decidere se pensi davvero che io sia dietro i delitti di cui Lui mi accusa. Anche se in società dovrai infangare il mio nome nel stare al Suo fianco, nutro la speranza che in cuor tuo tu sappia la verità, anche se suppongo sia vana, considerando che una volta saputa della Sua esistenza tu non abbia mai messo in discussione la Sua parola, bollandomi come impostore senza nemmeno darmi il beneficio del dubbio. 

Cielo, sto divagando di nuovo, Lizzie, e forse sarebbe il caso che questa missiva non la spedissi affatto. 

Ma no, ne farai tu ciò che più ritieni giusto. 

In fondo, quello che volevo dirti davvero, oltre tutte queste ritorsioni inutili, è una cosa sola. 

Tornerò, Lizzie. Prima o poi. 

E spero che quando accadrà tu non sia al Suo fianco. 

Perché l’affetto che provo nei tuoi confronti non sarà sufficiente a fermare la mia mano. 


Mi firmerei ‘tuo, Ciel’, e sapremmo entrambi che è una bugia, ma se devo essere onesto, ho passato così tanto tempo a usare il Suo nome che ho quasi dimenticato il Mio e ora mi sembra quello di un estraneo.

 

Perciò non mi firmerò affatto. 

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2020-03-07 07:23 pm
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Cioccolato gusto UST

 Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m3

Prompt: Cioccolateria Dieta

Wordcount: 682


Perché Aizawa Shouta - fondente, 98% cacao, con chicchi di caffè macinati dentro - e Yamada Hizashi - metà bianco e metà al latte, tre smarties a disegnare una faccina sorpresa su ogni quadratino - avessero deciso di aprire insieme una cioccolateria era un mistero.
Quei due erano come il giorno e la notte, quasi letteralmente. 

Affacciandosi all’ufficio si poteva vedere Yamada quasi costantemente intento a sbraitare al telefono - no, non di rabbia, i decibel di un concerto rock erano quelli che il suo tono di voce raggiungeva in una normale conversazione - con questo o quel fornitore, mentre Aizawa si chiudeva in un bozzolo che probabilmente in tempi migliori era stato un sacco a pelo giallo e dormiva fino a notte, quando si svegliava per cominciare a temperare il cioccolato, come un vampiro uscito dalle tenebre. 

Da due personaggi così particolari non ci si poteva aspettare certo che si scegliessero due allievi normali, no?
Ed ecco entrare in scena Bakugou Katsuki - fondente, 65% cacao e un pizzico di peperoncino - e Midoriya Izuku - al latte, con ripieno di ganache alla menta. 

Più che il giorno e la notte, il martello e l’incudine. 

Si conoscevano già da prima e per qualche motivo erano in continua competizione - Hizashi aveva le sue idee, Shouta non si sbilanciava più di tanto - e sebbene Midoriya fosse quello che più sopportava, l’incudine appunto, su cui Bakugou martellava incessantemente con urla, strepiti e commenti poco piacevoli, ogni tanto pure quel ragazzino tanto simpatico e dolce e con la faccia da bravo ragazzo, rispondeva per le rime a quello che sembrava un teppista appena uscito da una gang di strada. 

Così i due poveri imprenditori si erano ritrovati ad assistere una gara di urla a senso unico alle quali Midoriya rispondeva con brevi commenti serafici che però alimentavano solamente la rabbia di Bakugou, come benzina gettata sul fuoco. 

“Dio mio, ragazzi, abbassate la voce e anche le aspettative,” li aveva interrotti l’ultima volta Aizawa. “Nessuno di voi due diventerà il nuovo maître chocolatier del secolo. Le cioccolaterie industriali ci mangeranno tutti e se andrà tutto bene dovrete andare ad apporre il vostro nome di cioccolatai ad una pralina assolutamente banale che saprà di naftalina, ma che potranno far pagare a qualche centinaio di yen in più solo per averci sbattuto il desclaimer che sia stata una vostra invenzione, quando voi di quella pralina non avrete scelto neppure il nome.” 

“E poi suvvia, ragazzi! Il cioccolato è il simbolo dell’ammmooooreee! Non vi devo dire dove si può spalmare o da dove si può leccare o dove altro metterlo, vero? Siete abbastanza fantasiosi di vostro, immagino!” E con grande sgomento di entrambi Hizashi aveva ficcato un barattolo di crema al cioccolato da mezzo chilo tra le mani di Midoriya e li aveva sbattuti fuori dalla porta con un “Offre la casa, fatene buon uso. E con fatene buon uso intendo dire scopate, ragazzi miei, che se sbollite un po’ di tensione ed evitate di distruggerci il locale ve ne saremmo immensamente grati!” 

Il campanello della porta aveva emesso un ultimo bling prima che Hizashi tirasse il catenaccio. 

