danzanelfuoco: (Default)
danzanelfuoco ([personal profile] danzanelfuoco) wrote2020-03-07 07:38 pm

Anche i supereroi, nel loro piccolo, fanno la spesa

Fandom: BNHA

Ship: BakuDeku

Challenge: COW-T #10, week 5, m1

Prompt: Colpo di scena

Wordcount: 

Note: La frutta in Giappone costa un rene, la vendono tipo gioielleria (una mela 15€ wtf!) e spesso si usa regalarne come in Italia regaleremmo fiori o bottiglie di vino. 

+ devo averlo già detto a tutti, ma ho un kink per meddlesome wingman!Kirishima che voi non avete idea. 



Nella sua vita Midoriya Izuku era stato spesso paragonato a diversi generi alimentari. 

Broccoli Boy, Caspo di Insalata, Testa d’Anguria. 

Avere i capelli verdi poteva portare a questo genere di soprannomi. 

Gli era sembrato perciò quasi un destino accettare l’impiego in quell’ortofrutta d’angolo che lo pagava anche più di quanto non si sarebbe aspettato. 

La vera sorpresa era stata vedere entrare un giorno in quel normalissimo negozio d’angolo uno dei suoi eroi preferiti - il suo eroe preferito, e d’altronde lo era sempre stato, anche quando non indossava una maschera ed era un moccioso di quattro anni e le loro madri facevano a turno per accompagnarli all’asilo. 

Ground Zero - Kacchan - era entrato in quel negozio. 

“Merda, Mina, ho capito, ti porto ste cazzo di fragole! Le sto comprando adesso!” Aveva detto al telefono, sbattendosi la porta alle spalle. “E non rompere i coglioni che per dieci minuti non sono in ritardo!”

Izuku aveva sentito il proprio cuore battergli a mille nel petto, mentre Bakugou gli si avvicinava, chiudendo la conversazione telefonica con un “torta di merda” masticato a denti stretti e una espressione irritata sul volto. 

“Ce le avete delle fragole?” Aveva chiesto sbrigativo, e Midoriya si era affrettato a portargliene un cestino. 

Non era stagione per le fragole e i prezzi già alti di per sé per ogni tipo di frutta, erano stati aumentati dalla bassa produzione di quell’anno. 

“Merda, mi mancano cinquanta yen!” Si era ritrovato in difficoltà Bakugou, “Tienimele che vado a fare bancomat!”

Izuku si era affrettato a scossare la testa, per pochi spicci non gli avrebbe fatto perdere ulteriore tempo. 

“Non c’è problema, Ka - Ground Zero.” 

Izuku aveva panicato internamente, perché non solo gli aveva detto di averlo riconosciuto nonostante fosse in borghese, ma era stato a tanto così dal chiamarlo Kacchan, come se fossero ancora amici e non perfetti estranei. 

“Guarda che non ho bisogno dello sconto eroe, eh!” 

“Non - non mi permetterei mai. È solo che ho pensato che fosse di fretta e -”

Bakugou aveva annuito, perché in effetti di fretta lo era. “Va bene, ma tornerò a pagare.”  

Izuku aveva annuito, ma aveva i suoi dubbi che avrebbe rivisto l’eroe, se non sui giornali. Al massimo Kacchan avrebbe mandato una segretaria dell’agenzia a saldare. 

Poco importava, si disse. E se da un lato c’era la delusione - aveva fatto male non essere riconosciuto affatto -, dall’altro non poteva non ammettere con sé stesso di aver provato sollievo al non averlo dovuto affrontare. 


* * * 


Kacchan era tornato, con cinquanta yen. 

Izuku non credeva ai propri occhi. 

“Non - non era necessario.” 

“Sei sordo o cosa? Ho detto che sarei tornato a pagare.” 

“Sì, ma…” 

“‘Ma’ un cazzo! Prendi sti cinquanta yen. E vorrei anche una mela.” 


* * * 


Izuku sapeva che Kacchan adesso aveva amici. Lui, Red Riot, Chargebolt, Cellophane e Pinky avevano fondato un’agenzia insieme, quindi doveva averne per forza. 

Quello che non credeva possibile era che Kacchan fosse invitato tanto spesso a casa loro e che dovesse portare omaggi ortofrutticoli tutte le volte. 

Perché la cosa stava cominciando a diventare ridicola: non lo vedeva da dieci anni e poi improvvisamente se lo ritrovava in negozio due volte a settimana? 

L’universo doveva odiarlo davvero. 