“Era proprio necessario?” 

“Volevi licenziarli?” 

“No, ma lo sai che quella che dovrebbero scopare è solo un’idea tua, vero?” 

“Ahi ahi ahi, Shouta, quanto poco ne capisci! Quei due sprizzano UST da tutti i pori! Vedrai domani.”
Ma Aizawa non sembrava particolarmente impressionato. 

“Dì un po’, non sarà che la tua mancanza di entusiasmo per il mio piano geniale è solo perché la volevi usare tu quella crema al cioccolato, no?”

Aizawa aveva alzato gli occhi al cielo, poi con un gesto plateale che si confaceva più all’altro che a lui, aveva indicato un altro barattolo. “Beh, abbiamo pur sempre chiuso prima oggi, no?”

“Questa, mio caro Shouta, è un offerta che non si può rifiutare.” 

“Ma non sei perennemente a dieta, tu?”
“Posso fare un eccezione, Shouta. Posso fare un’eccezione.” 


(“Cazzo, se mi sporchi le lenzuola giuro che ti uccido, Deku!” 

“Kacchan! Per una volta perché non usi la bocca per qualcosa di utile, invece che urlarmi contro-oh!”) 


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2020-03-07 07:26 pm
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Gelato

 Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m3

Prompt: Slappa il cono che è buono Gelateria 

Wordcount: 605

Note: non ce la posso fare, non con la faccia seria per lo meno. Prendetelo come ancora più crack del resto e pace. 


Ce lo aveva portato Mina la prima volta e Katsuki aveva fatto finta di non conoscerlo. 

Deku era impallidito e poi arrossito quasi contemporaneamente - cosa che Bakugou non riteneva fisiologicamente possibile, ma Deku era sempre stato strano. 

Quando l’idiota aveva capito l’antifona - ‘chi cazzo sei e perché mai mi dovrei ricordare di te’ - il suo viso si era indurito in una maschera di determinazione e - porca puttana, era davvero bravo - aveva fatto finta di non conoscerlo a sua volta. Talmente bene che nemmeno quella ficcanaso di Mina che coglieva un gossip a quindici metri di distanza si era resa conto di niente. 

Ma forse erano tutti troppo distratti dal nome equivoco del locale, perché i messaggi di sottotetto venissero recepiti correttamente. Forse era solo meno imbarazzante fingere di non conoscersi da quando avevano quattro anni, nonostante non si vedessero da secoli. 

E poi perché mai una gelateria si dovesse trovare nel quartiere a luci rosse della città era un mistero. A cosa serviva? A placare l’irresistibile voglia di gelato che uno poteva avere dopo aver visto una tizia spogliarsi? Mah. 

Comunque, Deku aveva preparato i loro coni e serissimo, concentrato nel tentativo di non arrossire - non ce l’avrebbe mai fatta per quanti mesi avesse lavorato lì - glieli aveva porti con la frase di circostanza che aveva dovuto imparare a memoria. 

“Con i complimenti della gelateria Slappa il cono che è buono, speriamo che la vostra esperienza sia un piacere.

Cosa che era suonata piuttosto come “ConicomplimentidellagelateriaSlappailconochebuonsperiamochelavostraesperienzasiastataunpiacere” tutto di fila e senza prendere fiato. Alla fine Midoriya aveva il fiatone, nemmeno avesse corso una maratona. 

(“Devi mettere l’accento su piacere, possibilmente con la faccia giusta… è un doppio senso, per l’amor del cielo, Midoriya!” Lo aveva istruito il direttore, ma dalla bocca di Midoriya quella… cosa faceva fatica a uscire.)

Mina aveva riso, “Lo ha fatto anche l’altra volta. È meno divertente quando c’è l’altro ragazzo. Lui non si imbarazza così tanto.” 

Ah, già ricordasse pure a Izuku che Aoyama era in grado di dire quella cosa non solo senza arrossire come un semaforo, ma con un ammiccamento di sopracciglia tale da dare un quadruplo senso a tutto quello che gli usciva dalla bocca. 

Katsuki aveva ignorato l’intero scambio di battute, cercando di autoconvincersi che quell’idiota di Deku non fosse carino, con le guance in fiamme. 

“Beh, che ti avevo detto, è carino il commesso no?” Gli aveva dato di gomito Mina una volta fuori, leccando il suo cono al cioccolato. 

Katsuki aveva alzato gli occhi al cielo. “Uhm uhm.” 

Il fatto era che quel gelato era davvero buono, nonostante Deku. O forse proprio per Deku.

Così Katsuki era tornato. 

Da solo. 

E aveva sempre fatto finta di non conoscerlo da prima. 

E Deku gli aveva sempre ripetuto la stessa identica frase di repertorio, sempre meno in imbarazzo, sempre meno atono. 

Fino a che un giorno era riuscito a dirlo un po’ come faceva Aoyama - ma senza esagerare, che a Midoriya il quadruplo senso, che Aoyama spingeva ovunque, non sarebbe mai venuto. 

“Con i complimenti della gelateria Slappa il cono che è buono, speriamo che la vostra esperienza sia un… piacere.

Katsuki aveva leccato al pallina di gelato alla menta e con un sorriso sornione aveva risposto. “Sono sicuro che lo sarà.”

Poi gli aveva teso la mano.

“Io sono Bakugou Katsuki.” 

Deku aveva sgranato gli occhi. “Lo so -”

“No, che non lo sai, Deku,” aveva scosso la testa Bakugou, prima di ripetersi. “Io sono Bakugou Katsuki. Piacere.”
Midoiriya gli aveva stretto la mano con un sorriso. “Midoriya Izuku. Sono sicuro che il piacere sarà tutto mio.”   

 

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2020-03-07 07:29 pm
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The French Mistake

Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m1

Prompt: Colpo di scena

Wordcount: 1581

Note: le conoscete tutti le stripper!Au che girano su ao3 con quirkless!Midoriya che si ritrova a fare il camboy di turno e proHero!Bakugou che ci casca come una pera cotta? Beh, qui va al contrario. E why not? 


Mineta lo aveva costretto ad andare e Izuku lo aveva assecondato perché fondamentalmente Izuku era una patata demente che non era in grado di dire di no a nessuno. 

Il fatto che si fosse pentito di aver accettato poco meno di mezzo secondo dopo - ad essere onesti, si stava già pentendo sul ‘-ne’ del ‘va bene’ che gli era uscito di bocca davanti agli occhi imploranti di Minorou - era un dettaglio secondario, perché ormai Izuku si era fregato con le sue stesse mani. 

Non gliene sarebbe dovuto importare poi molto di deludere le aspettative del collega di lavoro con il quale era sì e no andato a bere qualcosa tre volte in cinque anni e sempre in mezzo ad un folto gruppo di persone. 

Ma Izuku era una patata demente, come lo aveva soprannominato amabilmente Jirou, facendo ridere l’intero piano della redazione e donando a Midoriya una accesa tonalità di rosso, quindi Izuku sarebbe andato. 


 

Night Club Il segreto di Lilith


L’insegna al neon rosa shocking gli intima di fare dietrofront, ora! Ma Izuku è un uomo di parola e, se deve, si sottoporrà all’imbarazzante ordalia di vedere donne seminude che gli sbattono in faccia cose a cui lui non è minimamente interessato. 

Il locale è buio, con luci fosforescenti, è vengono accompagnati al tavolo da una procace signorina fin troppo vestita per i gusti di Mineta, ma alla quale Midoriya vorrebbe tanto mettere una maglietta addosso. 

Mineta lo trascina in prima fila e Izuku non può fare altro che sospirare, guardando sconsolato il suo drink e lasciandolo parlare, senza ascoltarlo veramente. 

Quando il palco si illumina e una figura in tacchi a spillo, calze a rete e boa di piume che nasconde tutto il resto se non una zazzera di capelli biondi vi sale sopra, Mineta quasi saltella sulla poltroncina e Izuku cerca almeno di godersi la musica. 

La ballerina ancheggia, e Mineta geme, ma questa volta di disperazione, perché una volta cadute le piume si rivelano due pettorali molto muscolosi, seguiti da una tartaruga di addominali molto ben allenati per scendere e teminare in bellezza con un evidente pacco. 

La stripper… è un uomo. 

E la situazione per Izuku diventa improvvisamente più interessante e imbarazzante. 

Non è che sia nell’armadio, ma nemmeno era andato a sbandierare troppo in giro che cosa preferisse - come dimostrava l’inopportuno invito di Mineta. 

“Potrei vomitare,” dice quello, alzandosi. 

“Perché, mercificare il corpo di una donna va bene, ma se lo fa un uomo è uno schifo?” Midoriya incrocia le braccia al petto. 

“Ma che - non vorrai restare davvero? Che sei, gay?”
 “In realtà sì, Mineta,” Izuku sbuffa, “Sono gay, hai qualche problema?”

Ma prima che il collega possa rispondere in qualsiasi modo, dal palco arriva un ringhio di rabbia. “Ehi, tu! In prima fila! Non mi piace che non mi si presti attenzione!” 

Tra i fischi generali, quasi senza sapere come, Izuku si ritrova seduto in braccio lo stripper. 

Ed è allora, guardandolo in faccia a così pochi centimetri di distanza, che lo riconosce, nonostante il trucco e i brillantini che ha spalmati su tutto il corpo. 