Per Izuku, che non aveva mai smesso di seguire la sua carriera da lontano, Bakugou Katsuki era sempre rimasto Kacchan e non ci sarebbe voluto molto prima che il soprannome gli sfuggisse dalle labbra e Bakugou lo incenerisse per essersi permesso tanta libertà - o, peggio, lo riconoscesse come il suo vecchio e inutile compagno di classe senza quirk. 

Argh, no, avrebbe dovuto solo stare attento. Ce la poteva fare. 

E poi un giorno, l’universo si era preso del tutto gioco di lui: La porta dell’ortofrutta si era aperta, ma, invece di Bakugou, era entrato Red Riot. 


* * * 


Izuku lo aveva riconosciuto, perché Izuku era uno stalker in generale, ma quando si parlava di Bakugou Katsuki, poteva raggiungere livelli mai visti prima.
Perciò sì, Izuku sapeva chi fosse Red Riot, al secolo Kirishima Eijiro, quirk: Indurimento, attualmente in una relazione con Pinky, Mina Ashido, quirk: Acido. 

Quello che Izuku non sapeva era cosa diamine ci facesse Red Riot in quell’ortofrutta durante il suo turno di lavoro. 

“Posso - uhm - posso aiutarla?” 

“Così sei tu, eh?” aveva inquisito l’eroe in borghese, ignorando completamente la sua domanda e squadrandolo dalla testa ai piedi

“Io?” 

“Uhm uhm,” aveva annuito quello, continuando a squadrarlo come se stesse cercando di ricomporre un puzzle nella sua testa.

“Ehm… ok? Posso fare qualcosa per lei? Le serve della frutta o della verdura?” 

Red Riot aveva scosso la testa. “No, sto aspettando una persona.” 

Izuku aveva un pessimo presentimento a riguardo e con pessimo presentimento intendeva…

“Cazzo ci fai tu qui, Capelli di Merda?”  

Il viso di Kirishima si era illuminato. “Sono venuto a risolvere una situazione!” 

Izuku poteva sentire i palmi di Kacchan sfrigolare fin da dietro il bancone. 

“Va’ via.” 

“Assolutamente no. La cosa sta diventando ridicola, Bakubro, ed è ora che tu ti comporti da uomo! Coraggio! Sii virile! Chiedigli di uscire invece di continuare a buttare lo stipendio in frutta!” 

Izuku si era dovuto coprire la bocca con entrambe le mani per non lasciare uscire il suono strangolato che gli era salito in gola. 

Bakugou aveva una vena pulsante sulla fronte che minacciava di scoppiare.

“Kirishima…” il suo tono grondava odio, ma l’eroe alzò gli occhi al cielo nemmeno la sua minaccia fosse una mosca fastidiosa.

“Oh, no, no, no, non ci provare nemmeno. Se vuoi esco e vi lascio un po’ di privacy, ma giuro su quello che vuoi che se quando esci non hai un appuntamento - o per lo meno un rifiuto, se il ragazzo qui non è interessato - allora ti faccio mettere in ferie forzate da Ashido. Risolvi questa cosa.” 

“Va’ fuori.” 

Kirishima aveva sorriso, mettendo in mostra una chiostra di denti aguzzi che in qualche modo riuscivano a non sembrare affatto minacciosi, e con un leggero inchino di saluto a Midoriya se ne era uscito. 

“Uhm… non è… non è davvero necessario…” aveva tentato Midoriya, rosso come uno dei peperoni che avrebbe dovuto vendere. 

“Sta zitto!” Gli aveva ordinato quello poco convinto, “quell’idiota ha ragione! Cazzo!” 

Katsuki si era passato una mano sul viso. 

“Senti, Deku, io…” 

A Izuku per poco non era caduta la mascella. “Mi avevi riconosciuto…”  

Katsuki, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi. “Anche tu?” 

 

“Kacchan…” Davvero? Sembravano chiedere i suoi occhi? Davvero pensi che non sappia tutto di te esattamente come sapevo tutto di All Might?

Katsuki aveva ridacchiato. “Avrei dovuto aspettarmelo, da un nerd di merda come te.” 

“Avresti dovuto, ma… perché non mi hai detto niente?” 

“Mi hai preso alla sprovvista. Ero incazzato con Mina e poi ti ho visto e non sapevo cosa fare…” Katsuki sembrava più arrabbiato con sé stesso che con lui. Era un passo in avanti, no? 

“Quindi, c’è qualcosa che devi chiedermi?” 

“In realtà, più che di uscire, penso che dovrei chiederti scusa per come ti ho trattato.” 

“Sì. Sì, potrebbe essere un inizio.” 

“Un inizio?” 

“Un inizio.”