“Kacchan!” Izuku quasi scatta in piedi, cercando di scrollarselo di dosso per la sorpresa, perché quello era il suo migliore amico all’asilo e adesso gli sta muovendo un po’ troppe cose dentro. Ma Kacchan ha i piedi ben piantati a terra e l’unico risultato che ottiene è far cozzare insieme i loro bacini. 

“Ehi, amico, devi stare fermo,” gli intima quello, poggiandogli una mano sul petto e, ommiodio, le sue mani sono sempre state calde e ora quel calore lo sente attraverso la stoffa della camicia. “Non si tocca, politica aziendale.” 

Ma le ultime parole si perdono un po’ nel panico di Midoriya, perché quello è Kacchan, la sua crush delle medie, e adesso gli si sta spalmando addosso e i suoi pantaloni stanno diventando stretti e Katsuki non può non sentirlo e c’è Mineta a mezzo metro da loro che li sta guardando e Midoriya ora vorrebbe solamente morire, grazie. 

“Kacchan…” Izuku cerca di fargli capire che si deve spostare, ma per tutta risposta quello continua a muoversi, strusciandosi contro al suo inguine. 

“Sì, è il mio nome, tesoro, vedi che ora non sei più distratto,” la sua voce è profonda e rabbiosa e il cervello di Izuku va in corto circuito, perché ha voce di Katsuki nelle sue orecchie e quello che ha appena detto non può voler dire…? Oppure sì? Davvero Bakugou ha scelto Kacchan - il soprannome di Izuku - come nome da stripper?
Dannazione, non dovrebbe trovare la cosa così eccitante. 

“Uhm, Ka - Katsuki… Bakugou… per favore…” Midoriya lo prega e può quasi vedere il cervello di Bakugou affannarsi a cercare di dare un nome alla persona che lo ha riconosciuto lì dentro, la diffidenza e il sospetto che lasciano posto al riconoscimento. 

“Deku…” è un sospiro - troppo vicino, Izuku sente l’alito caldo contro le sue labbra e la sua bocca e un brivido gli percorre la schiena, mentre la sua eccitazione cresce ancora di più e Kacchan sicuramente adesso non può non averlo sentito. 

Per favore,” Izuku questa volta implora e Katsuki si piega verso di lui e gli sussurra all’orecchio. 

“Finisco tra due ore, ci vediamo fuori.” 

Izuku non sa se sia una minaccia o una promessa. 


* * * 


Salta fuori che “Il segreto di Lilith” è un locale drag e che comunque le donne che ci lavorano hanno tutte affrontato una transizione per diventarlo. 

“Discriminazione del cazzo, non le assumevano da nessun’altra parte,” sputa Katsuki, stringendosi nel cappotto contro il fresco della sera. 

Midoriya gli cammina affianco, cercando di mantenere il passo.

“E tu invece… come sei finito a lavorare qui?” 

Bakugou si ferma di botto, “Ma che cazzo di problema hai, Deku?”
Midoriya vorrebbe chiedere ‘quale dei tanti?’ ma si trattiene. 

Sotto la luce dei lampioni, i lineamenti di Bakugou sono evidenti e Izuku si stupisce di come non sia cambiato affatto. 

Tende la mano per sfiorargli una guancia e Katsuki lo guarda un po’ come se gli fosse cresciuta un’altra testa e un po’ come se quell’altra testa lo volesse mangiare. 

Izuku termina il suo gesto comunque e Katsuki, invece che spingerlo via furioso, chiude gli occhi e lo lascia fare. 

“Avevi del glitter,” tossicchia Izuku, cercando una stupida giustificazione, come se Katsuki non si fosse struccato alla bell’e meglio e la sua faccia non fosse ancora coperta di trucco per metà. 

“Capita. Di solito mi strucco meglio a casa.” 

Izuku traccia i suoi zigomi, gli sfiora le labbra socchiuse con il pollice, percorre il profilo della mascella e sente Bakugou stingere i denti, percepisce i muscoli contrarsi sotto le sue dita.

“Io - scusa,” Izuku ritira la mano e quando Bakugou riapre gli occhi questi sono due pozzi neri, con due strettissimi cercini cremisi intorno alle pupille. 

“No,” Katsuki gli trattiene il polso e distoglie lo sguardo, leccandosi le labbra. “No, va bene.”

Rimangono in silenzio, nella strada deserta, alla luce giallastra di un lampione e Bakugou continua a tenergli il polso. 

“Kacchan… Katsuki -?”

“Nerd del cazzo,” Katsuki sputa, quasi contrariato, e il cuore di Izuku perde un battito. “Sempre a darmi problemi. Merda!” 

Katsuki gli lascia il polso e si passa una mano sulla faccia, cercando di fare ordine tra i suoi pensieri. 

“Devi sempre complicare le cose, cazzo? Sei anni che non ti vedo, che cerco di convincermi che è meglio così e poi ricompari nella mia vita con un’erezione nei pantaloni. Merda.” 

È così improvviso - Izuku è così distratto a cercare di non farsi sbrindellare in tanti piccoli frammenti dalle sue parole - che non si rende conto che Bakugou si è mosso finché non sente la sua schiena cozzare con il muro della casa alle sue spalle. 

“Cos -?”
“Dimmi che mi vuoi.” 

“Eh?”
“Dimmi che mi vuoi, nerd del cazzo!” Katsuki ringhia contro il suo orecchio, tendendolo premuto contro il muro con tutto il suo corpo. 

“Sempre,” Izuku mormora, la bocca secca, il cuore che gli batte così forte in petto che pensa che gli esploderà. 

“Sempre?” Katsuki indietreggia leggermente, abbastanza per guardarlo in faccia, come se non si fosse aspettato quella risposta, come se non fosse evidente che Izuku gli moriva dietro da una vita. 

“Kacchan… ti prego…” Izuku gli afferra la nuca stringendogli spasmodicamente i capelli, disperatamente e tirandolo verso di sé. A Bakugou non interessa se fa male. Ci sono altre cose che hanno fatto più male in tutta quella situazione. “Ti prego, lo sai.” 

“No, non lo so,” sussurra, perché prima di finirgli a cavalcioni e sentirlo diventare duro, Bakugou non aveva mai sospettato che… 

Izuku interrompe il filo dei suoi pensieri, premendo insieme le loro bocche e Katsuki risponde con altrettanta disperazione fino a che non ci sono solamente ansiti, saliva e il senso di costrizione del non poter avere di più. 

Una porta si apre più avanti lungo la via e Katsuki è abbastanza presenza a sé stesso da rendersi conto che sono in mezzo ad una strada. 

Si allontana e, dannazione, Izuku ha la faccia di uno a cui abbiano appena cancellato il natale. 

“De - Deku,” inizia Katsuki e deve schiarirsi la gola perché la voce non gli esce abbastanza salda al primo tentativo, “ho del whiskey a casa.” 

“Preferirei qualcosa di analcolico,” replica quello, che non ha intenzione di sacrificare nemmeno un istante di memoria all’alcool. 

“Posso fare del té.” 

Che poi l’acqua rimarrà nel bollitore fino ad evaporare completamente non sarà necessario dirlo a nessuno. 


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2020-03-07 07:32 pm
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You were (supposedly) the smart one

Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m3

Prompt: ZeroZeroQu Investigazioni 

Wordcount: 563

Note: Dove 00 è il QI di Midoriya in questa fic. 


Avere una cotta per il tuo collega di lavoro è un conto. 

Perfettamente normale, gli direbbe Uraraka con un sorriso.
Avere una cotta per il tuo socio in affari, nonché (quasi sempre) amico d’infanzia, nonché attuale coinquilino… 

Beh, sì, questo è decisamente più problematico. 

E questo glielo aveva detto Todoroki, l’impassibile Shoto Todoroki, quello senza alcuno straccio di presenza sociale che tendeva a vedere la vita come una linea retta senza doppi sensi. 

Izuku è nella merda più totale.  

Il problema, quando il tuo lavoro è fare l’investigatore privato e passare dieci ore a bere caffè tiepido, stretto in una utilitaria spalla a spalla con il ragazzo di cui sei innamorato, - sì dai, smettiamo di mentire a noi stessi, non era una cotta nemmeno a quattordici anni,- nel vago tentativo di riuscire a scattare una foto all’ennesimo marito fedifrago, è che difficilmente puoi prendere le distanze da suddetto ragazzo. 

Soprattutto se dopo le dieci ore di appostamento poi dovete tornare a casa insieme bisticciando su chi deve lavare i piatti (Izuku) e chi invece preparare la cena (Katsuki). 

Non che Midoriya non ci stia provando ad evitarlo. Ma riuscirci è tutto un altro paio di maniche. 

Soprattutto quando l’appartamento è così piccolo da avere una sola stanza da letto con un matrimoniale. 

Ma Izuku si sa ingegnare, almeno finché l’agenzia non farà loro guadagnare abbastanza da poter cambiare appartamento (forse non saranno poi nemmeno più costretti ad abitare insieme, ma questa alternativa Izuku non vuole pensare). 

Comuqneu, Midoriya è sicuro che gli basteranno un paio di notti sul divano per farsela passare, o almeno così spera. Dopo che quella mattina, mezzo addormentato, ha quasi rischiato di baciare Katsuki, non vuole correre il rischio. 


* * * 


“Oi, Deku, che cazzo di problema hai?” 

Midoriya arrossisce, lascia cadere le lenzuola sul divano e mente spudoratamente, “Nessuno!” 

Katsuki invade il suo spazio vitale, marciandogli praticamente addosso e Izuku balbetta qualcosa di incomprensibile - o per lo meno spera che sia incomprensibile, perché altrimenti ha appena rivelato al suo amico - socio - collega - coinquilino - persona con cui condivide la vita e il lavoro e gli amici… beh, altrimenti ha appena rivelato al suo tutto di essere parecchio innamorato di lui. 

E la cosa può finire solo in tragedia. 

O almeno così pensa Izuku. 

“Oh!” La bocca di Bakugou si piega in un sorriso divertito,  “qualcuno ha ricevuto il fottuto memo allora! E ti ci sono voluti” Katsuki controlla un’orologio invisibile al polso, “solo dieci anni per capirlo? Fenomenale” 

“Cos -? Cosa?! Lo sapevi!”

Katsuki annuisce, alzando gli occhi al cielo come se non potesse credere a tanta stupidità. 

“Perché non mi hai detto niente? Perché non mi hai fatto capire -?”
“Fatto capire? Cazzo, Deku, e dicevano che tu eri quello intelligente della classe.,” Katsuki scuote la testa, cominciando a diventare irritato.  “Ti ho chiesto di uscire migliaia di volte, ho cucinato per te,  abbiamo aperto un’agenzia insieme, ti ho chiesto di andare a vivere insieme, diamine, dormiamo nello stesso letto! Sono dieci anni che mi assecondi, ma non appena comincio ad accennare a portare la cosa su un altro livello, fai quaranta passi indietro. Stamattina stavi per baciarmi e ora vuoi dormire sul divano?” 

“Te - te ne sei accorto?” 

“Certo che me ne sono accorto, non sono mica un idiota!”
“E quindi… pensi che potrei baciarti?”

“Sei un coglione, Deku.”  


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2020-03-07 07:35 pm
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AAA appartamento cercasi (preferibilmente insonorizzato)

Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m3

Prompt: Paola Agenzia Immobiliare 

Wordcount: 408


Non si era aspettata questo quando le avevano chiesto discrezione.

Lei voleva solamente vendere case. Era il suo lavoro e le veniva benissimo, grazie tante.

Solitamente ‘discrezione’ significava clienti importanti e quindi attori o cantanti o Pro-heroes. 

Quando si era ritrovata davanti un’intera squadra di Eroi però aveva dovuto fare un passo indietro. 

“Penso abbiate sbagliato contatto. Io vendo a privati. Se state cercando un ufficio per la vostra agenzia -”

“No, niente di tutto questo!” l’aveva interrotta Red Riot, “Abbiamo la persona giusta! Stiamo cercando una casa per privati!”   

Lei aveva cercato di non iperventilare davanti al suo eroe preferito e di mantenere la giusta professionalità. 

“Molto bene, ehm… per quanti dovrebbe essere esattamente la casa?”

“Per due!” Aveva risposto Uravity. 

“Sì, e… ecco, è proprio necessario che siate in così tanti a decidere? Cioè, è una decisione di gruppo?” 

“Sì,” aveva detto IngenIIum sistemandosi gli occhiali. “Riteniamo sia la soluzione migliore.” 

“D’accordo. Volete dirmi un po’ come la desiderate questa casa?” 

“Beh, sicuramente con una cucina abbastanza grande,” aveva detto Chargebolt, “cucinano spesso, no?” 

Varie espressioni di disgusto si erano levate dagli eroi presenti.

“Sì, e non solo quello” aveva sospirato con espressione dolente Creati. “Una cucina grande riteniamo sia d’obbligo.”
“Un bagno e una camera da letto basteranno, kero,” aveva cercato di essere utile Froppy. 

“E una cantina o una soffitta adattabile a palestra” aveva aggiunto Cellophane.  

“Ah, e la casa deve essere isolata! È fondamentale.” 

“E come sarebbe fondamentale, Ashido?” 

“Per i vicini, Eiji. Per i vicini.”
“O potrebbe avere le pareti insonorizzate,” aveva rincarato Earphone Jack. 

“Già, effettivamente anche le pareti insonorizzate non sarebbe male!” 

“D’accordo,” aveva cercato di placarli l’agente immobiliare, “d’accordo, ma per chi di voi, è la casa?” 

“Oh, no, loro non sono qui,” aveva sorriso Uravity e all’agente immobiliare era sceso un brivido lungo la schiena.  

“Loro sarebbero?”
“Ground Zero e Deku.” 

“E… non sono qui?” 

“No, stiamo facendo loro una sorpresa.”
“Oh che cosa carina!”
“Mica tanto!” IcyHot si era massaggiato le tempie,  “Giuro che se devo sentirli anche solo un’altra volta…”
“… o incappare nel loro uso creativo della cucina…”
“… o della sala attrezzi…”

“… o del bagno…”

“Già, ecco, noi li avremmo pure tenuti al quartier generale dove viviamo tutti adesso, ma, per la nostra sanità mentale, forse non è il caso,” aveva concluso Red Riot e l’agente immobiliare aveva avuto il sospetto che più che di lei avessero tutti bisogno di un buon psicoterapeuta.  


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2020-03-07 07:38 pm

Anche i supereroi, nel loro piccolo, fanno la spesa

Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m1

Prompt: Colpo di scena

Wordcount: 

Note: La frutta in Giappone costa un rene, la vendono tipo gioielleria (una mela 15€ wtf!) e spesso si usa regalarne come in Italia regaleremmo fiori o bottiglie di vino. 

+ devo averlo già detto a tutti, ma ho un kink per meddlesome wingman!Kirishima che voi non avete idea. 



Nella sua vita Midoriya Izuku era stato spesso paragonato a diversi generi alimentari. 

Broccoli Boy, Caspo di Insalata, Testa d’Anguria. 

Avere i capelli verdi poteva portare a questo genere di soprannomi. 

Gli era sembrato perciò quasi un destino accettare l’impiego in quell’ortofrutta d’angolo che lo pagava anche più di quanto non si sarebbe aspettato. 

La vera sorpresa era stata vedere entrare un giorno in quel normalissimo negozio d’angolo uno dei suoi eroi preferiti - il suo eroe preferito, e d’altronde lo era sempre stato, anche quando non indossava una maschera ed era un moccioso di quattro anni e le loro madri facevano a turno per accompagnarli all’asilo. 

Ground Zero - Kacchan - era entrato in quel negozio. 

“Merda, Mina, ho capito, ti porto ste cazzo di fragole! Le sto comprando adesso!” Aveva detto al telefono, sbattendosi la porta alle spalle. “E non rompere i coglioni che per dieci minuti non sono in ritardo!”

Izuku aveva sentito il proprio cuore battergli a mille nel petto, mentre Bakugou gli si avvicinava, chiudendo la conversazione telefonica con un “torta di merda” masticato a denti stretti e una espressione irritata sul volto. 

“Ce le avete delle fragole?” Aveva chiesto sbrigativo, e Midoriya si era affrettato a portargliene un cestino. 

Non era stagione per le fragole e i prezzi già alti di per sé per ogni tipo di frutta, erano stati aumentati dalla bassa produzione di quell’anno. 

“Merda, mi mancano cinquanta yen!” Si era ritrovato in difficoltà Bakugou, “Tienimele che vado a fare bancomat!”

Izuku si era affrettato a scossare la testa, per pochi spicci non gli avrebbe fatto perdere ulteriore tempo. 

“Non c’è problema, Ka - Ground Zero.” 

Izuku aveva panicato internamente, perché non solo gli aveva detto di averlo riconosciuto nonostante fosse in borghese, ma era stato a tanto così dal chiamarlo Kacchan, come se fossero ancora amici e non perfetti estranei. 

“Guarda che non ho bisogno dello sconto eroe, eh!” 

“Non - non mi permetterei mai. È solo che ho pensato che fosse di fretta e -”

Bakugou aveva annuito, perché in effetti di fretta lo era. “Va bene, ma tornerò a pagare.”  

Izuku aveva annuito, ma aveva i suoi dubbi che avrebbe rivisto l’eroe, se non sui giornali. Al massimo Kacchan avrebbe mandato una segretaria dell’agenzia a saldare. 

Poco importava, si disse. E se da un lato c’era la delusione - aveva fatto male non essere riconosciuto affatto -, dall’altro non poteva non ammettere con sé stesso di aver provato sollievo al non averlo dovuto affrontare. 


* * * 


Kacchan era tornato, con cinquanta yen. 

Izuku non credeva ai propri occhi. 

“Non - non era necessario.” 

“Sei sordo o cosa? Ho detto che sarei tornato a pagare.” 

“Sì, ma…” 

“‘Ma’ un cazzo! Prendi sti cinquanta yen. E vorrei anche una mela.” 


* * * 


Izuku sapeva che Kacchan adesso aveva amici. Lui, Red Riot, Chargebolt, Cellophane e Pinky avevano fondato un’agenzia insieme, quindi doveva averne per forza. 

Quello che non credeva possibile era che Kacchan fosse invitato tanto spesso a casa loro e che dovesse portare omaggi ortofrutticoli tutte le volte. 

Perché la cosa stava cominciando a diventare ridicola: non lo vedeva da dieci anni e poi improvvisamente se lo ritrovava in negozio due volte a settimana? 

L’universo doveva odiarlo davvero. 

Per Izuku, che non aveva mai smesso di seguire la sua carriera da lontano, Bakugou Katsuki era sempre rimasto Kacchan e non ci sarebbe voluto molto prima che il soprannome gli sfuggisse dalle labbra e Bakugou lo incenerisse per essersi permesso tanta libertà - o, peggio, lo riconoscesse come il suo vecchio e inutile compagno di classe senza quirk. 

Argh, no, avrebbe dovuto solo stare attento. Ce la poteva fare. 

E poi un giorno, l’universo si era preso del tutto gioco di lui: La porta dell’ortofrutta si era aperta, ma, invece di Bakugou, era entrato Red Riot. 


* * * 


Izuku lo aveva riconosciuto, perché Izuku era uno stalker in generale, ma quando si parlava di Bakugou Katsuki, poteva raggiungere livelli mai visti prima.
Perciò sì, Izuku sapeva chi fosse Red Riot, al secolo Kirishima Eijiro, quirk: Indurimento, attualmente in una relazione con Pinky, Mina Ashido, quirk: Acido. 

Quello che Izuku non sapeva era cosa diamine ci facesse Red Riot in quell’ortofrutta durante il suo turno di lavoro. 

“Posso - uhm - posso aiutarla?” 

“Così sei tu, eh?” aveva inquisito l’eroe in borghese, ignorando completamente la sua domanda e squadrandolo dalla testa ai piedi

“Io?” 

“Uhm uhm,” aveva annuito quello, continuando a squadrarlo come se stesse cercando di ricomporre un puzzle nella sua testa.

“Ehm… ok? Posso fare qualcosa per lei? Le serve della frutta o della verdura?” 

Red Riot aveva scosso la testa. “No, sto aspettando una persona.” 

Izuku aveva un pessimo presentimento a riguardo e con pessimo presentimento intendeva…

“Cazzo ci fai tu qui, Capelli di Merda?”  

Il viso di Kirishima si era illuminato. “Sono venuto a risolvere una situazione!” 

Izuku poteva sentire i palmi di Kacchan sfrigolare fin da dietro il bancone. 

“Va’ via.” 

“Assolutamente no. La cosa sta diventando ridicola, Bakubro, ed è ora che tu ti comporti da uomo! Coraggio! Sii virile! Chiedigli di uscire invece di continuare a buttare lo stipendio in frutta!” 

Izuku si era dovuto coprire la bocca con entrambe le mani per non lasciare uscire il suono strangolato che gli era salito in gola. 

Bakugou aveva una vena pulsante sulla fronte che minacciava di scoppiare.

“Kirishima…” il suo tono grondava odio, ma l’eroe alzò gli occhi al cielo nemmeno la sua minaccia fosse una mosca fastidiosa.

“Oh, no, no, no, non ci provare nemmeno. Se vuoi esco e vi lascio un po’ di privacy, ma giuro su quello che vuoi che se quando esci non hai un appuntamento - o per lo meno un rifiuto, se il ragazzo qui non è interessato - allora ti faccio mettere in ferie forzate da Ashido. Risolvi questa cosa.” 

“Va’ fuori.” 

Kirishima aveva sorriso, mettendo in mostra una chiostra di denti aguzzi che in qualche modo riuscivano a non sembrare affatto minacciosi, e con un leggero inchino di saluto a Midoriya se ne era uscito. 

“Uhm… non è… non è davvero necessario…” aveva tentato Midoriya, rosso come uno dei peperoni che avrebbe dovuto vendere. 

“Sta zitto!” Gli aveva ordinato quello poco convinto, “quell’idiota ha ragione! Cazzo!” 

Katsuki si era passato una mano sul viso. 

“Senti, Deku, io…” 

A Izuku per poco non era caduta la mascella. “Mi avevi riconosciuto…”  

Katsuki, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi. “Anche tu?” 

 

“Kacchan…” Davvero? Sembravano chiedere i suoi occhi? Davvero pensi che non sappia tutto di te esattamente come sapevo tutto di All Might?

Katsuki aveva ridacchiato. “Avrei dovuto aspettarmelo, da un nerd di merda come te.” 

“Avresti dovuto, ma… perché non mi hai detto niente?” 

“Mi hai preso alla sprovvista. Ero incazzato con Mina e poi ti ho visto e non sapevo cosa fare…” Katsuki sembrava più arrabbiato con sé stesso che con lui. Era un passo in avanti, no? 

“Quindi, c’è qualcosa che devi chiedermi?” 

“In realtà, più che di uscire, penso che dovrei chiederti scusa per come ti ho trattato.” 

“Sì. Sì, potrebbe essere un inizio.” 

“Un inizio?” 

“Un inizio.”